LA GENERAZIONE DEGLI ARTISTI NATI DOPO IL  1960 FA I CONTI CON GLI INVENDUTI PUBBLICI

di Maria Adelaide Marchesoni e Marina Pirrelli, Il Sole 24 Ore  27 settembre 2014

Quanto incide sul mercato la mancata vendita di un’opera a un’asta? Molti attori della comunità dell’arte ritengono che l’effetto bought-in, cioè invenduto, sia un risultato catastrofico perchè l’opera si «brucia», si svaluta a causa della mancata aggiudicazione pubblica. Carto quando un’opera non passa le cause possono essre diverse: scarsa qualità della stessa, cattivo stato di conservazione, provenienza dubbia e attribuzione o autenticità incerta. Anche la casa d’asta può commettere errori: può non valutare correttamente l’opera sia con stime troppo elevate sia troppo basse, può non aver collocato l’opera nella giusta posizione in catalogo o non batterla nella piazza più adatta ai suoi potenziali acquirenti. E ancora, la moda, il gusto e il discontinuo sostegno di galleristi e collezionisti possono portare a un elevato tasso di bought-in. Naturalmente poi l’andamento dei mercati ci mette lo zampino e può determinare flop in asta: nel novembre del 2008, dopo il crollo dei mercati finanziari, gli incanti registrarono un tasso d’invenduto medio del 38%.

Nell’indagine di Arteconomy24 effettuata in collaborazione con l’info provider Artnet è stato analizzato il tasso d’invenduto per numero di lotti degli artisti nati dopo il 1960, nelle aste battute da gennaio 2011 ad agosto 2014. Va precisato che i dati d’asta non sono rappresentativi  del mercato globale dell’arte, in quanto vanno considerate le vendite in galleria e quelle private che possono avere un andamento migliore, ma sulle quali non vi è trasparenza. Ma certo indica un trend.

Osservando i risultati dell’indagine la classifica «parla» in prevalenza cinese con un boom d’invenduto per sette artisti di nazionalità cinese su 15: in pole position troviamo Yan Pei Ming con un tasso d’invenduto del 43% in crescita per numero e valore dei lotti dal 2012 ad oggi. L’artista celebre per le immagini di Mao, Bruce Lee e del Papa ha avuto la sua prima personale da David Zwirner a New York nel maggio 2007, nel 2009 presso l’Ullens Center for Contemporary Art di Pechino e al Louvre. In questi anni decolla in asta (ben sostenuto), il suo non è un mercato cinese, ma di lingua inglese e francese. In asta nel periodo considerato l’artista registra un volume d’affari di 11,4 milioni di dollari, il turnover dei 37 lotti rimasti invenduti, considerando la base minima preasta,  è stato di 5,5 milioni di dollari.

Al secondo e al terzo posto troviamo due artisti inglesi Glenn Brown e Chris Ofili rispettivamente con il 42% e il 37% di lotti invenduti e un po’ più staccato Damien Hirst con un bought-in del 34% pari a 547 lotti per una stima minima pre-asta di 23,9 milioni di dollari. Hirst ha avuto il picco di vendite tra il 2007 e il 2008, poi un lento e inarrestabile declino dei prezzi: dal 2000 hanno perso il 70%. A conferma alcuni degli Young British Artists, dopo il periodo d’oro di mostre e aggiudicazioni milionarie, stentano ora — salvo casi eccellenti — a recuparera quota. Tra i 15 artisti «più invenduti» negli ultimi tre anni e mezzo c’è anche Maurizio Cattelan con un percentuale uguale a quella di Hirst, ma con un livello di lotti e volumi ben più basso: dopo una ripresa dei prezzi dal 2009 al 2011, oggi continuano a calare. Del resto 100 euro investiti su un’opera di Cattelan nel 2002  oggi ne valgono 82, nonostante il record del 2010 per «Senza titolo» del 2001 battuto  a 7,9 milioni di dollari (stima 3-4 milioni). Più stabile Vik Muniz, rappresentato da alcune delle gallerie più importanti del mondo, ha un tasso d’invenduto del 25% e un fatturato in leggera crescita dal 2012: dal 2011 i top lot non si sono distanziati dal record del 2009 per «Bloody Marilyn» da 266.500 dollari.

La contenuta disponibilità sul mercato di opere importanti di jean Michel Basquiat ha determinato una quota d’invenduto limitata al 20% nel periodo in esame.  Negli ultimi tre anni sono stati diversi i top lot. In fondo alla classifica con un invenduto molto basso, il cinese Zeng fanzhi: negli ultimi 15 anni è salito sul podio degli artisti più famosi e più apprezzati dalla nuova generazione di collezionisti cinesi. Infine, il giapponese Takashi Murakami si posiziona nella parte bassa della classifica con un tasso d’invenduto costante. apprezzato in occidente, come molti degli artisti citati, ha legato il suo successo a un sogno ricorrente.