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Troubetzkoy Paolo (1843-1938). Biografia. Sculture in vendita.

paolo-troubetzkoy-biografiaPaolo Troubetzkoy nacque nel 1843  a Intra sul Lago Maggiore dal principe Pietro, esponente di una delle più antiche famiglie aristocratiche russe e da Ada Winans, affermata cantante lirica americana.

Un anno dopo, la famiglia si trasferisce a Ghiffa, sempre sul Lago Maggiore.

Qui, a Villa Ada, sono spesso ospitati diversi artisti tra cui, Tranquillo Cremona, Giuseppe Grandi, Daniele Ranzoni, Arrigo Boito.

In questo vivace e stimolante ambiente culturale i tre giovani principi Troubetzkoy, Piero, Paolo e Luigi, coltivarono  le proprie tendenze artistiche.

Piero diverrà un ritrattista molto richiesto dall’elite internazionale, mentre Paolo comincerà a disegnare e a modellare con la plastilina traendo ispirazione dagli animali domestici.

Nel 1884 quest’ultimo si trasferisce a Milano.

L’apprendistato prima con Donato Barcaglia e poi con Ernesto Bazzaro dura pochissimo poiché, presto, si dimostra insofferente allo studio sistematico, prediligendo il lavoro svolto direttamente dal vero; in particolare si dedica allo studio degli animali.

Presso i fratelli Alberto e Vittore Grubicy conosce Giovanni Segantini del quale, a distanza di alcuni anni, eseguirà il ritratto.

Nel 1886 espone per la prima volta a Brera e si iscrive alla Famiglia Artistica dove entra in contatto con Longoni, Gola, Pusterla e Gignous.

I primi importanti riconoscimenti arrivano nel 1893: all’Esposizione Nazionale di Roma con la Vedetta indiana, acquistata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, ottiene la medaglia d’oro.

Partecipa alla World’s Columbian Exhibition di Chicago con circa otto opere, di cui alcune vendute al Golden Gate Museum di San Francisco.

Nel 1898 si reca in Russia e, grazie allo zio, il filosofo Serghej Troubetzkoy, tiene  un corso di scultura all’Accademia di Belle Arti di Mosca.

Fedele al proprio orientamento antiaccademico invitava gli studenti a non guardare all’antico bensì al vero che “vive e si rinnova ogni istante”.

Durante il soggiorno russo frequenta l’Associazione per le esposizioni ambulanti, organo progressista, aperto all’influenze dell’Impressionismo francese, sviluppatosi attorno alla rivista “Mir Isskustva”, al quale facevano capo i sostenitori dei principi del realismo dell’arte.

Troubetzkoy espone anche a Stoccolma dove conosce Elin Sundström e, nel 1899, Lev Tolstoj del quale esegue due busti.

Nel 1901, a seguito della vittoria del concorso per il monumento allo Zar Alessandro III da erigersi a Pietroburgo, il governo gli mette a disposizione un grande studio per l’esecuzione del lavoro.

Quattro anni dopo,  in seguito alla guerra russo-giapponese e allo scoppio dei primi moti rivoluzionari, lascia la Russia rifugiandosi prima in Finlandia, poi a Milano e infine a Parigi, dove diviene membro della “Société Nouvelle des Peintres et Sculpteurs” presieduta da Rodin.

Nel 1908 il fonditore e gallerista Hébrard gli dedica una mostra personale di 50 opere tra gessi, bronzi e marmi.

Il giugno seguente viene inaugurato il monumento ad Alessandro III. Tre anni più tardi partecipa, nella sezione russa, all’Esposizione Internazionale di Roma.

Poco dopo viene invitato dal collezionista americano Archer Milton Huntington, presidente fondatore della Hispanic and Numismatic Society di New York ad esporre presso la stessa società.

Seguono altre mostre individuali a Buffalo, Chicago, St. Louis, Toledo e Boston. Nel 1919 vince a Los Angeles il concorso per il monumento al generale Harrison Gray Otis.

Preso uno studio ad Hollywood ritrae molti attori del cinema tra cui Mary Pickford e Douglas Fairbanks senjor.

Due anni più tardi è a Parigi dove si resta, quasi ininterrottamente, sino alla morte.

Paolo Troubetzkoy muore  nel 1938 per una grave forma di anemia.

 

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Foto di Carlo Carrà

Carrà Carlo (1881-1966). Biografia. Quadri in vendita.

 Carlo Carrà nasce l’11 febbrai 1881 a Quargnento (Alessandria).

Durante una lunga convalescenza per una polmonite scopre il disegno.

Inizia la carriera artistica decorando a tempera con paesaggi e testine di angeli le pareti della soffitta della casa paterna.

Con l’aiuto del padre, nel 1895, si trasferisce a Milano dove segue alcuni decoratori e visita spesso la Pinacoteca di Brera, il Museo Poldi Pezzoli, la Galleria d’Arte carràokModerna e le esposizioni della Permanente.

Attratto dall’idea di lavorare alla decorazione di qualche padiglione della Exposition Universelle che si sta preparando, emigra a Parigi consolidando così la sua educazione artistica e ottenendo i primi guadagni.

Al Louvre è incantato dalle opere di Delacroix, Géricault, Manet; al Luxembourg dai dipinti degli Impressionisti.

Terminati i lavori all’Esposizione di Parigi, emigra a Londra in cerca di nuove commissioni.

Ha modo di conoscere la pittura di Turner e Constable.

Dopo un soggiorno di sei mesi, per mancanza di lavoro, rientra in Italia e, durate una breve visita al padre, dipinge La strada di casa, una sorta di anticipazione divisionista.

Lavorò  fino al 1905, come “operaio pittore” nella  Cooperativa pittori e imbiancatori con la paga settimanale di 31,62 lire.

Prosegue nell’attività di decoratore murale accompagnata dallo studio alla scuola serale d’ arte applicata del Castello Sforzesco, dove ottiene due premi di merito, che inducono uno zio a passargli un modesto mensile perché possa iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera, sotto la guida di Cesare Tallone.

Dopo una breve fase Divisionista, durante il quale dipinge I cavalieri dell’ApocalissePaesaggio nella campagna biellese e Autunno, nel 1911 si dedica completamente alla corrente futurista.

Nell’autunno dello stesso anno compie il secondo viaggio a Parigi e stabilisce i primi contatti con il mondo cubista: conosce Braque e Picasso.

Nel febbraio 1912 partecipa all’esposizione futurista alla Galleria Bernheim Jeune con 11 opere tra cui I funerali dell’anarchico GalliLa stazione di Milano e Sobbalzi di carrozza.

Conosce Matisse, Modigliani e Medardo Rosso.

Al termine del 1915 si allontana dal futurismo.

Chiamato alle armi viene inviato nel Ferrarese. Impossibilitato a dipingere e avvilito dalla vita militare scrive brevi testi poetici.

Stringe contatti con de Chirico, Savinio, de Pisis e Ravegnani.

Vive un nuovo periodo di fervore pittorico: è la “stagione metafisica”.

Alla fine del 1917 espone alla Galleria Chini di Milano 29 opere.

Sposa Ines Minoja, pubblica, presso Vallecchi, una raccolta di saggi col titolo Pittura metafisica.

Collabora alla rivista “Valori Plastici” con scritti e illustrazioni.

Carlo Carrà porta avanti le sue idee sull’arte, secondo le quali la pittura “deve cogliere quel rapporto che comprende il bisogno di immedesimazione con le cose e il bisogno di astrazione.

Sotto questo duplice stimolo il pittore potenzia la sua capacità di sottrarre le cose alle contingenze, purificandole e conferendo loro un valore assoluto.

La pittura crea così una cosa nuova, una entità nuova”.

Durante l’estate del 1924 dipinge con grande impegno in Valsesia.

In inverno, a Milano, incide una serie di 35 acqueforti e pubblica su “Valori Plastici” un vasto studio su Giotto.

All’estate del 1926 risale il primo soggiorno a Forte dei Marmi, su invito di Arturo Dazzi: qui dipinge paesaggi della Versilia, le spiagge deserte, i capanni.

Da questo momento risiederà parecchi mesi ogni anno nella cittadina versiliese in una casetta tra i pini da lui stesso progettata.

In inverno a Milano espone 21 dipinti alla Galleria Pesaro con Giorgio de Chirico e Rubaldo Merello.

Nel 1928 tiene la prima personale esponendo 14 opere alla Biennale veneziana.

Due anni più tardi una mostra, con Soffici, alla Galleria Bardi di Milano suscita reazioni diverse da parte del pubblico.

Nel 1932 si reca in Germania, Austria e Cecoslovacchia dove tiene conferenze sull’arte italiana e una mostra personale all’Associazione Umelecka Beseda di Praga.

L’anno successivo realizza l’originaria aspirazione di dedicarsi alla pittura murale, eseguendo per la V Triennale di Arte Decorativa a Milano una tempera sul tema obbligato dell’Italia romana.

Al termine della manifestazione l’opera viene, però, distrutta.

Nel 1935 intraprende un viaggio in Campania, Algeria e Malta per dipingere.

Allestisce una personale di 46 opere presso la Galleria del Milione a Milano.

Il suo studio è punto d’incontro di artisti tra cui Arturo Martini, Savinio, Tosi, Sironi, Campigli ma soprattutto dei più giovani Manzù, Marini e Tomea.

Grazie all’interessamento di Arturo Dazzi, viene invitato ad affrescare due grandi pareti del nuovo Palazzo di Giustizia di Milano.

Tra i temi proposti inerenti la giustizia, la Bibbia o la storia, Carrà ne sceglie uno religioso: il Giudizio universale, uno relativo al riordinamento giuridico dell’imperatore Giustiniano: Giustiniano libera lo schiavo.

Entrambi gli affreschi, terminati nel 1938, sono oggetto di attacchi politici perché privi di riferimenti al regime; vengono, dunque, coperti con juta sino al 1845, quando sono, nuovamente, resi visibili.

Nel 1941 ottiene  la cattedra di pittura all’Accademia di Brera e l’anno successivo gli viene dedicata una mostra antologica in sei sale della Pinacoteca di Brera, nelle quali figurano 114 opere giunte da tutta l’Italia.

Nello stesso anno il pittore scrive si dedicata alla stesura della propria biografia pubblicata da Longanesi l’anno dopo.

Nel 1943, in seguito ai bombardamenti di Milano, si rifugia a Corenno Plinio, sul lago di Como.

Qui dipinge una serie di paesaggi e segue un centinaio di disegni per l’illustrazione dell’edizione del Don Chisciotte curata da Giampiero Giani.

Dopo essere rientrato a Milano nel 1946, lavora ancora assiduamente soprattutto a Forte dei Marmi e a Venezia dedicandosi al disegno e alle litografie.

Nel 1948 tiene una mostra a Bologna e poi a Milano.

Nel 1955 esce in Germania la Storia della pittura del XX secolo di Werner Haftmann che conduce una profonda analisi sull’arte di Carrà.

Nell’aprile del ’62 viene realizzata una mostra storica a Palazzo Reale di Milano promossa dal Comune e dall’Ente manifestazioni, vi figurano 106 quadri a olio e 100 fra disegni e opere grafiche.

Carlo Carrà muore a Milano il 13 aprile 1966.

da M. Carrà Stralci di biografia in Carrà Oggi a cura di L. Cavallo, edizioni Galleria Marescalchi, Bologna anno 1989

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Medardo-Rosso-foto

Rosso Medardo (1858-1928). Biografia. Sculture in vendita.

Medardo-Rosso-sculture-venditaMedardo Rosso lasciò Torino, città natale, nel 1870 per seguire la famiglia a Milano.

Dieci anni più tardi in occasione del concorso per il monumento a Garibaldi da erigere nella città di Pavia, presentò un bozzetto, rifiutato dalla giuria perché ritenuto troppo polemico e anti ufficiale.

Iscrittosi alla Scuola di Nudo e Plastica all’Accademia di Brera venne espulso a seguito della richiesta di utilizzare modelli viventi al posto dei manichini.

Nel 1889 si trasferì a Parigi dove conobbe Zola, Edmond de Goncourt, Paul Alexis e Rodin.

Sono di questo periodo Bambina che ride, Bambino malato, Malato all’ospedale, Uomo che legge etc. Nel 1890 partecipò all’Esposizione Universale di Parigi esponendo, dopo il rifiuto della commissione-giudicatrice italiana, nella sala di Segantini.

Nell’occasione conobbe Etha Fles, membro della commissione olandese, grazie al cui intervento e interessamento espose negli anni successivi ad Amsterdam, a Rotterdam, all’Aja e a Berlino.

Nel 1903 partecipò alla mostra della Secessione viennese. L’anno seguente espose al Salon d’Automne con Cézanne e Troubetzkoy.

Sette anni dopo a Firenze prese parte alla “Prima Mostra italiana dell’Impressionismo”, alla quale figuravano opere di Degas, Cézanne, Gauguin, Matisse, Renoir e Van Gogh.

All’Esposizione Internazionale di Roma nel 1911 presentò tra le altre opere La portinaia, Ecce puer, Verso sera sul boulevard e Ragazza ridente.

Morì a Milano nel 1928.

 

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Gola-Emilio-autoritratto

Gola Emilio (1851-1923). Biografia. Quadri in vendita.

Gola-Emilio-biografia

Emilio Gola nacque il 21 febbraio 1851 a Milano da una ricca e nobile famiglia. Seguì i corsi di ingegneria industriale presso il Politecnico, laureandosi nel 1873. Fin dall’adolescenza, nutrì un interesse fortissimo per la pittura che la famiglia assecondò, affidandolo al pittore Sebastiano De Albertis.

Furono però soprattutto i viaggi compiuti con il padre, pittore dilettante, ad arricchire la sua formazione.

Durante il soggiorno a Parigi nel ’68 entrò contatto con gli Impressionisti, la cui influenza è evidente, soprattutto, nelle opere eseguite tra il 1885 e il ’90. Si recò poi in Germania e Olanda dove rimase colpito dalla pittura di Rembrandt. Nel 1879 esordì a Brera. L’anno successivo espose al Salon di Parigi un dipinto acquistato poi dal mercante Goupil; fu presente nuovamente al Salon con due paesaggi nel 1882 e 1889 e nel 1900 un ritratto femminile gli valse la medaglia d’argento all’Esposizione Universale.

Nel decennio Ottanta si dedicò dall’attività ritrattistica, mostrando particolare interesse per le figure femminili appartenenti all’aristocrazia e alla borghesia milanese; spiccano il ritratto della contessa Maria Chiara Arese Pallavicino (1890-1895) e quello di Donna Vittoria Cima (1905 circa).

Grazie a quest’ultima incontrò Maria Mannati, con cui si unì in matrimonio nel 1904 e dalla quale rimase vedovo dopo appena tre anni. In questo momento realizzò scene animate da lavandaie e impressioni ambientate in Brianza.

Partecipò alle diverse edizioni della Secessione di Monaco, nel 1888, 1891 e nel ’92, quando ottenne la medaglia d’oro.

Dal 1900 cominciò a dedicarsi alla rappresentazione di nudi. Nel 1904 partecipò  ad una mostra  a St. Louis e  a Londra e nel 1906 ottenne un grande successo nell’Esposizione di Milano dove presentò cinque dipinti e il famoso Gruppo di pittori lombardi raffigurante gli amici frequentati a Milano e nella sua casa di villeggiatura del “Buttero” a Olgiate Molgora (Como).

Nel 1915 espose a San Francisco. Durante la guerra lavorò tra la riviera ligure e il Lido di Venezia, specializzandosi nelle marine.

Morì a Milano nel 1923.

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Luigi Bechi autoritratto

Bechi Luigi (1830-1919). Biografia. Quadri in vendita.

Bechi-Luigi

Luigi Bechi nacque nel 1830.

S’iscrisse giovanissimo all’Accademia per seguire i corsi di  Giuseppe Bezzuoli e Enrico Pollastrini.

A 23 anni esordì alla Promotrice con il dipinto Cristoforo Colombo Rabida.

Nel 1861, oltre a prendere parte all’Esposizione Nazionale con i dipinti Susanna e i vecchi, Michelangelo che veglia il servo Urbino morente e Agar, si recò a Parigi insieme con Banti, Signorini, Cabianca e altri esponenti del gruppo macchiaiolo senza però rimanere minimamente influenzato dal movimento impressionista.

Appassionato della “macchia” ne divenne  infatti seguace frequentando il Caffè Michelangiolo ed essendo più volte ospite nella villa di Diego Martelli sulla costa tirrenica dove realizzò molti dipinti quali: Renaiolo a Castiglioncello, Veduta della campagna del Martelli e Marina a Castiglioncello.

Fervente patriota partecipò alla guerra d’Indipendenza del 1859 contro gli Austriaci e, nel 1866, volontario con Sernesi, seguì Garibaldi in Trentino cadendo prigioniero a Bezzecca. Nel 1870 divenne professore all’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Risalgono a questo periodo i dipinti La bolla di sapone, La lezione di treccia e Scherzi con il gomitolo.

Trascorse gli ultimi anni vivendo appartato.

Luigi Bechi morì nel 1919, all’età di 89 anni.

 

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Foto di Emma Ciardi

Ciardi-Emma (1879-1933). Biografia. Quadri in vendita.

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Emma Ciardi nacque il 13 gennaio 1879 a Venezia.

Dopo aver compiuto i primi studi a Treviso, frequentò l'Istituto Superiore femminile veneziano "G. B. Giustinian" a San Trovaso.

Venne aiutata nella formazione artistica dal padre Guglielmo, pittore affermato.

Emma Ciardi, come il fratello Beppe, inizialmente raffigurò la campagna trevigiana e l’altopiano di Asiago.

Ben presto però il suo stile si caratterizzò per la presenza di temi neosettecenteschi.

Il 1903 fu per lei l'anno di debutto alla Biennale; vi parteciperà ventotto volte.

 Gradualmente l’apprezzamento della sua pittura , ove in paesaggi e giardini passeggiavano figure in abiti del Settecento, superò i confini nazionali.

Nel 1904 partecipò alla Promotrice di Torino vendendo i dipinti Berlina e All'ombra.

 L’anno successivo vinse, a Monaco,  la medaglia d’oro; nel 1910 tenne una personale a Londra alle Leicester Galleries e nel 1941 una alla Galleria George Petit di Parigi.

Nel 1911 inaugurò a Venezia uno studio proprio ed iniziò ad esporre le opere in mostre personali.

Quattro anni più tardi l'Italia entrò in guerra e Venezia fu bombardata; la famiglia Ciardi si trasferì a Villa Maria al Lido.

Il 5 ottobre 1917 morì Guglielmo ormai costretto all'immobilità da un paio d'anni; così Emma, la madre e i fratelli si spostarono a Milano per sfuggire ai pericoli della guerra.

L'anno successivo Emma, prima che fosse  firmato l'armistizio, rientrò a Venezia.

Nel 1923 entrò in contatto con la Howard Young di New York che le assicurò il mercato americano.

Durante i suoi numerosi soggiorni in Inghilterra ritrasse alcuni scorci londinesi.

Gli ultimi anni li trascorse nella campagna trevigiana di Refrontolo.

Emma Ciardi morì  a Venezia il   16 novembre 1933.

 

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Libero-Andreotti-biografia

Andreotti Libero (1875-1934). Biografia. Sculture in vendita.

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Libero Andreotti nacque  a Pescia il 15 giugno 1875.

Dagli otto ai diciassette anni lavorò nell'officina di un fabbro, frequentando un corso per il conseguimento del diploma di maestro elementare.

A Lucca incontrò Alfredo Caselli e Giovanni Pascoli stimolano i suoi interessi artistici e culturali.

Nel frattempo lo zio Ferruccio Orsi gli trovò un impiego presso la Libreria Sandron di Palermo; qui lo assunse il Principe Tasca di Cutò come redattore e illustratore del settimanale La battaglia.

Nel 1899 si recò a Firenze dove iniziò l'attività di caricaturista, illustratore e pittore. Strinse amicizia con Enrico Sacchetti che gli dedicò il libro Vita d'artista e con lo  scultore Mario Galli nel cui studio iniziò a modellare piccole statuine colorate.

Trasferitosi a Milano si occupò di scultura, catturando l'attenzione del noto pittore Vittore Grubicy che iniziò ad occuparsi della sua carriera.

Nel 1905 espose per la prima volta alla Biennale di Venezia e due anni dopo si stabilì a Parigi; qui presentò una quarantina di dipinti alla mostra sui divisionisti italiani organizzata dallo stesso Grubicy nella Serre de l'Alma.

Nel 1911 si tenne la sua prima grande mostra alla Galerie Bernheim Jeune, dove espose 51 opere. Tre anni più tardi, con lo scoppio della guerra,  decise di tornare a Firenze dove strinse una grande amicizia con Ugo Ojetti che lo introdusse nei maggiori centri artistici del Nord Italia.

Molte delle opere eseguite tra il 1914 e il '21 furono acquistate da Ojetti che nel 1920 gli dedicò un importante saggio su "Dedalo".

Nel 1923 sposò Margherita Carpi. L'anno successivo eseguì il monumento ai caduti di Saronno, in maggio vinse il concorso per il monumento alla Madre italiana per la chiesa di Santa Croce a Firenze.

Con Carena e Alberto Magnelli, nel 1929 dette vita a Firenze ai "mercoledì dell'antico Fattore", dal nome della trattoria punto di ritrovo di artisti, letterati e musicisti.

L'anno seguente istituì il premio letterario dell'Antico Fattore.

Libero Andreotti morì improvvisamente il 4 aprile 1934.

 

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Santoro-Rubens foto

Santoro Rubens (1859-1942). Biografia. Quadri in vendita.

 

Santoro-Rubens-biografia-vendita-dipintiRubens Santoro nacque  a Mongrassano il 26 ottobre 1859.

Frequentò il Regio Istituto di Belle Arti a Napoli sotto la guida di Domenico Morelli che, apprezzandone l'eccezionale capacità artistica, lo raccomandò a Pompeo Molmenti.

Seguendo l'indirizzo di Filippo Palizzi e Domenico Morelli, sin dalle prime opere Santoro manifestò la sua adesione al vero.

Nel 1874, a soli 15 anni, esordì  presentandosi alla undicesima mostra della società Promotrice di Belle Arti di Napoli con tre dipinti ad olio: Una fanciulla che ride, acquistato da Domenico Morelli e ripresentato all'esposizione dell'Accademia di Brera di Milano nel 1877, Un balcone e Un'impressione, acquistati il primo da Augusto Monaco e il secondo dallo scultore Emanuele Caggiano.

L'incontro nel 1874 con Mariano Fortuny lo influenzò notevolmente manifestando così il gusto innato per il colore e l'abilità tecnica.

A questo periodo sono da ricondurre varie opere tra cui Mezza figura di donna, Idillio e Terrazzo, tutte esposte alla Promotrice di Torino del 1879.

Nel 1877 partecipò alla Mostra Nazionale di Napoli con alcuni dipinti.

Tra questi, vale la pena di ricordare La grotta degli zingari grazie al quale riscosse un grande successo tanto da ottenere l'invito da parte del Ministero per l'Agricoltura, l'Industria e il Commercio a esporla  alla Mostra Universale di Parigi nel 1878 in rappresentanza della pittura italiana.

Il 1880 rappresentò una svolta per la sua produzione pittorica grazie alla scoperta  di Venezia.

Le assolate vedute di  Venezia e Capri  entusiasmarono infatti  il famoso mercante francese Goupil che gli aprì la strada del collezionismo europeo e americano.

Il primo dipinto dedicato a Venezia compare nella Promotrice napoletana del 1881: Ricordo di Venezia.

Partecipò a numerose esposizioni: Esposizione Mondiale Colombiana di Chicago nel 1893, Mostra Nazionale di Milano nel 1906, l'Internazionale di Buenos Aires nel 1910,e poi Ia I Mostra d'Arte Moderna promossa nel 1925 dal "Giornale d'Arte" alla Galleria Corona con Filatrice, Preghiera e Meriggio estivo.

A Napoli frequentò  assiduamente la Promotrice: prese parte al consiglio artistico della mostra del 1911 e figurò in quelle del 1912, 1915, 1916 e 1924.

Nel 1902 divenne  professore onorario dell'Accademia di Belle Arti di Napoli.

Il re Vittorio Emanuele III lo nominò Grande Ufficiale della Corona d'Italia..

Rubens Santoro morì a Napoli il 1 gennaio 1942.

 

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Hayez-Franceso autoritratto

Hayez Francesco (1791-1882). Biografia. Quadri in vendita.

Hayez-Francesco-biografia-quadri-venditaFrancesco Hayez nasce a Venezia l'11 febbraio 1791.

I genitori, di modesta estrazione sociale, decidono di affidarlo allo zio Giovanni Binasco, ricco mercante d'arte.

Studia, dunque, disegno e pittura sotto Francesco Maggioto.

Negli anni a seguire frequenta a Venezia la Galleria di Palazzo Farsetti, esercitandosi nel disegno dei gessi, delle statue classiche e delle copie delle Logge Vaticane di Raffaello.

Nel 1806 viene ammesso alla Scuola di Pittura di Teodoro Matteini che lo inizia alla pittura storica.

Tre anni più tardi, trasferitosi a Roma, è allievo del grande Canova.

Lavora in tutta Italia e, nel 1812, partecipa al Grande Concorso di Pittura dell'Accademia di Brera, aggiudicandosi ex aequo con Antonio De Antoni, il premio per il soggetto Laocoonte.

L'anno successivo invia all'Accademia di Venezia, come ultimo saggio del triennio romano, il primo capolavoro, Rinaldo e Armida, e partecipa alla decorazione del Quirinale.

Nel 1817, dopo essersi sposato con Vincenza Scaccia, torna a Venezia dove inizia l'attività di decoratore a Palazzo Reale.

Sei anni dopo si stabilisce definitivamente a Milano.

Qui presenta a Brera due grandi dipinti eseguiti per i  famosi collezionisti Sommariva e Schöborn dedicati all'Ultimo bacio e agli Sponsali di Giulietta e Romeo, ispitrati al dramma di Shakespeare.

Nello stesso anno termina, con Pelagio Pelagi gli affreschi ispirati alla storia romana per la Sala della Lanterna di Palazzo Reale.

Nel 1929, dopo il trasferimento in un ampio studio, termina il Pietro l'Eremita uno dei suoi più importanti quadri storici, che  acquisterà  l'armatore e banchiere Francesco Peloso,uno  dei suoi più affezionati collezionisti.

Due anni più tardi realizza il ritratto della principessa esule Cristina di Belgiojoso.

Dieci anni dopo  espone a Brera il Ritratto di Alessandro Manzoni, eseguito dal vero.

Nel 1850, alla morte  Luigi Sabatelli, diventa professore ordinario di pittura all'Accademia di Brera e due anni più tardi direttore.

Nove anni dopo presenta Il Bacio all'Esposizione di Belle Arti di Brera, allestita a tre mesi dall'ingresso trionfante a Milano di Vittorio Emanuele e Napoleone III.

L'anno successivo Massimo D'Azeglio gli affida, in sua rappresentanza, la presidenza dell'Accademia.

Dieci anni più tardi, vivendo il lutto per la scomparsa della moglie, inizia a dettare le sue Memorie all'amica Giuseppina Negronio Prati Morosini.

Nel 1869 con l'aiuto di due foto esegue il ritratto dell'amico Gioacchino Rossini che donerà all'Accademia di Brera per essere collocato nella Pinacoteca.

Dopo dodici anni  esegue la sua ultima opera Un vaso di fiori sulla finestra di un harem, presentata all'Esposizione Nazionale di Milano.

Francesco Hayez muore nel capoluogo lombardo nel dicembre del 1882 .

 

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Dall'Oca Bianca Angelo (1858-1942). Biografia. Quadri in vendita.

dalloca-bianca-quadri-venditaAngelo Dall'Oca Bianca nasce a Verona il 31 marzo 1858 da una modesta famiglia, originaria di Zevio in Veneto.

Inizia a lavorare come apprendista imbianchino e, contemparaneamente, frequenta la scuola estiva, ricevendo la prima formazione artistica da Salesio Pegrassi e da suo figlio.

Nel 1873 si iscrive all'Accademia Cignaroli, allora diretta da Napoleone Nani.

Qui, nel 1878, ottiene ben due premi per il nudo e per la composizione storica.

Riceveinoltre  la commissione del ritratto di Umberto I sulla base di alcune fotografie ufficiali.

Tre anni dopo esordisce all'Esposizione della Società di Belle Arti di Firenze con dipinto Carezze e ammonizioni e un ritratto; da allora espone regolarmente alle mostre ufficiali ottenendo il favore dei collezionisti italiani e stranieri.

Il suo apprezzamento per l'arte di Francesco Paolo Michetti e Giacomo Favretto probabilmente è determinato dall'uso  da parte di entrambi della fotografia per fissare le composizioni da trasferire sulla tela.

Con il passare del tempo ottiene un sempre maggiore successo presso il pubblico attirando su di sè l'attenzione dei mercanti d'arte, tra i quali i fratelli Alberto e Vittore Grubicy De Dragon .

Questi infatti  aggiungono il giovane Angelo tra gli artisti di arte contemporanea - Giovanni Segantini, Emilio Longoni e Achille Tominetti - di cui curano la vendita delle opere.

Lavora tra Venezia e Roma dove conosce personaggi come Giosuè Carducci e Gabriele D'Annunzio.

Viene presentato alla regina Margherita di Savoia che, in occasione dell'Esposizione Nazionale di Torino nel 1884, gli acquista due quadri, commissionandone altrettanti l'anno successivo.

Nel 1886 all'Esposizione di Milano riceve il prestigioso premio Principe Umberto con il dipinto Ave Maria gratia plena (Milano, Galleria d'Arte Moderna).

Torna definitivamente a Verona nel 1888 continuando ad esporre alle maggiori rassegne nazionali ed internazionali.

Nel 1891 è infatti  a Monaco, nel 1893 riceve la medaglia d'oro all'Esposizione universale di Anversa, nel 1894 si trova a Berlino e nel 1896 a Barcellona, ottenendo la medaglia d'oro per il dipinto Foglie cadenti.

All'inizio del 1900  tiene una personale a Budapest con ben 56 opere assicurandosi un enorme successo di critica e pubblico per le allegre vedute veronesi.

Nel 1908, dimostrando l'adesione alle nuove correnti artistiche del Simbolismo e Divisionismo, presenta a Verona l'opera più impegnativa dell'ultimo decennio, Gli amori delle anime.

L'opera si trova a Verona nella Galleria d'Arte Moderna.

Alla fine degli anni '30 sorse il villaggio Dall'Oca, edificato a favore dei poveri della città natale.

Angelo Dall'Oca Bianca muore il 18 maggio 1942, legando con atto testamentario i propri quadri ancora alla città di Verona.

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