L’acquisto o l’alienazione  consapevoli  di un’opera passano attraverso molti step: la onservazione della collezione necessita di protezione e di veicoli specifici

di Marilena Pirrelli, Il Sole 24 Ore 31 marzo 2015

 

Qualità della vita e amore per l’arte spesso vanno di pari passo e coinvolgono una platea di persone sempre più ampia, individui immersi in un mondo sempre più veloce e stimolante  dominato dal linguaggio delle immagini. Naturale ricercare le opere in luoghi «collettivi» come le fiere d’arte dove tutta la creatività e la genialità del passato e del presente è racchiuso in uno spazio a misura d’uomo come Tefaf, conclusasi a Maastricht il 22 marzo con 75mila visitatori. Quest’esplorazione collettiva ha fatto sì che solo nel 2014 si siano registrate almeno 180 fiere d’arte di livello internazionale, le prime 22 hanno attratto oltre un milione di visitatori: i dealer vi hanno fatturato il 40% delle vendite dell’anno, circa 9,8 milioni di euro. La delocalizzazione, poi, plana sul web: in uno slalom tra mostre, gallerie, club di collezionisti e aste. Lo scorso anno gli scambi d’arte online — focalizzati soprattutto nella fascia tra mille e 50mila dollari — hanno raggiunto i 3,3 miliardi di euro, pari al 6% delle vendite d’arte  e antiquariato totali, stimate da Clare McAndrew nel «Tefaf Art market report 2015» in 51,216 miliardi di euro, con un balzo del 7% sul 2013. Se dunque il mercato dell’arte gode di ottima salute e allarga la sua base di collezionisti, facendo adepti anche tra i più giovani, va sempre più affinata la consapevolezza dell’acquisto, della gestione e della trasmissione della collezione. Fondamentale verificare la motivazione: acquisire un’opera di un’artista che si stima per gusto estetico, per tecnica e vis creativa, o promuovere un autore giovane in corso di affermazione o pensare di fare un investimento o decidere di creare una collezione e poi trasferirla agli eredi, o ancora desiderare di arredare con gusto la propria casa sono tutte ragioni che si compenetrano e coesistono. In ogni caso alla base dell’acquisto o dell’alienazzione di un’opera ci deve essre un’azione ben ponderata e consapevole.

«A tal fine- spiega Luca Giacopuzzi, avvocato esperto in diritto dell’arte- è imprescindibile documentarsi sul valore di mercato dell’artista prescelto (magari  anche degli altri autori del relativo movimento artistico), sulle diverse quotazioni di un’opera giovanile e di una realizzata nel periodo della maturità e, soprattutto, effettuare un’attenta indagine sull’autenticità, sulla provenienza e sulla qualità della singola opera, il cui valore varia anche in relazione allo stato di conservazione, al curriculum espositivo e alle pubblicazioni». Senza dimenticare che in Italia un’opera di un artista non più vivente, realizzata da oltre 50 anni, in astratto è soggetta alla «notifica». «Questa-prosegue l’avvocato-costituisce un marchio a fuoco dal quale consegue una diminuzione del valore, in quanto ne limita la circolazione al solo territorio italiano».

Dopo l’acqiuisto c’è la protezione: le polizze fine artvanno scelte considerando la copertura. «Le più efficaci sono quelle all risk, che coprono anche il furto con destrezza e la colpa grave dell’assicurato e delle persone del cui operato deve rispondere, come familiari e colf», prosegue Giacopuzzi, autore del libro «Investire in opere d’arte», edito da Allemandi&C. Ma il vero nodo da sciogliere attiene al valore dei beni che si intende proteggere: il mercato dell’arte è talora opaco e la stima delle opere non sempre è agevole. Esistono, in particolare, due tipologie di polizza: quella a valore dichiarato e quella a stima accettata. La prima viene conclusa sulla base dei valori dichiarati dall’assicurato, la seconda richiede un accordo tra la compagnia e il cliente sulla stima di ciascuna opera. «Nella maggior parte dei casi quest’ultima è da preferirsi, in quanto in caso di sinistro l’ammontare del risarcimento è già predeterminato, con benefici anche in termini di velocità della liquidazione», consiglia l’esperto in diritto dell’arte. Poi viene la protezione fisica: temperatura e umidità non idonee possono irrimediabilmente danneggiare le opere. «Di ciò il collezionista deve ricordarsi non solo per le opere che conserva presso di sè, ma anche per quelle che temporaneamente presta a terzi, come i musei: fondamentale è farsi rilasciare, a monte, il facility report che dettagli le condizioni, anche di sicurezza, dei locali espositivi e dei depositi temporanei», conclude Giacopuzzi. Infine, per forme di protezione più sofisticate che rispondono a strategie di asset protection bisognerà valutare se conferire i beni in veicoli societari o segregarle in un trust.