ettore tito in una foto

Tito Ettore (1859-1941). Biografia. Quadri in vendita.

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Ettore Tito nacque   a Castellammare di Stabia il 17 dicembre 1859.

Con la madre e i fratelli si trasferì nel 1867 a Venezia.

Qui  frequentò l'Accademia di Belle Arti dall'età di 12 anni grazie alle sue straordinarie capacità artistiche.

Suoi maestri furono Giulio D'Andrea, Napoleone Nani e Pompeo Mariani Molmenti.

Nel 1876 si diplomò a pieni voti.

Negli anni successivi, con il compagno di studi Pietro Fragiacomo, dipingeva dal vero traendo ispirazione dalle calli veneziane, dai sestrieri e dalle isole più lontane.

Nel frattempo strinse amicizia con Cecilia Van Haanen che, insieme a Ludwig Passini e Eugenio De Blaas rappresentavano gli stranieri le cui vedute di Venezia erano molto apprezzate all'estero.

La sua prima partecipazione all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera fu nel 1882 dove espose Fondamenta di Venezia.

Tra il 1885 e il 1889, probabilmente con l'aiuto di Molmenti, cominciò a frequentare il salotto dei conti Nicola e Angelo Papadopoli.

Eseguì  numerosi ritratti delle signore di famiglia (Dama in rosa, Le gemelle Vera e Magda bambine etc.) e caricature di familiari e dei loro ospiti.

La sua prima partecipazione straniera fu all’Esposizione di Berlino del 1886.

Divenne  professore di figura  all'Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1895.

La  sua presenza alle Biennali veneziane fu costante.

Nel 1895 infatti  presentò Processione e La ruota della Fortuna, un'opera simbolista che creò scandalo per il sensuale realismo dei nudi.

Sei anni piu tardi presentò  Biancheria al vento, Chioggia e Sulla diga, opere dal solare carattere mediterraneo.

L'anno successivo nacque  il primogenito Mario che diventerà collezionista delle opere del padre riacquistandole dopo la sua morte.

Quattro anni dopo, in occasione dei festeggiamenti per l’apertura del nuovo valico del Sempione,  Milano dedicò al pittore la sua prima sala personale a un'esposizione di Belle Arti.

Tra le opere esposte  si ricordi il celebre ritratto della moglie, L'Amazzone, che lo fece ammirare come ritrattista.

A questo si aggiunse una grande tela rappresentante una scena bacchica, Baccanale,  acquistata poi dalla Galleria d'Arte Moderna di Milano.

Un’opera simile fu dipinta nello stesso periodo da Tito nella sala da pranzo della propria dimora.

 Nel 1907 il mercante Ferruccio Stefani organizzò una personale a Buenos Aires.

Lo fece così conoscere ad acquirenti argentini tra cui il Museo di Buenos Aires che acquisterà nel 1922 la Deposizione.

Nel 1927 lasciò l'insegnamento accademico avendo così più tempo per dipingere e suonare il pianoforte.

La passione per la musica entrò anche a soggetto dei quadri e infatti disegnò spesso situazioni musicali (Canzone triste, Preludio, Musica, Sarabanda).

Ettore Tito morì a Venezia  nel 1941 per una grave infezione.

 

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induno gerolamo foto

Induno Gerolamo (1825-1890). Biografia. Quadri in vendita.

induno gerolamo gia okGerolamo Induno nacque nel 1825.

Fratello minore di Domenico fu allievo di Luigi Sabatelli all'Accademia di Brera tra il 1839 e il 1846.

Coinvolto in prima persona nei moti antiaustriaci del 1848, al ritorno delle truppe di Radetzky dovette lasciare Milano.

Insieme a Domenico, si rifugiarono in Svizzera.

Si trasferì poi a Firenze dove si arruolò come volontario contro i francesi per la difesa di Roma sotto la guida del generale Giacomo Medici.

Prese parte inoltre alla difesa di Roma assediata dai francesi.

Qui eseguì una serie di appunti raffiguranti i compagni, la gente comune e le azioni di guerra dai quali poi avrebbe tratto i famosi dipinti dedicati ai temi risorgimentali (Ciociara ferita da una bomba, La difesa del Vascello, etc.).

Nel 1855 partecipò insieme al fratello all'Esposizione Universale di Parigi.

Qui critici autorevoli tra cui Théophile Gautier apprezzarono le sue opere.

Nel 1859, alla prima esposizione braidense seguita alla liberazione della Lombardia, si presentò con dieci dipinti che spaziavano dal ritratto alla veduta, al tema di generee ala quadro risorgimentale; un vasto repertorio con il quale Gerolamo si presentò anche a Firenze nel 1861 ottenendo con "La battaglia di Magenta" la medaglia d'oro cui rinunciò per solidarietà con gli artisti non premiati.

La sua fortuna fu sempre legata ai soggetti risorgimentali, alle battaglie e ai temi d'intimità domestica.

La grande facilità di esecuzione lo spinse, nei primi anni Settanta, a importanti imprese decorative come il sipario del testro di Gallarate e le pitture per i nuovi ambienti della stazione di Milano.

Nel frattempo aumentò la sua presenza a mostre italiane e internazionali.

Nel 1873 partecipò all'Esposizione Internazioanle di Vienna, quindi nel 1877 a quella di Napoli poi a Torino (1880), Milano (1881), Roma (1883), Venezia (1887).

Gerolamo Induno morì  il 19 dicembre 1890.

 


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Autoritratto di Giorgio Kienerk

Kienerk Giorgio (1869-1948). Biografia. Quadri in vendita.

kienerkGiorgio Kienerk nasce il 5 maggio 1869 a Firenze.

Appena tredicenne comincia a disegnare sotto la guida di Adriano Cecioni da cui riceve i primi insegnamenti di scultura.

Dopo la morte del maestro frequenta lo studio di Telemaco Signorini che lo invita ad esplorare l'ambiente naturale dipingendo all'aria aperta nella zona di Campo di Marte e a Settignano.

Viene inoltre ammesso alla Società Promotrice di Belle Arti di Firenze.

Nel 1888 è in contatto con la cerchia dei pittori livornesi e in particolare con P. Nomellini, R.Panerai, F.Fanelli, L. Tommasi,  con i quali frequenta la Trattoria Volturno di via San Gallo, quartier generale dei discepoli di Lega.

Nel 1895 viene eletto membro della giuria incaricata al conferimento dei premi all'Esposizione di Belle Arti di Firenze.

Espone alla Promotrice fiorentina, all'Esposizione di Belle Arti di Livorno, all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino, al Salon de la Libre Esthètique di Bruxelles, alla IV Biennale di Venezia e in molte altre rassegne internazionali.

Nel 1903 si trasferisce a Parigi dove è invitato al Salon du Champ de Mars e vince un concorso di manifesti artistici.

Sedici anni più tardi si sposa  con Margherita Marcacci, conosciuta a Pavia e comincia a trascorrere lunghi periodi estivi nella casa di Fauglia; suoi vicini sono le famiglie Gioli e Tommasi.

Qui si ritirerà temporaneamente  nel 1943, per fuggire alla guerra, con la famiglia.

Quattro anni più tardi allestisce alla Galleria del Bramante di Milano una personale di 40 dipinti.

Giorgio Kienerk muore il 15 febbraio dell'anno successivo nella sua casa di Fauglia.

 

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Angelo Inganni quadri in vendita

Inganni Angelo (1807-1880). Biografia. Quadri in vendita.

Angelo Inganni nasce a Brescia  il 24 novembre 1807.

Con la morte della madre si mantiene eseguendo ritratti, affreschi e pitture sacre.

Durante il servizio militare a Milano ritrae, per scommessa, il generale Wallmoden.

Conosce il maresciallo Radetzky che, rimasto colpito, gli commissiona diverse opere aventi per soggetto battaglie e parate e gli propone di iscriversi all'Accademia di Brera  dove frequenterà i corsi di Giovanni Migliara e Pelagio Palagi.

Dal 1834 partecipa alle mostre annuali dell'Accademia di Brera.

Le prime opere che espone sono un Ritratto femminile  e Evoluzione militare nell'accampamento di Medole e Castiglione, commissionatogli da Radetzsky.

Il 14 aprile 1842 sposa Aurelia Bertera, vedova del pittore Giovan Battista Gigola, un amico di vecchia data; nello stesso anno la coppia si trasferisce a Gussago e nasce il primo e unico figlio Enrico.

Negli anni tra il 1842 e il 1855 Inganni intraprende diversi viaggi in Lombardia, a Torino, Vicenza, Venezia, Trieste, Padova e Verona.

Nel 1845 diventa tutore di Amanzia Annunciata Guerrilot poichè il padre della ragazza, morendo, chiede ad Angelo di aver cura della figlia.

In seguito, con l'inizio dei moti rivoluzionari milanesi, tenta di procurarsi delle armi e di arruolarsi nella Guardia Civica ma viene rifiutato.

Al Salon di Parigi espone Veduta della piazza del Duomo di Milano con il Coperto del Figini; l'opera è realizzata per Napoleone III che invia all'artista una medaglia d'argento e fa collocare il dipinto al Louvre. Rimasto vedovo, nel 1856 sposa Amanzia Guerrillot e si stabilisce a Brescia.

Nel 1879 partecipa al concorso per un monumento alle Cinque Giornate.

Angelo Inganni muore pochi mesi dopo, il 2 dicembre 1880, mentre lavora ad un dipinto per il medesimo documento.

 

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Vincenzo Gemito in foto

Gemito Vincenzo (1852-1929). Biografia.

gemitookVincenzo Gemito nasce a Napoli il 17 luglio 1852.

Viene  subito deposto nella ruota destinata ad ospitare i bambini abbandonati dai genitori.

Il 30 luglio Giuseppina Baratta chiede in affidamento il piccolo Vincenzo che all'età di 9 anni inizia il suo apprendistato  nella bottega di Emanuele Caggiano dimostrando uno spiccato interesse verso la scultura.

Abbandonato lo studio di Caggiano si sposta presso lo scultore Stanislao Lista iniziando, nel frattempo, a studiare la ritrattistica  presso il Museo Nazionale di Napoli.

Nel 1864  Giuseppina Baratta lo iscrive  al locale Regio delle belle arti.

Nella soffitta della sua abitazione Lista ospita spesso Gemito e il pittore Antonio Mancini.

I due giovani si occupano di disegno dal vero esercitandosi su modelli nudi.

Otto anni dopo, nel 1872,  ottiene il primo posto al concorso per il pensionato in Roma con un altorilievo definito : "Studio del vero, nudo modellato in rilievo all'altezza di un metro avente per terra Giuseppe venduto dai fratelli" (C. Lorenzetti 1952).

Vincenzo si sposa con Mathilde Duffaud e apre uno studio nella zona di Capodimonte intensificando notevolmente la propria attività scultorea.

A causa delle precarie condizioni di salute della moglie, trasferisce lo studio nei pressi del Museo Nazionale, partecipa poi al Salon di Parigi e all'Esposizione Nazionale delle Belle Arti di Napoli.

Nel 1881, in seguito alla perdita della moglie, si sposta a Capri e, l'anno successivo, conosce Anna Cutolo, una modella che sposerà pochi mesi dopo.

Nel 1883 apre la Fonderia Gemito in collaborazione con Pietro Renna, Masto Ciccio e Tommaso Celentano.

Due anni dopo vince una medaglia di prima classe all'Esposizione Universale di Anversa e nasce la figlia Giuseppina.

Nel 1887 le condizioni psichiche dello scultore peggiorano.

E' l'inizio di un periodo di malattia, aggravato dalla morte della seconda moglie, che lo conduce ad un esilio volontario nella sua abitazione napoletana.

Si reca a Roma dove si dedica ad indagare il tema religioso e poi a Parigi per esporre le proprie opere.

Vincenzo Gemito muore nel 1929  spira per un attacco di arteriosclerosi.

Il Comune di Napoli sostiene  le spese per il funerale .

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Leggi:  Vincenzo Gemito, scultore folle e invidiato nella Ville Lumière

 

 


fontanesi antonio autoritratto

Fontanesi Antonio (1818-1882). Biografia. Quadri in vendita.

fontanesiAntonio Fontanesi nasce il 23 febbraio 1818 a Reggio Emilia.

Qui frequenta la Scuola Comunale di Belle Arti dove è allievo del direttore Prospero Minghetti e Vincenzo Carnevali, pittore scenografo.

Sarà anche grazie al suo insegnamento che diverrà esperto in tutte le tecniche pittoriche: acquerello,olio, tempera e calce.

Nel 1841 inizia a lavorare per il Teatro Comunale, contribuendo agli allestimenti di Fauzia di Gaetano Donizetti.

Seguono le scene di Nabucodonosor di Giuseppe Verdi e Saffo di Pacini.

La formazione come pittore-scenografo rivestirà un ruolo fondamentale per lo sviluppo della sua pittura "a cavalletto".

Morto il Carnevali nel 1842 Fontanesi ne chiede la cattedra ma la commissione lo giudica ancora non sufficientemente preparato.

Nel 1847 si arruola volontario nell'esercito piemontese e tre anni dopo si stabilisce a Ginevra dove l'amicizia instaurata con il mercante Brachard gli permetterà di aprire uno studio frequentato dalla grande borghesia svizzera.

Nel frattempo partecipa ad importanti mostre a Parigi, Lione, Milano, Firenze e Genova.

Dopo aver preso parte alla Seconda Guerra d'Indipendenza, espone alla Mostra Nazionale dell'Italia unita a Firenze dove entra in contatto con i Macchiaioli.

Lasciata Ginevra, nel 1865 si trasferisce a Londra nella speranza di nuove committenze e maggiori guadagni.

Tre anni più tardi ottiene la nomina di direttore e professore di Figura all'Accademia di Lucca.

L'anno dopo gli viene assegnata la cattedra di Paesaggio all'ateneo torinese.

Nel 1876 accetta la carica di direttore dell'Accademia di Belle Arti di Tokio, ma ammalatosi d'idropisìa due anni dopo è costretto a rientrare in Italia, assumendo nuovamente l'incarico d'insegnante all'Albertina di Torino.

Qui Antonio Fontanesi muore  muore il 17 aprile del 1882.

 

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Stefano Bruzzi in foto

Bruzzi Stefano (1835-1911). Biografia. Quadri in vendita.

stefano-bruzzi-fotoStafano Bruzzi nasce a Piacenza il 1 maggio 1835.

Avviato al disegno da Bernardino Massari, frequenta le lezioni di Lorenzo Toncini presso l'Istituto Gazzola di Piacenza, trasferendosi poi a Roma dove conosce Alessandro Castelli, Arnold Böcklin e Nino Costa. Con quest'ultimo attraverserà la campagna toscana traendo ispirazione dai paesaggi di Albano, Ariccia, del Lago di Nemi, di Nettuno.

Al rientro da Roma si stabilisce in un piccolo borgo dell'Appennino piacentino, Roncolo di Groppaldo.

Le opere di questo periodo testimoniano un interesse spiccato per la raffigurazione di scene agresti e pastorali  che diverranno la cifra distintiva della sua produzione.

Nel 1875 si stabilisce a Firenze dove frequenta il gruppo che si riunisce al Caffè Michelangiolo: Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Vito d'Ancona, Filippo Palizzi e Vincenzo Cabianca.

Il contatto con i protagonisti macchiaioli determinerà uno schiarimento della tavolozza ed un'attenzione alle sperimentazioni luministiche tipiche del nuovo linguaggio realista della pittura toscana.

Nel 1874 Bruzzi è presente a Torino con Che c'è, Quiete, Studio dal vero e I primi a far la rotta. Quest'opera fu  acquistata dal Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria d'Arte Moderna di Roma. Dal 1885, per 10 anni, partecipa alle edizioni annuali della Società d'Incoraggiamento delle Belle Arti di Firenze.

Torna definitivamente a Piacenza nel 1896 dove ottiene la cattedra all'Istituto di Belle Arti Gazzola.

Agli allievi Virgilio Fassi e Nazzareno Sidoli negli anni successivi se ne aggiungeranno altri, tra cui Ernesto Giacobbi, copista di molte opere del maestro. Il suo discepolo prediletto, Angelo Martini, ricorda che Bruzzi seguiva gli allievi dedicandosi a ciascuno senza riunirli in classi, permettendo ai migliori di copiarne le opere.

Nel 1903 è tra coloro che propongono l'Istituzione di un Museo presso l'Istituto Gazzola.

Dopo un'intensa attività espositiva muore a Piacenza il 4 gennaio 1911.

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Alessandro Milesi in foto

Milesi Alessandro (1856-1945). Biografia. Quadri in vendita.

"Alessandro Milesi ...il più veneziano dei pittori nostri che cantano Venezia a note di tinte svariate, perchè sa trovare subito il tono giusto di questi cieli e di queste acque, perchè, anima semplice, gentile, aperta, espansiva, sa penetrare nello spirito di questo popolo, che anima le fondamenta, le calli, i campi di questa città unica al mondo".

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                (Giuseppe Bigagli, gennaio 1931)

 

eccoloAlessandro Milesi nasce il 29 aprile 1856 a San Trovaso.

Causa le precarie condizioni di salute del padre è costretto a provvedere al mantenimento della famiglia iniziando a lavorare come garzone in una tabaccheria.

Nel 1869 si iscrive alla Regia Accademia di Belle Arti sotto la guida di Napoleone Nani che gli procura un lavoro come ritoccatore presso un fotografo.

Nel periodo di frequentazione dei corsi ottiene vari premi; compagni all'Accademia sono Luigi Nono, Egisto Lancerotto, Giacomo Favretto ed Ettore Tito.

Nel 1886 Milesi sposa Maria Ciardi, sorella dell'amico e pittore Guglielmo Ciardi.

Seguendo le lezioni di Nani nominato nel frattempo direttore e titolare della cattedra di pittura all'Accademia Cignaroli di Verona, Milesi termina qui gli studi.

Ritornato a Venezia si dedica esclusivamente alla pittura; nel 1899 entra a far parte della Corporazione di Pittori e Scultori Italiani con lo scopo di dare maggior impulso all'arte.

Espone ad importanti rassegne quali l'Esposizione nazionale di Milano e l'Esposizione Internazionale di Boston.

Parte, volontario, per la prima guerra mondiale.

Alessandro Milesi muore  il 19 ottobre 1945 a Venezia.

 

 

 

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Giovanni Sottocornola firma autografa

Sottocornola Giovanni (1885-1917). Biografia. Quadri in vendita.

Giovanni Sottocornola nasce nel 1885 a Milano.

Di famiglia modesta entra ventenne all'Accademia di Brera e vi rimane per tre anni frequentando i corsi di Giuseppe Bertni e Raffaele Casnedi.

Suoi compagni di studio saranno i futuri divisionisti Longoni, Segantini, Mentessi, Previati e Pusterla ia quali resterà sempre legato.

Gli esordi lo vedono dividersi tra la famiglia, le esposizioni e l'insegnamento.

Nel 1882 espone per la prima volta a Brera.

L'anno dopo sposa Luigia Carati .

Risale al 1885 la nascita della primogenita Anita, modella prediletta di numerosi disegni e tele.

Tra i temi maggiormente affrontati, in risposta ad una richiesta costante di mercato, prevarranno le nature morte e i ritratti.

Tra il 1891 (anno in cui espone a Brera Muratore) e il 1897, contemporaneamente alla sperimentazione della tecnica divisionista, subentreranno soggetti a sfondo sociale.

Negli anni successivi la predilezione per il paesaggio  e le figure femminili - Ritratto di Anita, Pastorella, Treccia bionda, Affettuosità - rivelerà un sostanziale cambiamento di rotta.

Superate  infatti le influenze divisioniste e simboliste, l'attenzione si concentrerà su volti, sguardi e gesti, prevalentemente realizzati a pastello.

Giovanni Sottocornola muore nel capoluogo lombardo nel 1917. Tra le ultime opere realizzate, Nonna Ercolina, il ritratto di Ercolina Rabossi.


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Galileo Chini in foto

Chini Galileo (1873-1956). Biografia. Quadri in vendita.

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Galileo Andrea Maria Chini nacque il 2 dicembre 1873 a Firenze. Dopo la morte dei genitori lo accudì lo zio Dario, affermato restauratore di affreschi, che lo iscrisse ai corsi di decorazione della Scuola d'Arte di Santa Croce a Firenze.

Nel 1889 iniziò a lavorare nella bottega del pittore Amedeo Buontempo e cinque anni dopo collaborò con Augusto Burchi.

Nel 1895 cominciò a frequentare la Scuola Libera del Nudo all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Nello stesso anno conobbe Elvira Pescetti che sposò nel 1899. L'anno successivo fondò la manifattura L'Arte della Ceramica con Giovanni Vannuzzi, Vittorio Giunti e Giovanni Montelatici; insieme vinsero due medaglie d'oro alle Esposizioni Internazionali di Torino e Londra.

Nel 1900 nacque la prima figlia Isotta e l'anno seguente il figlio Eros. Con i lavori in ceramica venne premiato a Bruxelles, St. Louis e San Pietroburgo ma, a causa di alcune divergenze con i soci, lasciò la manifattura.

Sei anni più tardi , nel Mugello, fondò con il cugino Chino la manifattura Fornaci San Lorenzo. Quattro anni dopo il Re del Siam, Rama V, dopo aver ammirato i suoi lavori alla Biennale di Venezia lo invitò a lavorare a corte dove affrescò la sala del trono nel Palazzo Reale oltre ad eseguire una serie di ritratti della famiglia del sovrano.

Rientrò in Italia nel 1912 per un breve periodo a causa di una malattia di Chino ed Elvira; ritornò definitivamente in patria un anno più tardi. Nel 1946 morì la figlia Isotta; da questo momento la sua attività si ridusse a causa di problemi alla vista che lo condussero progressivamente alla cecità. Il 23 agosto 1956 morì nel suo studio.

 

 

 

 

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