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Flumiani Ugo (1876-1938). Biografia. Quadri in vendita.

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Ugo Flumiani nacque a Trieste nel 1876 ed è considerato il principale pittore di marine a Trieste tra la fine dell‘800 e l’inizio del ‘900. Iniziò il suo percorso artistico all’Accademia di Venezia seguendo i corsi di paesaggio di Guglielmo Ciardi.  Si spostò poi all’Accademia di Bologna per studiare architettura e decorazione. Completò quindi la sua formazione con un soggiorno a Monaco di Baviera  dove apprese la lezione impressionista diffusa a Trieste dall’amico Umberto Veruda.

Iniziò l’attività espositiva a Trieste nel 1895, partecipando assiduamente alle manifestazioni del Circolo Artistico dal 1906 al ‘25.  Tra il 1927 e il ‘37 fu presente  alle mostre del Sindacato Fascista di Belle Arti.  Esordì alla Biennale veneziana nel 1899, espose nuovamente nella città lagunare nel 1909, 1910, 1920 e 1924. Prese parte alle Mostre del Paesaggio di Bologna ed a mostre collettive a Monaco tenendo, inoltre, personali a Parigi, Vienna e Praga. Nel settembre del 1923 il Circolo Artistico di Trieste gli dedicò una personale.

I giovanili studi architettonici gli permisero di collaborare ad alcune imprese decorative cittadine tra le quali si ricordano quella di Palazzo Artelli all’inizio del ‘900 e quella della motonave Vulcania sette anni più tardi.

Morì a Trieste nel 1938.

 

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Wostry Carlo (1865-1943). Biografia.

carlo-wostry-foto-gia-prontaCarlo Wostry  nacque a Trieste nel 1865 da padre irlandese e madre veneziana.  Frequentò l’Accademia di Belle Arti di Vienna dal 1882 all’ ‘85, esercitandosi nel genere ritrattistico e rivelandosi un abile disegnatore. Nel 1884 a Trieste venne fondato il Circolo Artistico a cui prese parte  dal 1887 partecipando alle principali iniziative e eseguendo caricature. Socio animatore, nel 1934 avrebbe pubblicato la Storia del Circolo Artistico di Trieste. Nel 1885 si trasferì a Monaco rimanendo influenzato dall’impressionismo tedesco ed entrando in contatto con Liebermann.  Due anni dopo tornò a Trieste, dove iniziò la sua carriera artistica : eseguì le 14 stazioni della Via Crucis per la chiesa di Santa Maria Maggiore. Dopo aver vinto il premio Rittmeyer  con La piccola convalescente, si trasferì a Roma, trattenendovisi per due anni grazie ad una borsa di studio. Una grave malattia agli occhi lo costrinse ad un periodo d’inattività. Artista di mondo viaggiò a lungo.

 Nel 1888 vinse a Budapest un premio per il ritratto di Giuseppe Garzolini; eseguì poi quello del Barone  Pietro Sartorio e alcune vedute paesaggistiche triestine. Nello stesso anno espose alcune opere a Barcellona vincendo una medaglia d’argento. Nel 1892 partecipò  alla Permanente di Milano,  successivamente soggiornò a  Budapest per tre anni raggiungendo una discreta notorietà come ritrattista. Dal 1896 al 1902 si recò a Parigi. Qui lavorò molto, collaborando con riviste e interessandosi anche di fotografia. Partecipò alla Biennale di Venezia dal 1907 al ‘35, si recò quindi in America, lavorando tra New York, San Francisco e Los Angeles.  Rientrato in Italia nel 1937 continuò a dipingere fino alla morte sopraggiunta per una broncopolmonite nel 1943.

 

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Michahelles Ernesto (Thayaht) (1893-1959). Biografia. Quadri in vendita.

thayath-fotoErnesto Michahelles, in arte Thayaht, nacque a Firenze il 21 agosto 1893 da un’agiata famiglia di intellettuali.

Trascorse l’infanzia e l’adolescenza nella villa di Poggio Imperiale. Interruppe gli studi liceali per proseguire all’Istituto Tecnico e, dopo un breve periodo a Parigi, esordì con lo pseudonimo “Cheak” allo Studio Brogi con una serie di disegni astratti.

La prima esposizione personale risale al 1918.

Nello stesso anno si recò a Parigi per frequentare un corso presso l’Académie Ranson.

Divenne collaboratore della casa di moda di Madeleine Vionnet, progettandone il logo e disegnando alcuni abiti.

L’anno successivo rientrò a Firenze e, con il fratello Ruggero, inventò la Tuta, pubblicizzato su “La Nazione” da Yambo (Giulio Enrico Novelli) e dall’amico Luigi Monelli.

Nel 1920 presentò una personale dove figuravano statuette in terracotta come sintesi plastiche in dimensioni ridotte (Sentinella, Violinista etc).

Il  professore Ross dell’Università di Harvard lo apprezzò notevolmente spingendolo così a recarsi negli Stati Uniti per seguire alcuni corsi sulla teoria del puro disegno e sul “colore scientifico”.

Due anni dopo prese parte alla Mostra degli illustratori e decoratori del libro organizzata nell’ambito della I Fiera Internazionale del libro a Palazzo Pitti.

L'anno successivo  acquistò a Tonfano un’abitazione poi denominata “Casa Gialla” dove avrebbe trascorso gran parte delle vacanze estive.

Nel 1924 realizzò lo stendardo della Prima Corporazione di Belle Arti di Firenze di cui faceva parte con il fratello.

Insieme vinsero il Concorso nazionale di scenografia per l’allestimento dell’Aida diretta, ad Algeri e Tunisi, dal maestro Visconti di Modrone.

Le otto scene a tempera realizzate per l’occasione si trovano attualmente al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze.

Nel 1929 l’amico Primo Conti lo presentò a Marinetti il quale entusiasta dell’effige del Duce lo fece ricevere dallo stesso Mussolini.

Nel corso degli anni Trenta partecipò a numerosi rassegne: Esposizione internazionale di Barcellona con opere nella speciale lega “thayathite” da lui brevettata (1930), XVII Biennale veneziana dove espose, nella sala futurista, sei sculture tra cui La Prua d’Italia (sintesi plastica del Duce che saluta il popolo dal balcone di Palazzo Chigi), I Quadriennale d’Arte Nazionale di Roma alla quale presentò una scultura in alluminio La vittoria dell’aria, V Triennale di Milano, dove partecipò con Prampolini per la realizzazione della stazione dell’aeroporto civile (1934).

Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale il suo studio di Firenze andò completamente distrutto.

Successivamente si dedicò soprattutto alla pittura studiando le figure thaitianane di Gauguin e, nel 1950, realizzò una mostra dedicata al simbolista francese.

La passione per gli studi parascientifici e astronomici lo portò nel 1954 a fondare il CIRNOS (Centro Indipendente Raccolta Notizie Osservazioni Spaziali) con lo scopo d’individuare e dimostrare l’esistenza degli Ufo. Il centro aveva sede nella casa di Marina di Pietrasanta.

Nel 1955 e ‘58 Thahyat pubblicò i rapporti sugli avvistamenti di UFO in Italia.

Ernesto Michahelles morì l’anno successivo a Marina di Pietrasanta.

 

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Répin Ilja Jesemovitch (1844-1930). Biografia.

Repin-biografiaNacque a Tchugnew nel 1844 e, dopo un breve periodo come pittore di icone sotto la guida di Ivan Bunakov, s’iscrisse nel 1863 all’Accademia di Belle Arti di Pietroburgo. Ancora studente prese parte alla cosiddetta “rivolta dei 14” capeggiata da Kramskoj in opposizione ai rigidi canoni estetici dell’Accademia. Ad essa seguì la nascita della “Società degli Ambulanti”, la prima Associazione russa ad avviare il difficile passaggio dalla cultura tradizionale a nuove forme espressive. Fu questa fortemente condizionata dall’impegno sociale e la scelta etica divenne quindi anche un indirizzo estetico. Più di ogni altro, Répin aderì all’orientamento ideologico del gruppo. I temi sociali, infatti, interessarono tutta la sua produzione: da I battellieri del Volga (1873), con cui ottenne il primo premio all’Esposizione della Società di Incoraggiamento delle Arti di Pietroburgo, a Burlaki, sempre del 1873, a La zarina Alekseevna del 1879.

Nel 1873, grazie ad una borsa di studio dell’Accademia, si recò in Europa visitando Roma, Napoli e Parigi. Ebbe così modo di apprezzare le opere di Domenico Morelli, Mariano Fortuny, Edoardo Dalbono, Emile Zola e Emile Saint- Saëns. Durante il soggiorno romano entrò a far parte del Circolo Mamontov il cui influsso è evidente nelle opere più tarde.

Tra i suoi lavori si impongono i grandi ritratti eseguiti per le personalità più in vista dell’alta società russa: il Ritratto di Sofia Michailovna (1889), di Rubinstein, Tolstoj, Eleonora Duse etc. Sull’onda del grande successo, il Museo di Mosca nel 1892 gli dedicò una personale. Cinque anni più tardi prese parte alle Biennali veneziane, dove, nel 1907, presentò il Ritratto del violoncellista Wierzbilovicz e un ritratto ad acquarello di Tolstoj.

Morì a Hukahave (Finlandia) nel 1930.

Nello studio allestito nel 1906 a Kuokkala sono tuttora presenti alcune sue opere e l’intero archivio.

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Korovin Konstantin (1861-1939). Biografia.

konstantin-korovin-biografiaKonstantin Korovin nacque a Mosca nel 1861 e seguì la Scuola di Pittura, Scultura e Architettura con Perov, Savrasov e Polenov.

Frequentò poi l’Accademia di Belle Arti a Pietroburgo.

Grazie all’interessamento di Polenov potè collaborare alle iniziative dell’Opera Privata, essendo incaricato dell’esecuzione delle scene tratte dai bozzetti dei maestri.

Nel 1885 realizzò quelle dell’opera Snegurocka di Rimskij Korsakov e dell’Aida di Verdi.

A seguito dell’intensa collaborazione con l’Opera Privata, protrattasi sino al 1899, Konstantin Korovin divenne uno dei più importanti e ricercati scenografi dell’epoca, grazie anche alla profonda sintesi tra musica e scultura, che si sarebbe rivelato un precedente fondamentale per la scenografia russa.

Il soggiorno parigino del 1885 gli consentì di apprezzare gli Impressionisti, sviluppando la produzione di paesaggista e ritrattista con la quale prese parte alle maggiori mostre internazionali.

Nel 1900 curò l’allestimento della sezione russa all’Esposizione Universale di Parigi e presentò il ritratto Le Spagnole.

Nel 1907 partecipò alla VII Biennale di Venezia con tre opere tra cui Ritratto del cantore T. Chaliapin.

Nel 1911 inviò all’Esposizione Internazionale di Roma Testa femminile, La primavera e Lo sbarcatoio.

Konstantin Korovin morì a Parigi nel 1939.

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Grandi Giuseppe (1843-1894). Biografia.

giuseppe-grandi-biografia-sculture-in-venditaGiuseppe Grandi nacque a Ganna (Varese) nel 1843; terminato l’apprendistato presso un artista decoratore di Viggiù, si trasferì a Milano per seguire all’Accademia i corsi di scultura di Vincenzo Vela e Giuliano Casnedi. Poco più tardi, dopo un breve periodo a Torino nello studio di Odoardo Tabacchi, si unì al gruppo della Scapigliatura milanese. E’ così che le sue opere scultoree sempre più si avvicinarono per la resa luministica ai dipinti di Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni.

Nel 1866 ottenne il primo successo presentando al saggio di Accademia l’Ulisse, al quale seguì il Monumento a Beccaria ordinatogli nel 1871 dal Tribunale di Milano. Due anni più tardi prese parte all’Esposizione di Brera con il gesso del Paggio di Lara e, nel 1875, con il Maresciallo Ney. Nel Monumento alle cinque giornate di Milano commissionatogli nel 1881, al quale lavorò per quasi 14 anni, mise in pratica il pensiero di Rovani circa l’unità delle arti, legando in un’unica opera scultura, pittura e architettura.

Grandi morì a Ganna nel 18494. Alcuni dei suoi lavori sono conservati alla Galleria d’Arte Moderna di Milano. 

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Funi Achille (1890-1972). Biografia. Quadri in vendita.

Virgilio Socrate Funi, in arte Achille, nacque a Ferrara il 26 febbraio 1890.

All’età di dodici anni prese a frequentare l’Istituto d’Arte “Dosso Dossi” nel Palazzo dei Diamanti. Qui seguì i corsi di figura, plastica e decorazione sotto la guida di Angelo Longanesi Cattani, Luigi Legnani e Giuseppe Ravegnani. Prese anche lezioni private di pittura dal maestro Nicola Laurenti.

Qualche anno dopo si trasferì a Milano iscrivendosi al corso di figura all’Accademia di Brera. Frequentò i corsi speciali di pittura di Tallone entrando in contatto con Carrà, Boccioni e il gruppo futurista.

Nel 1909 espose Aratura al Premio Brera presso il Palazzo della Permanente. L’opera ottenne l’attenzione di Boccioni che avvicinò, nel suo giudizio, il bifolco a certe forme di contadini di Fattori.

Cinque anni dopo  partecipò alla mostra di Nuove tendenze presso la Famiglia Artistica, vivace associazione culturale milanese. Nel 1915 partì per il fronte nel Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti con Marinetti, Boccioni, Sironi e Bucci. L’anno successivo entrò nel corpo degli Alpini; durante questo periodo disegnò moltissimo anche se gran parte dei fogli andarono perduti dopo la ritirata di Caporetto.

Dal 1915 al ‘20 operò in ambito futurista. Alla fine del ‘22 fu tra i fondatori del gruppo Novecento che faceva capo alla Galleria Pesaro, nelle cui vetrine di via Manzoni gli artisti esponevano a rotazione, una settimana ciascuno. Nel marzo del ‘23 si inaugurò alla Galleria Pesaro la mostra permanente del “Novecento alla presenza di Mussolini”.

L'anno successivo Funi, oltre ad esordire alla XIV Biennale veneziana, dipinse due fra i suoi maggiori capolavori: Saffo e Rebecca al pozzo. Sette anni più tardi  si presentò alla Quadriennale di Roma come appartenente alla “scuola di Milano” con nove opere ( tra cui Ragazze alla finestra, L’amatore di stampe, Il Foro Romano etc”).

Dal 1946 al ‘53 insegnò pittura all’Accademia Carrara di Bergamo della quale fu anche direttore. Nel 1948 ottenne la cattedra di Affresco all’Accademia di Brera, incarico già ricoperto in precedenza. Dopo aver lasciato, nel 1960, per limiti di età la direzione di Brera, nel ’61 ottenne una medaglia d’argento per meriti culturali, artistici e didattici dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Da questo momento si divise tra lo studio milanese e le estati in Versilia. La vita appartata e laboriosa non gli impedì, però, di frequentare allievi, artisti, critici, come l’amico Raffaele De Grada, e Luigi Colombo proprietario della Galleria Carini, che dalla fine degli anni Cinquanta ne seguì da vicino il lavoro.

Funi morì ad Appiano Gentile il 26 luglio 1972.

 

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Pellini Eugenio (1864-1934). Biografia. Quadri in vendita.

Eugenio-Pellini-biografiaEugenio Pellini nacque a Marchirolo (Varese) nel 1864. Trasferitosi a Milano nel 1878 entrò all’Accademia di Brera dieci anni più tardi, al termine dell’apprendistato presso la bottega di Filippo Biganzoli. Allievo dello scultore Ambrogio Borghi vinse nel 1891 il premio Triennale Oggioni. Ebbe così la possibilità di viaggiare soggiornando a Roma, Firenze e Parigi. Dal 1893 cominciò a dedicarsi alle sculture funerarie realizzando per il Cimitero Monumentale le tombe Macario; contemporaneamente insegnò sino al 1924 alla Scuola Superiore degli Artefici del Castello Sforzesco. L’opera che lo fece conoscere e apprezzare dal grande pubblico fu Madre con la quale vinse il Premio Tarantini alla III Triennale di Milano. Forte del successo ottenuto partecipò alle importanti rassegne di Brera e della Permanente e alle Biennali veneziane. Anche se eseguì numerose opere di piccole dimensioni, fu apprezzato principalmente come scultore funebre: si segnalano suoi lavori a Marchirolo, Carate Brianza, Gallarate, in Olanda, Messico e Perù. Negli anni Venti, realizzò i monumenti ai caduti di Marchirolo e Domodossola. Morì a Milano nel 1934.

 

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Troubetzkoy Paolo (1843-1938). Biografia. Sculture in vendita.

paolo-troubetzkoy-biografiaPaolo Troubetzkoy nacque nel 1843  a Intra sul Lago Maggiore dal principe Pietro, esponente di una delle più antiche famiglie aristocratiche russe e da Ada Winans, affermata cantante lirica americana.

Un anno dopo, la famiglia si trasferisce a Ghiffa, sempre sul Lago Maggiore.

Qui, a Villa Ada, sono spesso ospitati diversi artisti tra cui, Tranquillo Cremona, Giuseppe Grandi, Daniele Ranzoni, Arrigo Boito.

In questo vivace e stimolante ambiente culturale i tre giovani principi Troubetzkoy, Piero, Paolo e Luigi, coltivarono  le proprie tendenze artistiche.

Piero diverrà un ritrattista molto richiesto dall’elite internazionale, mentre Paolo comincerà a disegnare e a modellare con la plastilina traendo ispirazione dagli animali domestici.

Nel 1884 quest’ultimo si trasferisce a Milano.

L’apprendistato prima con Donato Barcaglia e poi con Ernesto Bazzaro dura pochissimo poiché, presto, si dimostra insofferente allo studio sistematico, prediligendo il lavoro svolto direttamente dal vero; in particolare si dedica allo studio degli animali.

Presso i fratelli Alberto e Vittore Grubicy conosce Giovanni Segantini del quale, a distanza di alcuni anni, eseguirà il ritratto.

Nel 1886 espone per la prima volta a Brera e si iscrive alla Famiglia Artistica dove entra in contatto con Longoni, Gola, Pusterla e Gignous.

I primi importanti riconoscimenti arrivano nel 1893: all’Esposizione Nazionale di Roma con la Vedetta indiana, acquistata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, ottiene la medaglia d’oro.

Partecipa alla World’s Columbian Exhibition di Chicago con circa otto opere, di cui alcune vendute al Golden Gate Museum di San Francisco.

Nel 1898 si reca in Russia e, grazie allo zio, il filosofo Serghej Troubetzkoy, tiene  un corso di scultura all’Accademia di Belle Arti di Mosca.

Fedele al proprio orientamento antiaccademico invitava gli studenti a non guardare all’antico bensì al vero che “vive e si rinnova ogni istante”.

Durante il soggiorno russo frequenta l’Associazione per le esposizioni ambulanti, organo progressista, aperto all’influenze dell’Impressionismo francese, sviluppatosi attorno alla rivista “Mir Isskustva”, al quale facevano capo i sostenitori dei principi del realismo dell’arte.

Troubetzkoy espone anche a Stoccolma dove conosce Elin Sundström e, nel 1899, Lev Tolstoj del quale esegue due busti.

Nel 1901, a seguito della vittoria del concorso per il monumento allo Zar Alessandro III da erigersi a Pietroburgo, il governo gli mette a disposizione un grande studio per l’esecuzione del lavoro.

Quattro anni dopo,  in seguito alla guerra russo-giapponese e allo scoppio dei primi moti rivoluzionari, lascia la Russia rifugiandosi prima in Finlandia, poi a Milano e infine a Parigi, dove diviene membro della “Société Nouvelle des Peintres et Sculpteurs” presieduta da Rodin.

Nel 1908 il fonditore e gallerista Hébrard gli dedica una mostra personale di 50 opere tra gessi, bronzi e marmi.

Il giugno seguente viene inaugurato il monumento ad Alessandro III. Tre anni più tardi partecipa, nella sezione russa, all’Esposizione Internazionale di Roma.

Poco dopo viene invitato dal collezionista americano Archer Milton Huntington, presidente fondatore della Hispanic and Numismatic Society di New York ad esporre presso la stessa società.

Seguono altre mostre individuali a Buffalo, Chicago, St. Louis, Toledo e Boston. Nel 1919 vince a Los Angeles il concorso per il monumento al generale Harrison Gray Otis.

Preso uno studio ad Hollywood ritrae molti attori del cinema tra cui Mary Pickford e Douglas Fairbanks senjor.

Due anni più tardi è a Parigi dove si resta, quasi ininterrottamente, sino alla morte.

Paolo Troubetzkoy muore  nel 1938 per una grave forma di anemia.

 

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Foto di Carlo Carrà

Carrà Carlo (1881-1966). Biografia. Quadri in vendita.

 Carlo Carrà nasce l’11 febbrai 1881 a Quargnento (Alessandria).

Durante una lunga convalescenza per una polmonite scopre il disegno.

Inizia la carriera artistica decorando a tempera con paesaggi e testine di angeli le pareti della soffitta della casa paterna.

Con l’aiuto del padre, nel 1895, si trasferisce a Milano dove segue alcuni decoratori e visita spesso la Pinacoteca di Brera, il Museo Poldi Pezzoli, la Galleria d’Arte carràokModerna e le esposizioni della Permanente.

Attratto dall’idea di lavorare alla decorazione di qualche padiglione della Exposition Universelle che si sta preparando, emigra a Parigi consolidando così la sua educazione artistica e ottenendo i primi guadagni.

Al Louvre è incantato dalle opere di Delacroix, Géricault, Manet; al Luxembourg dai dipinti degli Impressionisti.

Terminati i lavori all’Esposizione di Parigi, emigra a Londra in cerca di nuove commissioni.

Ha modo di conoscere la pittura di Turner e Constable.

Dopo un soggiorno di sei mesi, per mancanza di lavoro, rientra in Italia e, durate una breve visita al padre, dipinge La strada di casa, una sorta di anticipazione divisionista.

Lavorò  fino al 1905, come “operaio pittore” nella  Cooperativa pittori e imbiancatori con la paga settimanale di 31,62 lire.

Prosegue nell’attività di decoratore murale accompagnata dallo studio alla scuola serale d’ arte applicata del Castello Sforzesco, dove ottiene due premi di merito, che inducono uno zio a passargli un modesto mensile perché possa iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera, sotto la guida di Cesare Tallone.

Dopo una breve fase Divisionista, durante il quale dipinge I cavalieri dell’ApocalissePaesaggio nella campagna biellese e Autunno, nel 1911 si dedica completamente alla corrente futurista.

Nell’autunno dello stesso anno compie il secondo viaggio a Parigi e stabilisce i primi contatti con il mondo cubista: conosce Braque e Picasso.

Nel febbraio 1912 partecipa all’esposizione futurista alla Galleria Bernheim Jeune con 11 opere tra cui I funerali dell’anarchico GalliLa stazione di Milano e Sobbalzi di carrozza.

Conosce Matisse, Modigliani e Medardo Rosso.

Al termine del 1915 si allontana dal futurismo.

Chiamato alle armi viene inviato nel Ferrarese. Impossibilitato a dipingere e avvilito dalla vita militare scrive brevi testi poetici.

Stringe contatti con de Chirico, Savinio, de Pisis e Ravegnani.

Vive un nuovo periodo di fervore pittorico: è la “stagione metafisica”.

Alla fine del 1917 espone alla Galleria Chini di Milano 29 opere.

Sposa Ines Minoja, pubblica, presso Vallecchi, una raccolta di saggi col titolo Pittura metafisica.

Collabora alla rivista “Valori Plastici” con scritti e illustrazioni.

Carlo Carrà porta avanti le sue idee sull’arte, secondo le quali la pittura “deve cogliere quel rapporto che comprende il bisogno di immedesimazione con le cose e il bisogno di astrazione.

Sotto questo duplice stimolo il pittore potenzia la sua capacità di sottrarre le cose alle contingenze, purificandole e conferendo loro un valore assoluto.

La pittura crea così una cosa nuova, una entità nuova”.

Durante l’estate del 1924 dipinge con grande impegno in Valsesia.

In inverno, a Milano, incide una serie di 35 acqueforti e pubblica su “Valori Plastici” un vasto studio su Giotto.

All’estate del 1926 risale il primo soggiorno a Forte dei Marmi, su invito di Arturo Dazzi: qui dipinge paesaggi della Versilia, le spiagge deserte, i capanni.

Da questo momento risiederà parecchi mesi ogni anno nella cittadina versiliese in una casetta tra i pini da lui stesso progettata.

In inverno a Milano espone 21 dipinti alla Galleria Pesaro con Giorgio de Chirico e Rubaldo Merello.

Nel 1928 tiene la prima personale esponendo 14 opere alla Biennale veneziana.

Due anni più tardi una mostra, con Soffici, alla Galleria Bardi di Milano suscita reazioni diverse da parte del pubblico.

Nel 1932 si reca in Germania, Austria e Cecoslovacchia dove tiene conferenze sull’arte italiana e una mostra personale all’Associazione Umelecka Beseda di Praga.

L’anno successivo realizza l’originaria aspirazione di dedicarsi alla pittura murale, eseguendo per la V Triennale di Arte Decorativa a Milano una tempera sul tema obbligato dell’Italia romana.

Al termine della manifestazione l’opera viene, però, distrutta.

Nel 1935 intraprende un viaggio in Campania, Algeria e Malta per dipingere.

Allestisce una personale di 46 opere presso la Galleria del Milione a Milano.

Il suo studio è punto d’incontro di artisti tra cui Arturo Martini, Savinio, Tosi, Sironi, Campigli ma soprattutto dei più giovani Manzù, Marini e Tomea.

Grazie all’interessamento di Arturo Dazzi, viene invitato ad affrescare due grandi pareti del nuovo Palazzo di Giustizia di Milano.

Tra i temi proposti inerenti la giustizia, la Bibbia o la storia, Carrà ne sceglie uno religioso: il Giudizio universale, uno relativo al riordinamento giuridico dell’imperatore Giustiniano: Giustiniano libera lo schiavo.

Entrambi gli affreschi, terminati nel 1938, sono oggetto di attacchi politici perché privi di riferimenti al regime; vengono, dunque, coperti con juta sino al 1845, quando sono, nuovamente, resi visibili.

Nel 1941 ottiene  la cattedra di pittura all’Accademia di Brera e l’anno successivo gli viene dedicata una mostra antologica in sei sale della Pinacoteca di Brera, nelle quali figurano 114 opere giunte da tutta l’Italia.

Nello stesso anno il pittore scrive si dedicata alla stesura della propria biografia pubblicata da Longanesi l’anno dopo.

Nel 1943, in seguito ai bombardamenti di Milano, si rifugia a Corenno Plinio, sul lago di Como.

Qui dipinge una serie di paesaggi e segue un centinaio di disegni per l’illustrazione dell’edizione del Don Chisciotte curata da Giampiero Giani.

Dopo essere rientrato a Milano nel 1946, lavora ancora assiduamente soprattutto a Forte dei Marmi e a Venezia dedicandosi al disegno e alle litografie.

Nel 1948 tiene una mostra a Bologna e poi a Milano.

Nel 1955 esce in Germania la Storia della pittura del XX secolo di Werner Haftmann che conduce una profonda analisi sull’arte di Carrà.

Nell’aprile del ’62 viene realizzata una mostra storica a Palazzo Reale di Milano promossa dal Comune e dall’Ente manifestazioni, vi figurano 106 quadri a olio e 100 fra disegni e opere grafiche.

Carlo Carrà muore a Milano il 13 aprile 1966.

da M. Carrà Stralci di biografia in Carrà Oggi a cura di L. Cavallo, edizioni Galleria Marescalchi, Bologna anno 1989

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