Giacomo Favretto, Liston moderno
1887 

olio su tela, cm. 82,5×162,5
firmato in basso a sinistra: G. Favretto;
sul verso, in basso a sinistra e a destra, sulla tela, la firma ripetuta; inoltre, sempre sul verso della tela, la scritta: “anno 1887”



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Recentemente apparso sul mercato, dopo che dall’ultima presenza pubblica alla Biennale del 1928 se ne erano perdute le tracce, il Liston moderno è ritenuto da sempre per giudizio unanime il quadro più famoso di Favretto e il capolavoro della sua maturità. Lo stesso pittore lo riteneva tra le opere sue più rappresentative, come attesta una fotografia scattata subito dopo la morte la quale documenta la presenza del quadro sul cavalletto dello studio, ove gli fanno corona altri dipinti fondamentali, come il Ritratto del padre, e il Mercato in Campo San Paolo. Ad  accrescere la fama della tela sin dal suo nascere (1886-87), contribuì la presentazione della stessa all’esposizione Nazionale Artistica di Venezia del 1877, nella quale figurò insieme con il Traghetto della Maddalena, e la Fiera di Pasqua al Ponte di Rialto.
Il 12 giugno dello stesso anno, mentre la rassegna era in corso, Favretto moriva. Il padre Domenico, modesto falegname, ne ereditava il complesso pittorico rimasto nello studio della cui gestione cominciò ad occuparsi. L’anno seguente inviava il Liston moderno all’Esposizione Nazionale di Bologna, alla quale furono invitati, come rappresentanti dell’arte veneta contemporanea, anche Guglielmo Ciardi e Pietro Fragiacomo. Umberto I acquistò il quadro per quindicimila lire. Il giornale dell’Esposizione riportava la notizia pubblicando, nel n. 31, una fedele incisione eseguita da A. Centenari, accompagnata da un giudizio sull’opera e sul suo autore: “…Egli possedeva una rara chiarezza d’intuizione per tutto ciò che è movimento e carattere e quindi nei suoi bozzetti si rilevava, forse più che nelle opere compiute, l’impressione fotografica dell’insieme e quella omogeneità la quale costituisce ciò che oggi si suol chiamare giustezza dell’ambiente. E questa qualità preziosissima gli permise di spingere la pittura di genere tanto avanti da sedurre anche molti di coloro che conservavano vive predilezioni per le scene eroiche…” (L’Esposizione Illustrata delle Provincie dell’Emilia, n. 31, Bologna, 1988, pp. 247, 248).
L’elemento di novità introdotto da Favretto è il superamento dei limiti di una concezione narrativa di tipo aneddotico, per rappresentare con quell’episodio, una “tranche de vie”, che è specchio della vita del tempo e dei costumi caratterizzanti la società veneziana di allora.
A rendere ancora più viva e palpitante la scena, è il risalto conferito ai modelli, veri e propri personaggi, legati alla quotidianità, tra i quali Guido Perocco ha identificato, nella figura del vecchio con bombetta all’estrema destra della composizione e nella giovane donna a sinistra con lo scialle, rispettivamente il padre e la sorella del pittore. Insieme con gli altri comprimari dell’episodio, la loro figura riempie lo spazio antistante San Marco, dominando sull’architettura di fondo e annullando ogni altro particolare. La proiezione in primo piano dei loro volti è esibita come in una inquadratura cinematografica, al fine di conferire un maggiore interesse psicologico. Con queste soluzioni compositive, Favretto ha ideato un’iconografia audace e di grande originalità, offrendo della realtà una visione mondana di timbro dichiaratamente impressionista.

Società di Belle Arti

“Prospero, un relatore del Corriere di Roma ha visitato lo studio di Giacomo Favretto – e ne ha scritto al suo giornale un interessante articolo.
El liston moderno è il soggetto, che fa riscontro a quello del quadro già esposto El liston alla fine del secolo decimo ottavo. Non è una ricostruzione storica, ma la vita sorpresa in una delle sue brillanti manifestazioni.
L’insieme era già segnato, le figure condotte a buon punto, due terminate si può dire: un pescatore di Chioggia nel suo costume pittoresco, che in attitudine sorridente guarda la gente che passa oziando. Favretto, dopo averlo terminato, con aria contenta diceva agli amici: – Questo vecchio fa il quadro. Ed è verissimo come nota principale, posta al primo piano della tela, può dirsi veramente una trovata.
Una signora elegante bellissima dagli occhi neri, il cui splendore è un po’ smorsato dalla veletta calata sul viso passa nell’attitudine di chi con compiacenza si sente ammirato.
Anche allo stato in cui ora si trova è questo, secondo me, un piccolo capolavoro.
Bisognerebbe impedire che uscisse d’Italia, nella galleria delle opere moderne sarebbe, nello stesso tempo, un ornamento e una reliquia. Ed il culto dell’arte non deve mai non andar accompagnato da quello degli artisti”.
L’Esposizione nazionale Artistica Illustrata, n. 28, Venezia, 2 ottobre 1887, p. 223.

“Restava incompiuta nel suo studio la tela della Passeggiata odierna, che doveva fare degno riscontro al Liston del Settecento.
Proprio con questi due ultimi suoi quadri il Favretto rappresentò i due aspetti, vecchio e moderno, della società veneziana, e la varia indole del suo ingegno. La Passeggiata odierna a San Marco è l’immagine della vita così precocemente interrotta del povero pittore. Poche figure sono finite, le altre abbozzate, le vedi come attraverso una nebbia, le scorgi alla stessa guisa che nelle nubi dell’occaso la mente si piace disegnare forme fantastiche.
Erano in queste due opere i preludi di un indirizzo nuovo a cui stava rivolgendosi l’ingegno del pittore. Non si può dire assolutamente, come alcuni affermano, che i quadri del Favretto siano una gaia festa per gli occhi e nulla più. Nella dolce fusione delle tinte, nelle limpide meschianze senza velature, senza ritocchi, non si rivela soltanto l’abilità della mano veramente prodigiosa, ma si appalesa un’arte , la quale rende giusto l’intuito del luogo e l’impronta del costume. Non era soltanto un felice pittore, era altresì un artista – l’artista del colore e della luce, che sapeva gaiamente accordare insieme i colori più disparati e stridenti così da destare, insieme coll’ammirazione per le superate difficoltà di tavolozza, un vero godimento estetico.
Non si può negar d’altra parte che l’arte non fosse per lui sopra tutto colore, che la superficialità d’espressione non fosse dissimulata dalla straordinaria abilità tecnica, e la composizione stessa non subordinasse alla macchia, che diveniva la vita del quadro”.

Pompeo Molmenti, Venezia. Nuovi studi di storia e d’arte, Firenze, 1897, pp. 398, 399



Esposizioni
Esposizione Nazionale di Belle Arti in Bologna, 1888, p. 57, n. 95 (Al Liston moderno); III Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia, Venezia, 1899, sala b, p. 22, n. 26 (Liston moderno); Palazzo delle Belle Arti, Venezia nei secoli XVIII e XIX, Parigi, aprile-maggio 1919, n.141; XVI Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia, Venezia, 1928, sale 7-14, p. 40, n. 112.



Bibliografia
D. Fadiga, Atti della Reale Accademia di Belle Arti di  Venezia  1887, Venezia, aprile 1887, p. 61; L. Chirtani, Favretto innovatore, in “L’Esposizione Artistica Nazionale Illustrata – Venezia 1887”, n. 12, Venezia, giugno 1887; G. C. Sicco, Giacomo Favretto e le sue opere, G. C.Sicco, Torino, 1887, tav. IX; L’Esposizione illustrata delle Provincie dell’Emilia, n. 31, Bologna, 1888, p. 244 (ripr.); Liston moderno, in “L’Illustrazione italiana”, Milano-Roma, dicembre 1888; Liston odierno. Quadro di G.Favretto, in “Bologna Esposizione Emiliana 1888”, Bologna, 1888, n. 31; P. G. Molmenti-G.Mantica, Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Giacomo Favretto, Roma, 1895, pp.13, 20, 25; U. Fleres, Esposizione Artistica Internazionale di Venezia. Mostra retrospettiva del pittore Giacomo Favretto, Roma, 1899, pp. 102-103; S. D. Paoletti, L’Arte alla III Esposizione Internazionale della Città di Venezia, in “L’Alto Adige”, Trento, 1899; S. D. Paoletti, La III Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia  1899. Le mostre individuali, in “Veglie italiane”, Roma, Milano, 1899; G. Secretant, La  III Esposizione Mondiale di Belle Arti a Venezia, in “Illustrazione Italiana”, anno XXVI, n. 18, Milano, aprile 1899, p. 282; G. Secretant, La III Esposizione internazionale di Belle Arti  a Venezia. I. La Sala Favretto, in “L’Illustrazione Italiana”, n. 20, Milano, maggio 1899, pp. 22, 32; L. Brosch, Giacomo Favretto, in “Die Kunst Unserer Zeit”, Lieferung 3, F. Haufstaeng, Kunstverlag, München, 1902, pp. 44, 47, 49; L. Bénédite-G. Fogolari, Storia della Pittura del secolo XIX, Milano, 1915, p. 490. A. M. Comanducci, I pittori italiani dell’Ottocento, Casa Editrice Artisti d’Italia, S.A., Milano, 1934, pp. 222, 224; E. Somaré, I maestri della pittura italiana dell’Ottocento. Favretto, Milano, 1935, p. 53, tav. LXIV; L. Brosch, Giacomo Favretto (nel cinquantenario della morte), in “Il Gazzettino Illustrato”, Venezia, novembre 1937; A.A.V.V., Giacomo Favretto nel cinquantenario della morte, in “L’Avvenire d’Italia”, Roma, agosto 1937; E. Cecchi, Pittura Italiana dell’Ottocento, Milano, 1938, p. 340; A. M. Brizio, Storia Universale dell’Arte. Ottocento-Novecento, vol. VI, Torino, 1939, p. 258; U. Galletti- E. Camesasca, Enciclopedia della Pittura Italiana, Milano, 1950, p. 906. G. Pavanello-G. Romanelli, Venezia nell’Ottocento. Immagine e mito, catalogo della mostra, Milano, 1983, p.188; G. Perocco-R. Trevisan, Giacomo Favretto, Torino, 1986, p. 189, n.192 (ripr.).