Le stelle cadenti in asta

LA GENERAZIONE DEGLI ARTISTI NATI DOPO IL  1960 FA I CONTI CON GLI INVENDUTI PUBBLICI

di Maria Adelaide Marchesoni e Marina Pirrelli, Il Sole 24 Ore  27 settembre 2014

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Arte cinese, affari per 8,5 miliardi

 

da Il Corriere della Sera, 21 settembre 2014

Il mercato dell'arte cinese sta dando segni di nuovo vigore. Il valore di opere e pezzi d'antiquariato cinesi battuti all'ata nel 2013 in tutto il mondo ha raggiunto gli 8 miliardi e mezzo di dollari, con un incremento del 29% rispetto all'anno precedente (quando si erano fermati a 6,6 miliardi, crollando del 43% sotto i colpi della crisi). Resta però il 2011 l'anno migliore della breve ma intensa stagione del mercato dell'Impero di Mezzo: 11 miliardi e mezzo di dollari. I dati provengono dal Global Chinese Art Auction Market Report e, come ha dichiarato all'agenzia Bloomberg uno degli analaisti che lo ha compilato, "il mercato migliora decisamente e rispetto al recente passato si tratta di un incremento molto più lento. Non vedrete quindi impennate come nel 2010-2011". Dal 2008 al 2011 il giro di affari dell'arte e dell'antiquariato nella Cina continentale è quintuplicato. Problema cruciale però resta l'inaffidabilità del mercato in Cina: al 31 maggio di quest'anno risultava che il 44% dei lotti aggiudicati all'asta non fossero stati pagati, in parte o del tutto. (ar.g.)


L'arte da collezione: più 17% nel primo semestre 2014

 

Un mercato in crescita, quello dell'arte, trainato (nell'ordine) dai collezionisti americani, cinesi e britannici: + 17% nel primo semestre 2014 e 7,15 miliardi di euro di vendite. Le cifre appena rese note da Artprice, società francese leader mondiale delle banche dati sulle quotazioni e gli indici dell'arte (con più di 30 milioni tra indici e risultati d'asta di più di 500.000 artisti), descrivono dunque un mercato in grande evoluzione: "un mercato più maturo e consapevole, sempre più affamatto di nuove opere e di nuovi artisti" per riempire fondazioni, collezioni, musei (in crescita soprattutto in Asia, America Latina e Medio Oriente). Un mercato passato dai 500 mila collezionisti del dopoguerra ai 70 milioni di "conoscitori d'arte" di oggi.


Focus su Silvestro Lega

 

Nella circostanza della presenza dell'importante dipinto di Silvestro Lega "La venditrice di coperte" alla mostra "Al centro: la donna", in corso a Cortina d'Ampezzo negli spazi della galleria Le Muse sino al 31 agosto 2014, riproduciamo uno stralcio del testo critico di Lando Landini, pubblicato in occasione della monografica sul pittore romagnolo, allestita alla Permanente di Milano nel 1988:

 

".....nel panorama dell'arte italiana dell'Ottocento, non è abusivo interpretare Lega come la testimonianza di una sopravvivenza di vitalità e di lucidità intellettuale in una civiltà che, oltre a subire la dissacrazione dei tradizionali valori religiosi, offre un esempio dell'esito incerto e talvolta fallimentare a cui sono esposti quei valori laici e quelle aspettative di progresso che avevano entusiasmato da giovani i protagonisti del caffè Michelangiolo. La sua ci appare come un'operosità concretamente risolutiva, pur nell'incertezza e nelle difficoltà con cui si manifesta: propria di chi si trova in una situazione di ultima ratio e può unicamente fare affidamento sulle proprie individuali risorse di etica creativa. Per chiarire il senso di questa espressione, direi che nel nostro secolo esso si addica non ad un Picasso o ad un Warhol, ma a personalità come Bonnard, Morandi, Soutine, Fautrier, Wols, Pollock...:individualità e opere difficilmente riferibili a una qualche velleità di stile d'epoca, ma estreme e significative manifestazioni di quel distacco critico dai valori sociali vincenti che ormai necessariamente si accompagna  ad una ricerca di pur improbabile verità. Una meditazione acuta ma disincantata, a volte disperata, sempre però entusiasta, è la più idonea a neutralizzare gli effetti di quella "morte dell'arte"che i filosofi e gli storici si compiacciono di formulare. Poichè, al di là di una più concretamente postulabile "fine degli stili", non c'è motivo che assumano un atteggiamento di rinuncia le individualità più inventive, più integrate alla vita e alle sue ragioni."