Francesco Lojacono, L’estate
1890-‘91 

olio su tela, cm 101×201;
firmato in basso a destra: “F. Lojacono”


 


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“Nella prima sala del palazzo delle Belle Arti…stanno i tre nuovi paesaggi di Francesco Lojacono, tre nuove glorificazioni della bella natura meridionale. Il Lojacono non è un freddo decoratore: è il pittore poeta, l’artista che ama i larghi orizzonti, le scene vaste e solitarie. Nelle sue tele luminose i cieli palpitano come se fossero veramente sotto la calda carezza del sole, le nuvole autunnali passano burrascose, le montagne, le brulle montagne palermitane si distendono nel tono grigio della roccia, e il mare…il mare si allarga immenso, vario, infinito, or lento nella calda giornata estiva, or agitato da una lieve brezza in primavera, or infrangendosi livido alla spiaggia d’autunno. L’ Estate, di cui riproduciamo il disegno, ricorda un altro quadro del Lojacono, Il caldo in Sicilia. Ma questo ci portava in uno stradone arso dal sole sì, ma che si allungava perdendosi lontano lontano, nella pianura immensa, accasciata sotto il fiato caldo di agosto, tra le mura d’un giardino, dalle quali degli ulivi protendevano i rami immobili nell’aria pesante, e i campi mietuti, aridi, sassosi nel primo piano con un fico d’India intristito in quell’arsura siccome l’anima di quella buona lana di maestro Adamo, nell’inferno dantesco. Un paesaggio eminentemente siciliano, campestre. Nell’ Estate lo stesso soggetto è portato in un altro ambiente, in un sobborgo di Palermo. Lo stradone di Romagnolo si allunga monotono, polveroso, limitato in fondo dai monti, con a destra il mare d’un azzurro carico, com’è d’estate, corso da qualche vela, a sinistra una striscia di giardini che si vedono di scorcio e che finiscono in un rialzo di terreno, tutto in ombra, in cima del quale degli alberi penzolano i rami nell’aria. Questi rami sono in luce come tutta la striscia dei giardini. Riuscitissimo e bel contrasto. Tragitta lo stradone, nel mezzo, un carro carico di verdura, tirato da un povero ciuco che stenta a camminare in quell’arsura, con le lunghe orecchie abbassate, con la stanchezza e l’oppressura del caldo dipinta in tutte le pose delle gambe, guidato da un omaccione il quale se ne sta seduto sul davanti con le gambe penzoloni e la tesa del cappello cacciata sugli occhi: una macchietta locale riuscitissima. Più sotto, dal lato dei giardini, una carrozza da nolo, vuota, si avanza sollevando una fittissima polvere. Il cocchiere a cassetta ha abbandonato le redini sulla groppa dell’animale e sta colle mani incrociate sul petto. Certamente sarà fissato ad ora. Dove va ? In una di quelle ville, forse, che allegrano quel soggiorno incantevole. Più sotto ancora, confuso nella lontananza, un carro, con un immenso cumulo di paglia. E nel cielo di un azzurro carico come il mare, con qualche nuvola, leggermente rosata, sfumata all’orizzonte, sul mare, sui giardini, sullo stradone, sui pali del telegrafo che lo costeggiano, il sole estivo: un sole che non si vede, ma che illumina tutto il paesaggio d’una luce calda, abbagliante. Com’è finita financo nei dettagli, nella banchina scalcinata, smussata, nei pali del telegrafo, questa tela del Lojacono! Si prova l’impressione dell’ora, guardandola, tanto da desiderare un po’ d’aria fresca, un po’ di verde.”

L’Esposizione Nazionale illustrata di Palermo, 1891-92



Esposizioni
Esposizione Nazionale di Palermo, 1891-’92



Bibliografia
L’Esposizione Nazionale Illustrata di Palermo, 1891-’92, dispensa n. 6, Edoardo Sonzogno editore, Milano, pp. 42, 44 (ripr.); M. Accascina, Ottocento siciliano. Pittura, F. lli Palombi editore, Roma, 1939, p. 139; F. Grasso, Francesco Lojacono. Il ladro di sole, in “Kalos”, suppl. n. 2, Palermo, luglio-agosto 1989, p. 29 (ripr.)