Tratto da “Plinio Nomellini” di Michele Biancale, F.lli Palombi Editori, Roma, 1946:
“Quando noi leggiamo, nei ricordi di Anna Franchi, che il Fattori, a lamentare la scarsa considerazione che si era avuta , e che si aveva tuttavia, di lui come artista cercava una specie di compenso nella sua qualità d’insegnante col vantarsi che “aveva fatto Nomellini“noi consideriamo tale bonaria vanteria non ad altro necessaria che a fissare il punto di stacco della pittura nomelliana. Stacco fattoriano, dunque? Bisogna intendersi. E se rivediamo, nel catalogo dei Macchiaioli della ex-collezione Checcucci, il ritratto del Nomellini dipinto da Silvestro Lega con una presa così brusca del carattere del modello dal profilo arguto e dal mento plasticamente potente, dall’occhio scrutatore e dal cappelluccio rotondo, dobbiamo dal rapporto Lega-Nomellini, come dall’altro Fattori-Nomellini, dedurre rapporti artistici più continui e profondi? La familiarità del Nomellini col Fattori e più col Lega e col Signorini è ormai risaputa. Il Nomellini stesso ha scritto di ciò qualche toccante ricordo e più particolari menzioni ha fatto a voce ai suoi amici, e tali infine che illuminano d’una luce tristissima certe giornate, specie del Lega. Nomellini giovane doveva essere, oltre che osservatore intelligente dell’arte di cotesti tre maestri, un carattere fermo e al tempo stesso impetuoso e s’accompagnava, lui tanto più giovine, con loro non tanto per supina ammirazione della loro arte che sapeva valutare fuori d’ogni eccesso; ma per viva ammirazione della loro tenacia , dell’avversa sorte che li accompagnava, della purezza del loro ideale d’arte. Quanto a influenza su di lui dell’arte di costoro, specie di quella di fattori, crediamo che l’esperienza macchiaiola, se pure così ha da chiamarsi, durò poco in Nomellini; e che l’insegnamento vero e proprio fattoriano, dato che la parola insegnamento possa usarsi al caso di Fattori, un insegnante sui generis, cioè affatto insegnante, ma vagamente indicatore di un richiamo costante al vero e della necessità d’essere personale, non vada al di là d’un esempio d’artista probo, cosciente, sincero quale Fattori poteva proporsi a chi s’iniziava alla pittura. Non è difficile, a chi abbia pratica delle collezioni dei Macchiaioli, composte, disperse e ricomposte, per disperdersi ancora, tal’è la precarietà del gusto e la quotazione commerciale che accompagna, oggi, l’opera d’arte, non è difficile dunque di rintracciare, nei superstiti cataloghi di quelle, molte opere prime del Nomellini nelle quali i piccoli motivi cari ai macchiaioli più grandi sono dipinti da lui non con la sola preoccupazione formale, schiettamente rappresentativa, anche se potentemente rappresentativa, di quelli, ma con un desiderio di penetrazione della vita faticosa di contadini, di vangatori, di trecciaiuoli, di marinari; un desiderio di caratterizzazione che incide il segno e avvia la pittura verso un’interpretazione anche umana della vita……..”