mario moretti foggia firma autografa

Moretti Foggia Mario (1882-1954). Biografia.

 

Mario Moretti Foggia nasce a Mantova il 25 dicembre 1882.

Studia a Verona all’Accademia Cignaroli e poi a Milano all’Accademia di Brera, discepolo di Mosè Bianchi, di Giuseppe Mentessi e di Cesare Tallone.

Paesaggista e ritrattista dipinse ad olio, tempera, acquarello e a fresco.

Esordì a Milano nel 1902. Ottenne numerose medaglie d’oro: all’Esposizione di Mantova per il complesso delle opere (1902), a Milano con l’opera Fratellanza (1908) e  a Como grazie a Fresca Mattinata (1909). E’ del 1925 invece il Premio Cassani ricevuto a Milano per il dipinto L’ora del rosario.

Tra il 1920 e il 1926 espone molto a Venezia: nel 1920 Nel cantuccio di Venezia e Nel Campiello, nel 1924 Nevicata e nel 1926 Compiacenze materne.

Nel 1927,a Firenze, in occasione dell’ottantesima Esposizione Nazionale di Palazzo Pitti, presentò Vera e Sole invernale. La Galleria d’Arte moderna di Milano conserva il Trittico dei Magi (Ecce sidus, Imus, Adoremus), e la Galleria del palazzo Ducale di Mantova l’opera Danza la circassa.

Suoi quadri sono presenti nella collezione del Quirinale e presso gallerie pubbliche e private in Italia, Svizzera, Stati Uniti e America Latina. Instancabile viaggiatore, soggiornò a lungo in Oriente dove eseguì numerosi studi di costumi e paesaggi esposti a Londra, Parigi e Bruxelles.

Partecipò a varie  mostre collettive nazionali ed internazionali, tra il 1922 e il 1954 diede vita a 10  personali con grande successo di pubblico e critica.

Mario Moretti Foggia muore nel 1954 a Pecetto di Macugnaga .

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Benvenuto-Benvenuti-foto

Benvenuti Benvenuto (1881-1959). Biografia. Quadri in vendita.

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Benvenuto Benvenuti nasce a Livorno il 5 ottobre 1881.

Frequenta i corsi di disegno della Scuola di Arti e Mestieri sotto la guida di Lorenzo Checchi.

Si perfeziona poi all'Accademia di Firenze tornando a Livorno nel 1896 e stringendo amicizia con altri coetanei, futuri protagonisti della vita culturale livornese, quali Llewelyn LLoyd, Renato Natali e Gino Romiti.

I suoi primi lavori risentono della tradizione toscana tardomacchiaiola, oscillando tra l'influsso di Giovanni Fattori e Telemaco Signorini e quello di Adolfo Tommasi.

Nel 1899 conosce Vittore Grubicy orientandosi così verso un tipo di pittura decisamente divisionista, a quel tempo già diffusa a Livorno grazie a Plinio Nomellini.

Dopo aver partecipato all'Esposizione Nazionale di Milano nel 1906 con il trittico Sensazioni luminose, presenta alcuni suoi dipinti al Salon des Peintres divisionnistes italiens organizzato l'anno dopo  a Parigi da Alberto Grubicy, fratello di Vittore, insieme a Gaetano Previati, Carlo Fornara  e numerosi altri artisti.

Nel 1921 sposa la cugina Vion Minelli dalla quale avrà due figli: Vittore nel 1922 e Ettore quattro anni più tardi.

E'questo per lui un periodo di importanti rassegne personali presso la Bottega d'Arte di Livorno (1923,1930), il Circolo di Cultura di Bologna (1927), la Galleria Scopinich di Milano (1935) e la Saletta Rizzi di Firenze (1935).

Dal 1940 al '43 soggiorna in Maremma dipingendo grandi opere dense di significati simbolici.

Rientrato a Livorno vive nel suo "Eremo" sulle colline di Antignano.

Una malattia lo sta portando alla cecità e non può più lavorare.

Bottega d'Arte e la Galleria Cocchini di Livorno organizzano nel 1957 le sue ultime mostre personali.

Benvenuto Benvenuti muore a Livorno il 15 gennaio 1959.

 

 

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Gioli-Luigi-autoritratto

Gioli Luigi (1854-1947). Biografia. Quadri in vendita.

Gioli-Luigi-quadri-in-venditaLuigi Gioli nacque a San Frediano a Settimo (Pisa) il 16 novembre 1854.

Non potè dedicarsi completamente alla sua passione per la pittura finchè non si fu laureato in legge.

Fratello minore di Francesco, fu anche lui attratto dalla corrente postmacchiaiola.

Esordì nel 1883 a Roma con alcuni dipinti di soggetto agreste e nel 1887 inviò a Venezia Ritorno dal pascolo, presentato due anni dopo a Parigi insieme a Scene di Maremma.

Nei primi anni si avvicinò alle opere di Giovanni Fattori, amico e più volte ospite della famiglia Gioli a Fauglia, nella campagna pisana; ne sono prova opere quali Asinello (1855 ca., Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti) e Carri (Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna).

A differenza del fratello, che si era successivamente staccato dal clima macchiaiolo, Luigi rimase legato ad un linguaggio prettamente toscano.

Dopo il 1889 partecipò alle maggiori esposizioni nazionali tra cui quella della Società di Belle Arti di Firenze.

Nel 1894 a Milano espose  Nei prati e Fiera di vacche e nel 1895 fu presente a Venezia con Novembre suscitando grande interesse nel pubblico e nella critica.

Luigi non si allontanò mai dalla sua semplice e lineare pittura che difese, con gli amici postmacchiaioli, nelle innumerevoli dispute sull'arte alle quali partecipò attivamente.

Dopo la morte del fratello, nel 1922, frequentò assiduamente il pittore Giorgio Kienerk che trascorreva il periodo estivo nelle vicinanze della villa dei Gioli.

Con il passare degli anni l'artista toscano si isolò progressivamente.

Luigi Gioli morì a Firenze il 27 ottobre 1947.

 

 

 

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Focus su Francesco e Luigi Gioli

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angiolo-tommasi-foto

Tommasi Angiolo (1858-1923). Biografia. Quadri in vendita.

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Angiolo Tommasi nacque a Livorno nel 1858.

Nel 1887 si diplomò all'Istituto Tecnico cittadino e il padre Luigi lo mandò con il fratello maggiore, Eugenio, a Napoli presso un corrispondente in affari.

Sarà infatti Eugenio che curerà l'attività commerciale di Livorno quando Luigi, con la famiglia, si trasferirà a Firenze dall'81 all'89 presso la villa della Casaccia  di proprietà seconda moglia Adele Bartolini Ved. Perti.

La signora Adele si dedicò con grande spirito materno alla cura dei piccoli Tommasi.

Angiolo nel 1878 decise di dedicarsi alla pittura influenzato certamente dalla passione del cugino Adolfo e dalla personalità di Silvestro Lega.

Cominciò a frequentare lo studio del pittore livornese Marco Lemmi e del suo maestro Natale Betti facendo la conoscenza di Pagni (scopritore entusiasta delle bellezze naturali di Torre del lago, a quel tempo incontaminate) e Nomellini.

Tale apprendistato durò due anni alla fine dei quali, su consiglio del cugino Adolfo e del Lega, si trasferì a Firenze per frequentare l'Accademia.

Adele raccolse con entusiasmo l'idea di Angiolo spingendo tutta la famiglia Tommasi a trasferirsi nella sua ex residenza alla Casaccia, non lontano da Bellariva.

Angiolo prese a seguire i corsi i corsi del pistoiese Giuseppe Ciaranfi.

La casa di Bellariva divenne un vero e proprio cenacolo culturale ove furono ospitati, fra gli altri, Carducci, Fattori, Signorini, Cecconi, Panzecchi, Cecconi e Borrani.

E fu proprio Fattori che, venuto a conoscenza che Angiolo era allievo del Ciaranfi, lo consigliò "tout court" di lasciar perdere la scuola, di far da sé, di prendere tavolozza, cassetta dei colori e cavalletto, piantarlo su un prato e mettersi a dipingere.

Anche Telemaco Signorini e Silvestro Lega condividevano il pensiero di Fattori e quindi Angiolo, interruppe gli studi regolari cominciando a seguire l'insegnamenti del macchiaiolo  Lega. Nell'82 Angiolino debutta alla Promotrice fiorentina con i suoi primi studi "en plein air". Nello stesso anno sposa Adele Bartolini e nell'85 con il loro primogenito Ugo lasciano Bellariva per Livorno.

Muta così anche il teatro del suo operare: non più solo l'Arno, i boschi di villa Cecchini a San Prugnano.

A questi si aggiungono infatti l'entroterra livornese, il Gabbro, Livorno, le sue marine e Castiglioncello.

Alla Promotrice Fiorentina dell'85 presenterà l'opera "Studio dal vero" successivamente ripresentato a Livorno con il titolo "La benedizione" , successivamente rettificata in "All'elevazione" e presentata l'anno successivo a Venezia.

Altro quadro di grande successo fu "Le ultime vangate"  ma Angiolino dovrà aspettare fino al '96 perchè una sua opera "Gli emigranti", sia finalmente acquistata dallo stato per figurare alla Galleria d'Arte Moderna di Roma.

Nel 1899 e si recò in America del sud spingendosi in Argentina, Patagonia e Terra del fuoco.

Dipinse così tutte le cose e i paesaggi che lo colpivano  ed ottenendo un grandissimo successo a Buenos Aires.

Successivamnete seguì l'amico e collega Ferruccio Pagni a Torre del lago dove, con Puccini, Nomellini, Gambogi, animò il famoso "Club dei Bohemiens".

Angiolo Tommasi morì nel 1923 a Torre del Lago  a causa di una polmonite.

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Michele-Gordigiani-autoritratto

Gordigiani Michele (1835-1909). Biografia. Quadri in vendita.

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Michele Gordigiani nacque a Firenze nel 1835.

Figlio di Luigi Gordigiani, compositore fiorentino, e nipote di Antonio, considerato uno dei primi interpreti italiani delle opere mozartiane, visse  in un ambiente familiare culturalmente vivace.

Avendo un difetto alla bocca e quindi nella pronuncia, Michele fu sempre poco considerato in famiglia e tenuto in disparte.

Scoperta casualmente, dal maestro di pittura del fratello, la sua capacità artistica fu mandato all'Accademia.

Qui studiò  scultura sotto la guida di Lorenzo Bartolini e poi pittura sotto Luigi Mussini.

Frequentando in quel periodo i giovani macchiaioli e gli scapigliati e studiando i maestri antichi nelle Gallerie acquisì tutta la preparazione necessaria per divenire un artista affermato.

Si distinse, fin dall'inizio, nel ritratto cogliendo facilmente le somiglianze e riportando sulle tele lo splendore delle sete e dei gioielli femminili.

Così, quando Firenze divenne capitale , diventò il ritrattista di corte.

A Firenze quindi non ci fu persona del mondo intellettuale o del mondo aristocratico che non posasse per Michele Gordigiani.

La sua prima apparizione pubblica fu nel 1854 con l’invio di due ritratti all’Esposizione di Belle Arti di Firenze.

Di due anni più tardi sono l’Autoritratto e il ritratto del vedutista piemontese Ludovico Raymond.

Nel 1859 il governo provvisorio bandì a Firenze un concorso e Gordigiani si aggiudicò la commissione per il ritratto di Cesare Balbo, sbaragliando trentaquattro concorrenti.

L’anno successivo, grazie alla Contessa  Virginia Oldoini,eseguì i ritratti di Torino Costantino Nigra, di Camillo Benso Conte di Cavour e di Eugenio Emanuele, principe di Carignano, che divenne suo mecenate.

Fu quest’ultimo infatti che lo incaricò di ritratte suo cugino, il re Vittorio Emanuele II.

Gordigiani ebbe modo di vederlo solo per pochi minuti durante un ricevimento a Palazzo pitti.

Tale ritratto, presentato alla Prima esposizione Nazionale di Firenze nel 1861, lo consacrò al successo che già aveva ottenuto in Francia nello stesso anno.

Ricevette nel proprio studio la visita del Re d’Italia che questa volta posò per lui per più di un’ora.

Ritrasse poi altri membri di casa Savoia,  i sovrani del Portogallo, la regina Vittoria, i Reali inglesi tra i quali il Principe di Galles.

Quest'ultimo  per l'occasione lo ospitò sul suo panfilo e altri aristocratici italiani.

A Firenze frequentò con Signorini, Sernesi, Uzielli e Boldini la villa dell’Ombrellino.

Qui  Marcellin Desboutin accoglieva  i pensionnaires di Villa Medici e artisti di passaggio come Degas e Tissot.

Espose a Londra nel 1867, nel 1876 e nel 1886.

 Nel 1900 si recò in America, insieme al figlio Edoardo; qui  produsse ancora un gran numero di ritratti su commissione.

Michele Gordigiani morì a Firenze il 7 ottobre 1909 dopo una lunga e penosa malattia.

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giovanni-migliara autoritratto

Migliara Giovanni (1785-1837). Biografia. Quadri in vendita.

giovanni-migliara-quadri-in-venditaGiovanni Migliara , nacque ad Alessandria il 5 ottobre 1875.

Figlio di un ebanista, fu un raffinato esecutore di miniature, prospettive, quadri storici e paesaggi.

Studiò all'Accademia di Brera con l'Arbetolli e Bernardino Galliari dipingendo con quest'ultimo , nel 1804, le scene del Teatro Carcano a Milano.

Lavorò poi per quattro anni al Teatro la Scala.

L'esperienza acquisita si sarebbe rivelata fondamentale nella produzione successiva, dando origine ad un genere di pittura intesa come rappresentazione del "teatro urbano".

Il suo esordio avvenne nel 1812 all'Esposizione di Brera presentando Vedute milanesi eveneziane.

I frequenti viaggi nel Veneto, Toscana, Emilia, Piemonte e Italia Centrale gli offrirono spunti per la realizzazione di  vedute colte dal vero o di fantasia.

Si ricorda, a questo proposito, l'Interno del Duomo di Milano, Interno di un monastero e Vestibolo di un convento di suore.

A partire dal 1829, l'assidua partecipazione alle rassegne artistiche milanesi e torinesi contribuì ad accrescerne la popolarità, assicurandogli la stima di Carlo Alberto che,nel 1833, gli conferì la nomina di  "pittore di genere".

A Milano  aprì  una scuola di pittura nella quale si formarono numerosi seguaci.

Giovanni Migliara morì nel 1837.

 

 

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Pompeo Massani firma autografa

Massani Pompeo (1850-1920). Biografia.

 

Pompeo Massani nacque a Firenze nel dicembre del 1850.

Studiò pittura presso l’Accademia della sua città.

Trascorse poi tre anni nello studio del pittore  Michele Gordigiani dove eseguì il Ritratto di M. Gordigiani al cavalletto che attualmente si trova a Firenze, nella  Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti).

La prima opera importante fu La politica in canonica che gli valse una medaglia d’argento all’Esposizione di Rovigo del 1879 dove il quadro fu tra i primi venduti.

Nel 1881 vinse il primo premio all’esposizione di Genova con il dipinto intitolato  Un brindisi al frate.

Celebre ritrattista si ricordano tra ipiù importanti quello a S.M. il Re Vittorio Emanuele e quelli alla Contessa di Mirafiore.

Nel 1886 prese parte  all’Esposizione di Livorno con Mezzogiorno.

Il Circo equestre fu presentato nel 1889 alla Mostra di Monaco e fu molto apprezzato per la scelta della linea, la vivacità cromatica e la correttezza di disegno.

Durante le feste di maggio del 1887, allora Professore onorario all’Accademia di Belle Arti di Firenze, partecipò attivamente all’arganizzazione del ballo storico e degli altri festeggiamenti ricevendo la Croce di Cavaliere della Corona d’Italia dal Re Umberto.

Pompeo Massani morì a Firenze nel 1920.

 

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Lojacono Francesco (1841-1915). Biografia. Quadri in vendita.

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Francesco Lojacono nacque a Palermo  il 26 maggio 1838 dal pittore Luigi, autore di quadri di soggetto sacro o militare, e da Vincenza Di Cristina.

Apprese i primi elementi dell'arte dal padre  che,  intuita una sua naturale e precoce vocazione, lo mandò giovanissimo a Napoli per perfezionarsi.

Qui  frequentò lo studio di Filippo Palizzi orientandosi verso la pittura di paesaggio.

Fra il 1860 e il 1862 partecipò assieme al padre e al fratello Salvatore alle imprese garibaldine.

Fu  fatto prigioniero nello scontro d'Aspromonte insieme a Menotti Garibaldi.

Liberato poco dopo, si stabilì ad Agrigento stringendo amicizia con i fratelli Francesco e Giuseppe Sinatra che sarebbero diventati i suoi più famosi collezionisti.

Con la presentazione, nel 1876, alla Promotrice di Napoli,  del dipinto Una giornata di caldo in Sicilia, acquistato da Re Vittorio Emanuele II per il Museo di Capodimonte, si guadagnò l'appellativo di "ladro di sole" ( chiamato così per la straordinaria capacità di riportare la luminosità del sole e dell'aria sulle proprie tele).

Altre opere da ricordare sono I pescatori di ostriche, premiato con medaglia d'oro, L'arrivo inatteso, acquistato dalla Regina Margherita di Savoia per il Quirinale, Il golfo di Palermo, acquistato dalla granduchessa Wladimoro di Russia.

Le ottantotto tele che il pittore realizzò per i fratelli Sinatra si trovano ora nelle collezioni del Museo Civico di Agrigento.

Nel 1911 diventò professore di marina e paesaggio all'Accademia di Belle Arti di Palermo.

Francesco Lojacono morì a Palermo nel 1915.

CATALOGO OPERE:
L'estate
Marina. Bagni della vecchia Palermo.

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Emilio-Longoni-foto

Longoni Emilio (1859-1932). Biografia. Quadri in vendita.

 

 

Emilio-Longoni

Emilio Longoni  nasce a Barlassina il 9 luglio.

E' il quartogenito di dodici figli.

Suo padre Matteo, originario di Mariano, vanta un passato di garibaldino e gestisce una bottega di maniscalco nello stesso edificio dove alloggia l'intera famiglia, all'angolo tra l'allora corso Vittorio Emanuele (oggi corso Milano) e la via Arcipretura (oggi via San Giulio).

La madre Luigia, appartenente a una famiglia contadina del posto, va avviandosi a una modesta attività di sarta e cucitrice che la sottrarrà al lavoro nei campi.

1865-1874

A Barlassina inizia a frequentare la scuola elementare.

Adolescente, seguendo la medesima sorte che la necessità ha già imposto ai suoi fratelli maggiori, si reca a Milano con il  padre in cerca di lavoro.

Dapprima garzone presso un sensale di vini, passa quindi di lavoro in lavoro sperimentando i maltrattamenti e la durezza di occupazioni umili e precarie.

A porre termine alle fughe del giovane dalla città, per raggiungere la famiglia che tuttavia non può accoglierlo, sarà infine la decisione dei genitori di affidarlo ad un pittore milanese di cartelloni da piazza , nella speranza di avviarlo a un mestiere che possa in qualche modo assecondare la sua inclinazione artistica.

1875-1878

Grazie alla presentazione del suo nuovo datore di lavoro, Longoni si iscrive alla scuola serale di disegno dell'Accademia di Brera e l'anno seguente segue i corsi regolari che frequenterà  con molti riconoscimenti a dar merito di un'istruzione artistica tenacemente perseguita, seppur gravata dalla continua necessità di guadagnarsi da vivere.

Dal 1878, dipinge ante di mobili con nature morte ed esegue pannelli decorativi per il giovane ebanista Carlo Bugatti, suo amico e già compagno di studi braidensi; egli si industria anche dipingendo giocattoli, trottole e marionette, e specializzandosi nella riproduzione artistica di ritratti fotografici.

 

1880-1881

Conclusa la propria formazione accademica, Emilio Longoni affronta il debutto sulla scena espositiva presentando due opere dipinte a Barlassina all'annuale mostra di Brera; le tele passano però inosservate. L'amarezza causata da questa esperienza, unita a una delusione amorosa e alle difficoltà economiche particolarmente acute, determina uno stato di crescente inquietudine che lo porta a fuggire da Milano per recarsi a Napoli, dove si presenta a Domenico Morelli, convinto di poter essere accolto alla scuola del maestro, ma subendo invece un nuovo rifiuto.

Le crescenti difficoltà lo inducono a chiedere l'aiuto finanziario di un parente per fare ritorno a Milano, dove si industria come imbianchino e decoratore.

 

1882-1887

Nei primi mesi del 1882 incontra Giovanni Segantini, già compagno durante gli studi braidensi, che lo presenta ai fratelli Alberto e Vittore Grubicy, titolari di una galleria d'arte attiva nella promozione di giovani artisti; sarà Vittore a proporre a Longoni di unirsi a Segantini, che già gode dell'appoggio della galleria, per recarsi insieme a lui a Pusiano, in Brianza e, successivamente, a Carella, sul lago di Segrino, dove i due potranno lavorare insieme a sue spese, avviando un sodalizio umano e artistico che tuttavia non impedisce loro di sviluppare autonome strade di ricerca.

Ciò nonostante, nel 1884, il desiderio di prendere le distanze dalla situazione ambigua e umiliante che il sempre più esplicito sostegno fornito da Vittore Grubicy a Segantini va creando a suo discapito, lo spinge a tornare a Milano; per ragioni di promozione e di mercato infatti il gallerista ha apposto, in più di un'occasione la sigla di Segantini anche ad alcune delle tele eseguite , in realtà, dal suo compagno Longoni, durante i mesi di lavoro comune in Brianza.

Nel 1866, Longoni riesce finalmente a permettersi l'affitto di uno studio proprio in via Stella, l'attuale via Corridoni.

Per mantenersi si specializza nella realizzazione di copie dei dipinti antichi della Pinacoteca di Brera.

In questi stessi anni entra negli   ambienti dell'aristocrazia e della borghesia milanese; ha così avvio per il pittore una prima stagione di importanti committenze, soprattutto per ritratti e nature morte, generi tuttavia non esclusivi.

 

1888-1889

Nel 1888 la presentazione di Chiusi fuori dalla scuola all'annuale esposizione di Brera ne rivela l'interesse a una resa dal vero attenta ai contenuti sociali.

L'opera è acquistata dall'industriale Pietro Curletti, che insieme all'imprenditore Ignazio Grün diviene tra i più fedeli committenti e sostenitori del pittore.

Nel 1891 partecipa alla Prima Triennale di Brera con opere che lo mettono in luce agli occhi del pubblico e della critica, rivelandone l'intenso cammino di maturazione umana e artistica.

Fondamentale, oltre alle appassionate letture da autodidatta, la frequentazione di alcuni personaggi di spicco della cultura progressista che vanno traducendosi sul piano artistico nel progressivo avvicinamento ai modi della pittura divisa.

Nel 1899, presenta alla esposizione di Venezia una tela che non viene ammessa per l'eccessivo ritardo con cui il pittore invia le pratiche relative all'opera.

Il quadro mostra Longoni ormai incamminato verso il progressivo schiarimento della propria tavolozza, alla ricerca di una materia pittorica alleggerita e luminosa, dove i modi della pittura divisa si piegano a esprimere atmosfere evocative di segno simbolista.

Ai temi di denuncia sociale già frequentati si sostituisce la crescente attenzione per il paesaggio, mentre sul piano tecnico l'artista va riscoprendo l'uso del pennello.

 

1900-1932

Nel Novecento, presente non senza polemiche alle maggiori esposizioni nazionali e internazionali, arrivando a rifiutare nel 1906 il Premio Principe Umberto a Brera, l'artista va maturando un crescente desiderio di contatto con la natura e di ascesi che lo porta ad avvicinarsi al buddismo e ad allontanarsi sempre più spesso dalla città per trascorrere lunghi periodi di lavoro in montagna, anche in alta quota, dove esegue numerosi studi dal vero destinati ad essere in seguito rielaborati in studio nel grande formato.

Lo scoppio della guerra vede Longoni rinchiudersi ancora di più in se stesso.

Inoltre, l'età gli va ormai impedendo di spingersi ancora in alta quota, mentre la ricerca pittorica approda alla rappresentazione di paesaggi smaterializzati, dove i volumi e le forme perdono ogni consistenza.

Lontano dai circuiti di mercato e sempre più appartato dalla scena espositiva, lavora per una stretta cerchia di estimatori con i quali è in contatto diretto.

Nel 1928, invitato a prendere parte alla Biennale di Venezia, declina l'offerta sentendosi ormai estraneo alle regole che governano i meccanismi espositivi.

In questo stesso anno sposa la compagna di sempre, Fiorenza De Gaspari.

Emilio Longoni muore nel proprio studio il 29 novembre 1932.

La tomba si trova  nel Cimitero Monumentale di Milano.

 

(T. Marchesi in G.Ginex, Emilio Longoni. 2 collezioni, catalogo della mostra, Skira, Milano, 2009, p.161).

 

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Pellizza da Volpedo foto

Pellizza da Volpedo Giuseppe (1868-1907). Biografia. Quadri in vendita.

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Pellizza da Volpedo quadri in venditaGiuseppe Pellizza da Volpedo nacque nel 1868  da una famiglia di piccoli proprietari terrieri.

Grazie all'intervento del mercante d'arte Alberto Grubicy, amico del padre, fra il 1884 e il 1887 frequentò l'Accademia di Brera.

Il suo esordio avvenne  alla mostra del 1885 con il quadro di genere La piccola ambiziosa.

Nel gennaio del 1888, dopo un breve soggiorno a Roma si trasferì all'Accademia di Firenze dove fu allievo di Giovanni Fattori alla scuola del nudo.

Strinse amicizie durature con i compagni di corso Plinio Nomellini e Guglielmo Micheli.

Conobbe inoltre due capisaldi della pittura macchiaiola quali Silvestro Lega e Telemaco Signorini.

Alla fine del 1888 proseguì gli studi a Bergamo presso l'Accademia Carrara dove fu allievo del ritrattista Cesare Tallone.

Nel 1892 sposò la diciassettenne Teresa Bidone e si presentò all'Esposizione Colombiana di Genova con il quadro Mammine vincendo la medaglia d'oro.

Proprio a Genova ritrovò l'amico di studi Nomellini che lo spinse verso le prime sperimentazioni divisioniste.

Queste sono testimoniate  dai dipinti Il pennello del ponte del Curone, Speranze deluse e Sul fienile ( questi ultimi due presentati alla Triennale di Brera del 1894 con Mammine.

Tra il 1893-1894 tornò nuovamente a Firenze per frequentare le lezioni all'Istituto di Studi Superiori.

In questo modo cercò  di colmare le lacune classiche e umanistiche della sua formazione.

E' di questo periodo l'inizio del rapporto epistolare con Giovanni Segantini e Angelo Morbelli.

Nei due anni successivi si dedicò all'opera Fiumana e espose agli Amatori e Cultori di Roma tre quadri.

Nel 1898 presentò all'Esposizione Nazionale di Torino Lo specchio della vita dopo aver tentato, senza successo, di creare un padiglione divisionista con Morbelli, Segantini e Nomellini.

Intanto dal 1898 al 1901 lavorò alla conclusione del Quarto Stato dopo aver abbandonato il bozzetto preparatorio dal titolo Il cammino dei lavoratori.

L'opera finita sarà presentata alla Quadriennale torinese del 1902 senza però ottenere il riconoscimento sperato.

Seguirà un periodo di totale immersione nella natura con la realizzazione di quadri come Mattino di maggio nel 1903 e Mattino d'estate nel 1905 intesi come esaltazione dei fenomeni naturali.

Giuseppe Pellizza da Volpedo morì nel 1907 a causa di profonda depressione dovuta alla morte del terzogenito, della moglie e dell'anziano.

CATALOGO OPERE :
L'albero Studio per idillio primaverile
Il cammino dei lavoratori

 

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