Carlo Domenici quadri in vendita

Domenici Carlo (1898-1981). Biografia. Quadri in vendita.

Carlo Domenici, pittore postmacchiaiolo, nasce a Livorno nel 1898; a 13 anni si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Firenze, debuttando nel 1913 alla mostra della Società "Amatori e Cultori" di Belle Arti di Roma.

E' probabilmente in questa occasione che Pietro Mascagni lo incoraggia acquistando il quadro "Venezia di Livorno".

Tiene la prima personale a Livorno.

Entra a far parte del Gruppo Labronico, cenacolo di artisti formatisi nell'alveo fattoriano e, nel 1979, subentra nella carica di Presidente a Renato Natali.

Nel 1926 espone alla biennale di Venezia; contemporaneamente allestisce una personale di 40 opere alla Galleria Pesaro di Milano.

Nel 1950 è tra gli invitati alla rassegna di Cinquant'anni di Pittura Toscana a Palazzo Strozzi.

Si divide fra Firenze e l'Isola d'Elba, alla quale sempre più si sentirà legato per le bellezze naturali, fonti preziose della sua ispirazione.

In virtù di questo forte attaccamento all'isola fonda, nel 1946, il "Gruppo Artisti Elbani" e istituisce a Portoferraio il "Premio Llewelyn Lloyd".

Pur elaborando uno stile personale fondato sulle variazioni cromatiche, Domenici persegue la tradizione figurativa dei maestri toscani del secondo Ottocento, sostenendo che l'Accademia, senza la lezione di Fattori, Lega, Signorini e degli altri pittori di quella generazione, gli sarebbe servita ben poco.

Allestisce con grande successo due personali alla Galleria Cocchini di Livorno (1958) e alla Galleria Pallavicini di Firenze (1973).

Carlo Domenici muore  a Portoferraio nel 1981.

 

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Torchi-Angelo-autoritratto

Torchi Angelo (1856-1915). Biografia. Quadri in vendita.

Torchi-Angelo-biografia-completa-dipinti-vendere-comprare

Angelo Torchi nacque a Massa Lombarda l'8 novembre 1856.

L'agiatezza dei genitori, che vivevano delle rendite di numerose proprietà, lo sollevò da ogni problema economico consentendogli di dedicarsi agli studi prediletti.

Per assecondare infatti la sua precoce inclinazione al disegno, l'intera famiglia si trasferì a Firenze nel '74 dove, terminato il liceo artistico, seguì gli insegnamenti di Lorenzo Gelati.

Da quest'ultimo acquisì un segno secco e minuzioso.

Ne sono tipici esempi il Ponte alla Staggia e Ingresso alle Cascine, ma anche l'orientamento definitivo verso la pittura di paesaggio.

Nel'80 si recò con Attilio Pratellaa Napoli dove rimase per circa un anno frequentando la scuola di Alceste Campriani.

Grazie al maestro napoletano riuscì a moderare la rigidità del tratto disegnativo trasmessogli dal Gelati.

La nostalgia dell'ambiente familiare lo spinse però  a rientrare a Firenze.

Seguirono anni di intensa attività espositiva a Torino, Milano e Roma dove, a partire dal 1882, figurarono accanto alle opere napoletane altre di soggetto nuovamente toscano e romagnolo.

Tra queste ultime ricordiamo In risaia dopo il raccolto del 1883.

Nella conoscenza di Diego Martelli trovò il tramite più autorevole con la tradizione macchiaiola.

Particolarmente precoce e ricco di conseguenze il rapporto con Lega che mostrò di essere ben avviato già nell'82, quando Torchi dipinse Lettura in giardino, guardando con ammirazione consapevole allo stile del maestro di Modigliana.

Non manca, d'altra parte,in certe sue immagini di risaia databili a questi stessi anni e ancor più nelle vedute di Firenze la traccia di un'altra presenza importante: quella di Telemaco Signorini.

Insieme a lui, a LegaFattoriUlvi LiegiAngiolo e Lodovico TommasiAlfredo MullerFrancesco e Luigi Gioli partecipò nel 1886 alla I Mostra livornese esponendo sette dipinti di vario soggetto e ambientazione. Nell'89  si recò a Parigi in occasione dell'Esposizione Universale dove, su consiglio di Diego Martelli, inviò tre quadri.

Qui ebbe modo di ammirare le opere di Degas, Manet, Pizzarro, Monet e Raffaelli.

Proseguì poi per Londra dove scoprì Constable e i Preraffaelliti. L'influenza di tale viaggi si avverte nell'opera Impressione di un mercato esposta alla Promotrice fiorentina del '90-'91.

Nello stesso anno si recò a Genova in compagnia degli amici Kienerk e Nomellini e qui nacquero le le sue prime opere compiutamente divisioniste come Pergolato e Giardino con casa.

Nella metà degli anni '90 il suo divisionismo tende a sparire lasciando spazio a pennellate larghe e sfaldate.

L'attività espositiva proseguì a ritmo serrato partecipando  alle Promotrici e alle principali mostre nazionali.

L'ultima sua apparizione importante fu nel 1914 alla Biennale di Venezia.

Morì nel 1915 a Massa Lombarda.  

 

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Ferruccio-Pagni-foto

Pagni Ferruccio (1866-1935). Biografia. Quadri in vendita.

Ferruccio Pagni nasce a Livorno l'11 settembre 1866.

Avendo manifestato sin dall'inizio una spiccata disposizione al disegno, s'iscrive ai corsi tenuti dal pittore Natale Betti presso la Scuola Comunale di Disegno, che frequenta insieme a Plinio Nomellini e Angiolo Tommasi.

Insieme a loro prosegue poi gli studi a Firenze.  Qui inizia a frequentare Giovanni Fattori e, seguendo il suo esempio, abbandona la via della pittura storica intrapresa a Livorno per dipingere dal vero e, con il suo aiuto, debutta alla Promotrice fiorentina dell'89.

Ben presto, tuttavia, l'arrivo a Ferruccio-Pagni-biografia-vendita-quadriFirenze di Alfredo Muller, reduce da Parigi con le novità dell'impressionismo, interrompe il suo tirocinio fattoriano.

Nel '91 a Torre del Lago conosce il compositore Giacomo Puccini cui si lega d'amicizia.

E' questo un incontro importante per la sua vita e l'inizio di un'avventura destinata a coinvolgere altri suoi compagni di studi: Francesco Fanelli, Raffaello Gambogi, Plinio Nomellini, Angiolo e Lodovico Tommasi, come lui reduci da Livorno e alla ricerca di una nuova identità linguistica.

Nasce il Club "La Bohème", che lo vede protagonista, con Puccini, di numerose imprese goliardiche e venatorie.

Con il compositore toscano fa parte del comitato promotore della Mostra d'Arte Moderna allestita a Viareggio nell'agosto del 93.

Nel 1900 Puccini gli affida l'incarico di affrescare, insieme a Nomellini e a De Servi, le pareti del salotto-studio.

In questi anni Pagni guadagna una certa notorietà nell'ambiente locale.

Tra il 1901 e il 1902 è consigliere comunale a Viareggio con delega per Torre del lago e il suo parere di "esperto" vale al giovane Viani un sussidio annuale per continuare gli studi presso l'Istituto d'Arte "A. Passaglia" di Lucca.

Dopo il 1901, tuttavia, cessa di esporre alle mostre e nel febbraio del 1904 parte per l'Argentina dove resterà oltre un decennio.

E' questa una decisione improvvisa dovuta soprattutto a certi dissapori avvenuti con Puccini e gli altri amici "bohémiens".

Rientra a Torre del Lago nel '18 inserendosi attivamente nella vita culturale viareggina.

Nel 1919 è tra i fondatori del Club "Gianni Schicchi" e poi dell'"Accademia degli Zeteti" insieme a Puccini, Fanelli, Viani e Moses Levy.

Muore a Torre del Lago il 20 novembre 1935.

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Irolli-Vincenzo-autoritratto

Irolli Vincenzo (1860-1949). Biografia. Quadri in vendita.

Irolli-Vincenzo-biografia-completaVincenzo Irolli nasce a Napoli il 30 settembre 1860.

Nel 1877, visitando nel capoluogo campano l'Esposizione Nazionale rimane colpito dal Corpus Domini di Francesco Paolo Michetti, dai Parassiti di Achille D'Orsi e dalle opere del giovane Mancini che lo stimolano verso la pittura.

Contro la volontà della famiglia si iscrive, quell'anno, all'Istituto di Belle Arti  dove conosce Stanislao Lista, Filippo Palizzi, e Domenico Morelli.

Sarà quest'ultimo a spronarlo a proseguire gli studi dopo averne apprezzato il Ritratto del pittore Salvatore Izzo.

Terminato l'apprendistato accademico nel 1880, avvia un'intensa produzione pittorica, portata avanti anche durante il servizio militare svolto a Pavia dal 1881 al 1883.

Rientrato a Napoli, collabora l'anno seguente con Casciaro, Esposito, Volpe, Migliaro e Caprile alla decorazione dello storico Caffè Gambrinus.

Il decennio '85-'95 è segnato dalla vendita di numerosi dipinti inviati alle rassegne ufficiali di Torino, Firenze, Milano, Amburgo, Berlino e Londra.

Nell'ottobre del 1909 espone al XIX Salon d'Automne Spannocchiatrici, quadro acquistato dal Comune per il Museo Municipale degli Champs- Elysée.

Affermatosi dunque anche fuori d'Italia, è indicato come "il pittore del sole, della vita e dell'amore".

La sua notorietà a Parigi si accresce quando il critico d'arte Léon Talboum, visitandone la personale alla Galerie Alderète lo definisce "astro di prima grandezza".

Nel 1911 partecipa all'Esposizione internazionale di Barcellona venendo premiato con la medaglia di bronzo.

La Commissione della Biennale lo escude dall'edizione del 1910 per "inclinazione ad accettare le committenze della borghesia".

Otterrà il riconoscimento da parte della critica dell'importante manifestazione veneziana solo nel 1922.

Questo sarà possibile perchè  i quattro dipinti Pesci, L'inascoltato, L'invito e Amici dell'arte verranno presentati con grande risalto in una delle sale principali.

Il periodo d'oro di questi anni si conferma nell'esposizione di Bari del '33, in occasione della quale concretizza la vendita di tutti i dipinti esposti, ottenendo il riconoscimento della critica come "il figlio legittimo di Michetti e Gemito".

L'anno seguente espone a Bergamo e a Trieste, dove il dipinto Appena pescato colpisce il pubblico per la figura del pescatore ritratta senza testa.

Nel 1935 gli amici festeggiano la sua lingua carriera con una medaglia d'oro e una pergamena decorata da Silvio Bicchi.

L'ultima partecipazione pubblica risale al 1936, quando  alla Mostra di Arte Sacra organizzata al Convento  Domenicano di Roma propone dieci tele entusiasmando gli amici artisti che lo definiscono un meraviglioso "poema evangelico".

Vincenzo Irolli muore  a Napoli nel novembre 1949.

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fanelli-francesco-autoritratto

Fanelli Francesco (1869-1924). Biografia. Quadri in vendita

 

fanelli-biografia-quadri-in-venditaFrancesco Fanelli nasce a Livorno il 9 marzo 1869.

Conclusa la scuola elementare frequenta l'Istituto d'Arte "A. Passaglia" di Lucca dall'83 all'87 sotto la guida di Luigi Norfini e Michele Marcucci.

Qui ottiene, come premio di incoraggiamento, la medaglia di bronzo nello studio dal gesso.

Come molti suoi giovani concittadini, entra nell'orbita di Silvestro Lega e , dopo la chiusura della mostra livornese dell'86, è tra i partecipanti alle riunioni della trattoria del Volturno a Firenze, dove si dibatte il problema della mutazione della macchia in senso impressionista.

Nell'omaggio dedicato all'amico Vestro, da poco scomparso, Signorini lo ricorderà insieme ai tre Tommasi, al Nomellini, al Kienerk, al Torchi, al Panerai e al Bois per aver dipinto "ritratti o animali o paesi d'ogni genere", sulle pareti del proverbiato locale, assecondando quel talento decorativo  che in lui è innato e che avrà in seguito altre e migliori occasioni di rivelarsi.

Né il proselitismo leghiano, tuttavia, né quello più clamoroso di Alfredo Muller che da Parigi interviene a rinforzo, hanno su di lui effetti dirompenti e tali da provocare un'immediata conversione al verbo di Monet e Pizzarro.

Alla Promotrice fiorentina del '91-'92, dove figurano a suo nome solo alcuni Studi dal vero.

Per Fanelli, del resto, questo è ancora un periodo di formazione.

A Firenze, nel gennaio del '92, s'iscrive alla Scuola libera del Nudo presso l'Accademia di Belle Arti .

La frequenta con assiduità sino al'95 e poi in seconda ripresa tra il 1902 e il 1905.

Gli è compagno di studi il concittadino Ferruccio Pagni con cui si lega di fraterna amicizia, prendendo alloggio vicino a lui in via dei Pilastri.

Un sodalizio determinante per le sorti della sua vita e della sua pittura. Tramite Pagni, scopre Torre del lago, terra ancora inviolata agli estremi confini della Toscana.

Sono gli anni dell'ascesa e del rapido declino del Club "La Bohème", compagnia artistico-musicale- goliardica fondata da Pagni insieme allo stesso Fanelli, Gambogi, Nomellini e i fratelli Angiolo e Lodovico Tommasi sulle rive del lago, dove Giacomo Puccini ha da poco fissato la sua dimora divenendo l'ospite d'onore e un modello di riferimento per tutti.

La lontananza da Livorno e dai luoghi storici della "macchia" non resta senza conseguenze per lil suo stile.

Pur in sott'ordine rispetto all'amico Pagni e conservando più d'un debito con la tradizione macchiaiola, anch'egli tenta la via dell'Impressionismo. 

Alle Promotrici di Firenze, cui continua a partecipare regolarmente, si aggiunge nel 1902 la Quadriennale di Torino.

Presenta paesaggi  di Torre del Lago, della darsena viareggina e alcuni ritratti,

In queste opere può mettere a frutto quelle doti di aggraziato colorista e abile disegnatore ormai da tempo sperimentate.

Dopo la diaspora dei Bohémiens e la partenza di Pagni per l'America del Sud,  il pittore si trasferisce a Viareggio.

Partecipa alla nascita dei nuovi cenacoli culturali, quali il Club "Gianni Schicchi" fondato nel '19 in onore di Puccini e l'"Accademia gli Zeteti", dove stringe amicizia con Enrico Pea, Moses Levy e il poeta casertano Elpidio Jenco che nel '23 gli dedica un articolo sul "Sagittario".

Francesco Fanelli  muore l'anno dopo, durante un soggiorno a Bagno a Ripoli, il 16 luglio 1924.

 

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Manaresi Ugo (1851-1917). Biografia. Quadri in vendita.

 

Manaresi-Ugo-autoritratto-quadri-in-venditaIl pittore Ugo Manaresi  nacque a Ravenna nel 1851 .

Contemporaneo di Giovanni Fattori  e di Telemaco Signorini ,  fu per qualche anno insegnante all’Accademia Navale di Livorno dove si era diplomato come Capitano di lungo corso.

Escludendo un breve periodo di frequenza dell’Accademia di Belle Arti di Firenze,  la sua formazione pittorica fu essenzialmente da autodidatta.

E' molto probabile che abbia acquisito le proprie conoscenze artistiche osservando il padre, abile copista e restauratore.

Noto per le suggestive vedute marine, Manaresi  viene ricordato come” il pittore del mare in tempesta”.

Attivo principalmente sulla costa labronica,   aveva  il proprio studio ad Antignano.

Da qui era solito,  con una barca a vela, recarsi  a Livorno cogliendo, durante la breve navigazione,  spunti  dal vero per i propri dipinti.

Espose soprattutto a  Firenze.

Possiamo però ricordare alcune rare presenze in rassegne a Genova e a Milano verso la fine degli anni '70.

Tra i suoi allievi fu   il pittore Renuccio Renucci  che ereditò dal maestro  la predilezione per i paesaggi marini.

Tra i maggiori estimatori del suo lavoro fu il collezionista  livornese Corrado Falleni che acquistò molte delle sue opere.

Ugo Manaresi morì  a Livorno nel 1917.

La sua produzione è stata ampiamente rivalutata solo successivamente alla sua morte.

 

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Foto di Giovanni Colacicchi

Colacicchi Giovanni (1900-1976). Biografia. Quadri in vendita.

 

Giovanni-colacicchi-biografiaGiovanni Colacicchi  nasce ad Agnani nel 1900 in una famiglia di proprietari terrieri.

Frequenta il Seminario  ed è destinato alla vita sacerdotale.

A 16 anni  però si trasferisce a Firenze da uno zio e qui, grazie ad Amalia Zanotti,  si appassiona alla pittura continuando gli studi artistici nonostante la disapprovazione della famiglia.

Terminati il liceo, nel 1919, attraverso il pittore Geraldo Cepparelli, , conosce Raffaele De Grada e si accorge che esiste un altro modo di dipingere  seguendo lo stile di Cézanne e dei Primitivi italiani.

 A Firenze nel 1922 apre il suo primo studio in una casa di Borgo San Jacopo.

L’anno successivo insieme a Francesco Fianchetti, considerato dal Colacicchi il suo vero e unico maestro di pittura,  visita a Napoli  il Museo archeologico e gli affreschi di Hans von Marées alla Stazione Zoologica.

Conosce poi Giorgio de Chirico  grazie al quale inizieranno per lui gli anni della Metafisica che sfoceranno, l’anno successivo in Melanconia, il primo capolavoro.

Nel 1928, in gennaio, con Rand Herron fa un viaggio a Siracusa, Malta, Tripoli, Tunisi dal quale riporta disegni ed emozioni che si rifletterannno nei paesaggi e nelle nature morte.

Nel 1930 allestisce la sua prima personale nella Saletta Fantini di Firenze riscuotendo grande successo di critica e pubblico.

Due anni più tardi partecipa alla XVIII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia  con  nove opere.

Tra queste si ricordino : Orfeo, Amazzoni ferite (acquistata dall’architetto Piacentini), AutoritrattoVecchio tirassegno e Sera di settembre.

Nel 1937 con la compagna Flavia Arlotta e il piccolo Piero si trasferiscono a Roma.

Qui sarà ospite nello studio di Renato Guttuso conosciuto alla Galleria della Cometa di proprietà della Contessa Pecci  Blunt che gli acquisterà  un’opera introducendolo  così nel suo salotto.

Il 1 febbraio del 1938 allestisce presso la Cometa un’importante personale con un catalogo introdotto da Eugenio Montale.

Partecipa poi alla Biennale di Venezia con una sala di undici opere fra le quali Il bucranio.

Esegue per il maggio Musicale Fiorentino la scena e i costumi per lo Sponsus di Fernando Liuzzi alla Pergola, e per Die Walkure di Wagner, andata in scena a giugno nel Giardino di Boboli.

Nel 1939 i Colacicchi tornano a vivere a Firenze in una casa acquistata dal suocero.

Concorre con Psiche al Premio Ussi, bandito dall’Accademia delle Arti del Disegno; ha, in questo periodo,  lo studio in via Mannelli e dà una stanza a Vasco Pratolini, impegnato nella redazione di “Campo di Marte”.

Il 25 novembre viene nominato Accademico effettivo della classe di Pittura dell’Accademia della Arti del Disegno.

Nel gennaio 1941 la Casa Editrice Vallecchi pubblica la prima monografia dedicata al pittore e curata da Raffaello Franchi.

Partecipa poi, in aprile, alla XII Mostra d’Arte Toscana tenuta a Palazzo Strozzi con tre opere.

Il 18 agosto 1942 nasce il secondogenito Francesco e madrina sarà  Nicky Mariano la compagna di Bernard Berenson.

Su incitamento di quest’ultimo, nel luglio ’46, pubblica su “Il Ponte” di Piero Calamandrei  uno scritto, Considerazioni sull’arte, in cui esprime le proprie idee sull’arte figurativa e sull’immagine.

Nella primavera del ’51 partecipa con cinque opere alla Mostra Nazionale premio del Fiorino.

Qui  ottiene un premio acquisto con una natura morta che entra a far parte della collezione della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti.

L’anno successivo diventa critico d’arte per il quotidiano “La Nazione”, incarico che svolgerà con passione per circa dieci anni.

Nel ’61 viene nominato Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno , carica che manterrà per ben dieci anni.

Nel ’62 è nominato, per un bienni, membro della Commissione Acquisti della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti.

E’ inoltre insignito del Diploma di Medaglia d’Oro del Presidente della Repubblica quale benemerito della scuola , della pittura e dell’arte.

Gli ultimi anni di direzione dell’Accademia non sono pero facili per l’artista: deve fronteggiare i danni causati all’Istituto dall’alluvione e la rivolta studentesca del ’68.

In occasione del IV centenario della fondazione dsella Galleria degli Uffizi  Colacicchi realizza un Autoritratto, su richiesta di Luciano Berti, ora collocato nel Corridoio Vasariano.

Giovanni Colacicchi muore a Firenze nel 1992.


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corrado-michelozzi-foto

Michelozzi Corrado (1883-1965). Biografia.

corrado-michelozzi-biografia-quadri-in-vendita-okCorrado Michelozzi nacque a Livorno il 16 agosto 1883.

Il padre, maniscalco, lo iscrisse  alla locale Scuola d’Arti  e Mestieri conoscendo così Natali, Benvenuti e Romiti.

Giovanissimo iniziò a lavorare come decoratore d’interni guadagnandosi il soprannome “Borchia” per i numerosi elementi decorativi affrescati su soffitti e pareti.

All’inizio del '900, insieme al pittore Umberto Fioravanti,  prese   a Livorno uno studio che divenne in poco tempo punto d'incontro per molti pittori.

Assiduo frequentatore del Caffè Bardi, fu promotore di un concorso per decorare la saletta del locale.

Lui stesso decise di partecipare  con la tela “Il servito da thè”.

L’amicizia con Pietro Mascagni  e la sua eccellente abilità decorativa gli permisero di realizzare il nuovo sipario del Teatro Goldoni di Livorno in occasione della prima  di “Parisina”.

Tra il 1912 e il 1913 fu presente alla Mostra d’Arte presso i Bagni Pancaldi e su consiglio dell’amico Plinio Nomellini inviò alla I Mostra d’arte della Secessione romana la tela “Studio/Il suonatore di chitarra” .

 Nel luglio  1920 Corrado Michelozzi  partecipò alla fondazione del Gruppo Labronico .

Tra il 1923 e il 1929 sarà presso Bottega d'Arte con una serie di personali spesso presentate da amici pittori quali Plinio Nomellini e  Gastone Razzaguta.

Nel 1946 espose  alla Galleria Cocchini di Livorno e l’anno successivo la Galleria d’Arte di via Ricasoli gli dedicò un'antologica.

Apprezzato interprete delle nature morte, è conosciuto come pittore dei fiori,  fu anche eccellente ritrattista.

Corrado Michelozzi morì  nel 1965.

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Altamura-Francesco-Saverio-autoritratto

Altamura Francesco Saverio (1826-1897). Biografia. Quadri in vendita.

Altamura-Francesco-Saverio-biografia-quadri-in-vendita

Francesco Saverio Altamura nacque a Foggia nel 1826.

Il padre gli trasmise un forte sentimento patriottico e un elevato senso di bellezza per la natura.

Iniziati con scarso entusiasmo gli studi di medicina, s'iscrisse segretamente all'Accademia di Belle Arti di Napoli dove conobbe Domenico Morelli.

 Il Principe d'Aquila, mecenate e fratello di Ferdinando II di Borbone, acquistò il suo primo dipinto,Cristo e l'adultera, del  1846.

Ebbe poi l'incarico di eseguire un pendant,  a Roma, intitolato Il Profeta Nathan che rimprovera Davide del suo adulterio con Betsabea.

Nel 1847 con  Gli ebrei esuli in Babilonia vinse il premio artistico della città di Roma.

Eseguì numerosi quadri di soggetto religioso, notevole per il sentimento umano che spicca dal viso del Cristo il dipinto Gesù alla Colonna.

Fu membro onorario di tutte le Accademie d'Italia e insegnante all'Istituto di Belle Arti di Firenze.

Coinvolto in una congiura contro i Borboni fu condannato a morte.

La madre ottenne dal principe mecenate un salvacondotto che gli permise di rifugiarsi in Toscana dove rimase per 17 anni.

Qui cominciò a dipingere all’aria aperta con De Tivoli, La Volpe, i fratelli Markò e Lorenzo Gelati.

Di questo periodo sono Il primo passo dell'esuleI sogni dell'esule e, per l'esposizione annuale di Firenze in via Colonna, la tela La figlia di Iefte prima del sacrificio sui monti di Galaad, che fu scelta per essere incisa e donata ai soci.

Tornò a Napoli dopo il 1860 combattendo tra le file garibaldine.

Andò poi  incontro al generale e in seguito diventò consigliere nel primo Municipio dopo la caduta del governo borbonico.

Dipinse in questo periodo il ritratto di Garibaldi che ora si trova nella sala del Palazzo comunale di S. Maria La Nova (Caserta).

Tornato nel 1861 a Firenze eseguì il ritratto di Carlo Troya e la tela Mario vincitore dei Cimbri, quest'ultima realizzata in occasione del concorso di pittura indetto dal Governo provvisorio del Ricasoli, allora governatore del capoluogo toscano.

Nel 1867 presentò Cristo tra i farisei all'Esposizione Universale di Parigi.

 Matteo Schillizzi acquistò poi il dipinto   per la somiglianza degli occhi del Cristo con quelli del fratello Luca.

Si trattenne a Parigi frequentando gli amici De NittisPalizzi, Dalbono e Michetti.

Tornato a Napoli vi rimase fino alla morte.

Francesco Saverio Altamura morì nel 1897.

 

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amisani-autoritratto

Amisani Giuseppe (1881-1941). Biografia.

Mede Lomellina 1881 - Portofino 1941

amisani-biografia-quadri-in-venditaGiuseppe Amisani nacque a Mede Lomellina il 7 dicembre 1881.

All'età di quattordici anni si iscrisse all'Accademia di Milano sotto la guida del maestro Cesare Tallone.

Esordì nel 1900 con il dipinto Cleopatra lussuriosa con il quale subì il biasimo dei vecchi maestri essendosi notevolmente distaccato dalla tradizione.

Dopo anni di silenzio, trascorsi nel paese natale, nel 1908 vinse il premio Mylius con l'opera Eroe.

Pur essendosi dedicato quasi esclusivamente ai ritratti, divenne abile paesaggista grazie ai numerosi viaggi intrapresi in Inghilterra, Africa settentrionale, Francia e Isola di Rodi.

"Davanti al modello, davanti alla natura era sempre acceso dalla stessa passione del colore, da una specie di necessità ideale che lo spingeva a fissare l'apparizione di un minuto. La sentiva sfuggire o trasmutare davanti agli occhi; si metteva in gara col tempo, col buio  che la oscurava, sembrandogli questo un modo di ringraziare Dio che aveva fatto il mondo così bello " (Raffaele Calzini in Maestri del colore, Istituto Italiano d'Arti grafiche Editore, Bergamo, 1942).

Partecipò a numerose esposizioni negli anni a Roma, Venezia, Milano, Buenos Aires, San Paolo del Brasile, al Cairo  e londra.

Nel 1912 ottenne il Premio Fumagalli per il ritratto di Lydia Borelli.

Nel 1922 alla Primaverile Fiorentina gli fu assegnato il premio Città di Firenze.

Tra il 1924 e il 1925 eseguì 10 quadri con soggetti egiziani per il Re Fuad.

Nel 1930 fu molto ammirato all'Internazionale veneziana il suo Autoritratto, attualmente nella collezione degli Uffizi.

Giuseppe Amisani morì  a Portofino l'8 settembre 1941 per un attacco di cuore.

 

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