di Stefano Bucci, Corriere della Sera 29 giugno 2014

 

Due terzi delle opere aggiudicate “per cifre più alte della loro stima massima” con “una spiccata partecipazione da parte dei collezionisti asiatici e russi”: il resoconto dell’asta che Sotheby’s Londra ha appena dedicato, lo scorso 23 giugno, a Impressionist & Modern art, oltre 150 milioni di euro e il 91,3% delle opere in catalogo vendute, riassume bene la situazione. Le Ninfee di Monet del 1906 (ma c’erano anche Mondrian, Chagall, Picasso, de Lempricka), battute per quasi 40 milioni di euro (secondo prezzo più alto per un’opera dell’artista francese all’asta), partivano da una stima “solo” di 37 milioni. Hanno così seguito idealmente il percorso di altri capolavori già passati per le sale di Sotheby’s, casa fondata l’11 marzo 1744 da Samuel Baker: L’urlo di Munch, Double Disaster di Warhol, il Trittico di bacon, Il Nudo seduto sul divano di Modigliani, l’Uomo che cammina di Giacometti. Il mercato è cambiato ed è un mercato “sempre più globale” in un mondo diventato ormai “sempre più piccolo”.

Un mercato che si apre ai nuovi magnati mentre gli stessi nouveaux riches aggiornano i propri obiettivi: non solo più arte cinese per i cinesi, per dire. In questo mondo senza più tanti confini però sembra esserci più necessità di controlli su affidabilità delle opere e solvibilità degli acquirenti. E la selezione premia: “I nostri cataloghi – spiega Claudia Dwek, viceoresidente di Sotheby’s Europa – sono una miscela di alta qualità delle opere accompagnata da stime calibrate, con lotti provenienti da collezioni private e fondazioni.

Anche la curiosità, comunque, aiuta: lo dimostra il record per il manoscritto di Like a Rolling Stone di Bob Dylan. Ma la top ten dei risultati resta ancora nelle mani del moderno e del contemporaneo (un’arte più facile da capire). Intanto il 9 luglio, ancora da Sotheby’s, oggi public company quotata in Borsa, a Londra va all’asta l’unico disegno di Botticelli ancora in mano privata e il primo messo in venditadopo oltre 100 anni.

Questo Studio per un San Giuseppe seduto arriva dalla collezione della vedova del Signor Johnson & Johnson (scomparso nel 2013) e serviràa finanziare la sua fondazione per i bambini che soffrono di autismo. La stima parte da un milione e mezzo di sterlinema non superrarla sembra davvero impossibile.