Giovanni Fattori, Garibaldi a Palermo
1860 ca. 

olio su tela, cm 88×132
firmato in basso a sinistra: “Giovanni Fattori”


 


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Un’opera d’arte deve la sua aura di nobiltà anche a quanti, incrociandosi con essa, ne hanno condiviso il viaggio nel tempo – grandi famiglie, mercanti, collezionisti etc. – . I lori nomi, al pari di prestigiosi brand, rappresentano una sorta di corollario per ricostruirne il percorso negli scenari di fondo; quanto più sono blasonati, tanto maggiore sarà il ritorno in termini di valore. Laddove tale condizione non sussiste, per meglio dire il brand viene meno e l’analisi rimane in superficie, la sorte dell’opera è affidata al caso.
E’ quanto accaduto al Garibaldi a Palermo di Fattori allorché, nel 1954, con il titolo generico di Battaglia apparve, come dal nulla, ad un’asta della Galleria Guglielmi di Milano. Simbolo dell’iconografia risorgimentale, pietra miliare della maturazione del maestro livornese nella fase di ricerca sperimentale condivisa con gli altri Macchiaioli, dopo l’apprendistato sotto Giuseppe Bezzuoli, la sua identità non fu compresa, segno delle opportunità che allora anche una città attenta ed informata come Milano era in grado di offrire. Privo di riproduzione e di ogni riferimento bibliografico, il quadro venne incluso nell’ultima parte dello smilzo catalogo senza alcuna notizia, eccetto un’ondivaga e fumosa nota, che, nella sua elementarità e approssimazione, lasciava trasparire l’insicurezza della Galleria nell’inquadrare culturalmente la scena.
Se per una qualche ragione fosse stato conveniente distogliere l’attenzione da essa, modo migliore non si sarebbe potuto trovare!
A cosa attribuire tanta superficialità? Come era possibile che nella capitale italiana del mercato dell’arte, pullulante di gallerie frequentate da clienti importanti, un simile capolavoro venisse sottovalutato? Eppure, il richiamo alla mitica impresa di Garibaldi, nello specifico ad uno degli episodi salienti della campagna in Sicilia – gli scontri con le truppe borboniche avvenuti la mattina del 27 maggio 1860 nei pressi di Porta Termini a Palermo – costituiva di per sé un dettaglio estremamente indicativo sulla valenza storico-artistica del dipinto. Sarebbe stato sufficiente non trascurare lo sviluppo tutt’altro che seriale della scena, l’articolato impianto compositivo, avulso dai modelli tardo-romantici di un D’Azeglio o di un Vincenzo Giacomelli, per concludere che l’autore andava ricercato nella categoria dei progressisti, tra quanti cioè avvertendo l’ebbrezza dei tempi, ne andavano registrando, con sentimento, pulsione e ardore gli accadimenti destinati a cambiare il paese. Se è vero che nel mondo dell’arte i casi di miopia conoscitiva abbondano, altrettanto vero è che i curatori della vendita, dovendosi cimentare su un terreno arduo e spinoso come quello delle attribuzioni confidando nel solo istinto, avevano optato per la soluzione meno vincolante e impegnativa.
Va, altresì, osservato che alla metà degli anni cinquanta le indagini sull’opera di Fattori e degli altri Macchiaioli erano ancora ferme alle belle pagine dell’anteguerra cariche di emotività di Ojetti, Cecchi, Tinti e Somaré. Solo l’artista livornese, grazie agli studi portati avanti da un allora giovane Dario Durbé, aveva beneficiato, appena un anno prima che il quadro tornasse alla luce, del riconoscimento di un’ampia rassegna monografica a Livorno. Sarebbe dovuto trascorrere poco meno di un decennio perché il lungo lavoro di documentazione avviato da Giovanni Malesci sfociasse nella pubblicazione del primo tentativo di Catalogazione illustrata della pittura ad olio di Giovanni Fattori (1961). Pur trattandosi di un limitato compendio, ordinato senza un preciso criterio filologico, esso era in grado di fornire una visione sufficientemente esaustiva della distinta e complessa fisionomia dell’artista.
In ogni caso la variegata asta milanese, al di là del modus operandi degli organizzatori, sia pure inconsapevolmente un merito l’aveva avuto: far riemergere, dopo un lungo oblio, un importante inedito destando l’interesse di un conoscitore di vaglia quale Mario Borgiotti. Forte della precoce esperienza derivata dalla frequentazione dei primi autorevoli mercanti della pittura macchiaiola, Mario Galli ed Enrico Checcucci – solo per citare due tra i più importanti – riconoscendo con intuizione e perspicacia la cifra stilistica del quadro, lo avrebbe, ricondotto, definitivamente, alla mano di Fattori pubblicandolo nella poderosa edizione dei Grandi Pittori dell’Ottocento Italiano, curata con Giorgio Nicodemi e Alfredo Schettini.

Mentre Malesci, dal canto suo, inserendo la tela nel proprio Catalogo, non avrebbe esitato a identificarla con quel Fatto d’arme della guerra del 1860 citato dal De Gubernatis nel Dizionario degli artisti italiani viventi.
A trentacinque anni, dunque, dopo il matrimonio con Settimia Vannucci celebrato il 2 luglio 1860 nella chiesa di Santa Maria del Soccorso a Livorno, Fattori aveva dipinto il suo primo importante quadro d’ispirazione risorgimentale, uno dei capolavori della giovinezza. Sebbene lontano, mentalmente e fisicamente dall’episodio evocato, nel riassumerlo egli ha integrato la lucidità estrema del fine documentarista con la sensibilità del grande narratore, conferendo all’insieme il tono veridico ed emozionale di una pagina dell’Abba. Decentrando a destra il gruppo di Garibaldi e dei due ufficiali, verosimilmente Nino Bixio e Francesco Nullo, Fattori ha focalizzato l’attenzione su Porta Nuova, nei pressi di Palazzo Reale, e non su Porta Termini dove, effettivamente, gli scontri avvennero. Proprio tale inesattezza induce a ritenere che egli abbia fatto ricorso al mezzo fotografico, più volte impiegato in seguito. L’ipotesi sembrerebbe avvalorata dal puntuale riscontro con una serie di lastre realizzate dai francesi Gustave Le Gray e Eugène Sevaistre, immediatamente dopo i bombardamenti della città. Tradotte in incisione, esse trovarono spazio in alcuni dei più noti periodici dell’epoca, non ultimo “Le Monde Illustré”, nel quale, a corredo del reportage di H. Durand-Brager del 7 luglio, vene pubblicata una sequenza d’immagini legate ai luoghi teatro degli scontri, tra cui, appunto, Porta Nuova. Anche in Italia le fotografie stereoscopiche di Sevaistre ebbero larga diffusione attraverso un’editoria pubblicistica di grande successo; tra i titoli più fortunati Garibaldi nelle due Sicilie, ossia Guerra d’Italia del 1860, un album ricco di suggestive riproduzioni, stampato a Milano dai fratelli Terzaghi.
Proprio da quelle istantanee, con fertile immaginazione, Fattori avrebbe ricavato l’idea per il Garibaldi a Palermo, colorandolo a “tinte forti”, di un’intensità cinematografica, preludio dell’impostazione colta e raffinata, priva d’orpelli, della grande regia di Luchino Visconti.

G. Matteucci, Garibaldi a Palermo: quando Fattori dipinge la storia come un film, in catalogo della mostra Centro Matteucci per l’Arte Moderna, Garibaldi a Palermo. Una memorabile pagina del Risorgimento nel capolavoro di Fattori, Viareggio, 2 gennaio-13 marzo 2011, pp. 11-13



Esposizioni

Forte del Belvedere, I Macchiaioli, Firenze, 1976, n. 25; Grandi Magazzini Isetan, I Macchiaioli, Tokyo, 1979, n. 47; Museo del Palazzo Venezia, Museo Centrale del Risorgimento, Garibaldi. Arte e storia, Roma, 1982, n. 1/5.6.1; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Pittura garibaldina da Fattori a Guttuso, Roma, 1982-1983, p. 5, tav. 1; Cisternino del Poccianti, Fattori: da Magenta a Montebello, Livorno, 1982-1983, n. 168; The Federick S. Wight Art Gallery, The Macchiaioli. Painters of Italian Life, 1850-1900, Los Angeles, 1986, n. 21; Palazzo della Permanente, Risorgimento mito e realtà, Milano, 1992, p. 133; Walters Art Gallery-Worcester Art Museum-Frick Art Museum, Ottocento. Romanticism and Revolution in 19th Century italian Painting, Baltimore-Worcester-Pittsburg, 1992-1993, n. 60; Galleria Pananti, Contributo a Fattori, Firenze, 1994, n. 5; Museo del Corso, I Macchiaioli. Origine e affermazione della macchia 1856-1870, Roma, 2000, n. 24; Palazzo Ducale, Garibaldi il mito. Da Lega a Guttuso, Genova, 2007-2008, n. 59; Musée d’Orsay, Voir l’Italie et mourir. Photographie et peinture dans l’Italie di XIXe siècle, Parigi, 2009, n. 176; Scuderie del Quirinale, 1861. Pittori del Risorgimento, Roma, n. IV.8; Venaria Reale- Palazzo Pitti, La Bella Italia. Arte e identità delle città capitali, Venaria-Firenze, n. 5.4.2; Museo dell’Orangerie, Les Macchiaioli des impressionistes italiens?, Parigi, 20 settembre 2012-5 gennaio 2013, n. 14; Fundaciòn  Mapfre, Macchiaioli realismo impresionista en Italia, 12 settembre-5 gennaio 2013.



Bibliografia
A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi. Pittori, scultori e architetti, Firenze, 1889, p. 195; M. Borgiotti, I Macchiaioli e la scuola toscana, in I grandi pittori dell’Ottocento italiano, vol. II, Milano, p. 217, tav. IV; M. de Micheli, Giovanni Fattori, in I grandi pittori italiani dell’Ottocento, Busto Arsizio, 1961, pp. 128-129, tav. 9; G. Malesci, Catalogazione illustrata della pittura ad olio di Giovanni Fattori,  Novara, 1961, pp. 92, 360, fig. 133; L. Bianciardi-B. Della Chiesa, L’opera completa di Giovanni Fattori, Milano, 1970, pp. 88-89, fig. 34; D. Durbé, I Macchiaioli, in catalogo della mostra (Firenze, 1976), Firenze, p. 84; D. Durbé, I Macchiaioli, Roma, 1978, p. 140; R. Monti; Le Macchiaioli et le Cinema, Paris, 1979, pp. 58-59; E. Di Majo, Giovanni Fattori, in catalogo della mostra (Roma, 1982-1983), pp. 4-5; B. Paolozzi Strozzi, in catalogo della mostra (Roma, 1982), Firenze, p. 172; S. Pinto, La promozione delle arti negli Stati italiani dall’età delle riforme all’Unità, in Storia dell’arte italiana, vol. 6, Torino, 1982, p. 172; L. Vinca Masini, Giovanni Fattori, Firenze, 1982, pp. 27-28, 54; C. Bonagura- L. Dinelli-L. Bernardini, in catalogo della mostra (Livorno, 1983-1984), pp. 225, 246-248; E. Spalletti, Gli anni del Caffè Michelangiolo, Roma, 1985, pp. 240-241; A. Boime, The Macchiaioli and the Risorgimento, in catalogo della mostra (Los Angeles, 1986), Edith Tonelli and Katherine Hart, p. 48; S. Bietoletti, in catalogo della mostra (Baltimore-Worcester-Pittsburg, 1992-1993), Firenze, p. 187; D. Durbé, in catalogo della mostra (Firenze, 1994), Firenze, pp. 35-37, 297; P. Stivani, Realtà sociale e realtà “contemplativa” in Fattori, in catalogo della mostra (Firenze, 1994), Firenze, p. 288; D. Durbé, Fattori Giovanni, in Dizionario Biografico degli italiani, vol. 45, Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, 1995, p. 346; R. Monti, Fattori, in “Art Dossier”, maggio, n. 101, Firenze, p. 10; P. Stivani, I Macchiaioli, in Ottocento. Catalogo dell’arte italiana dell’Ottocento, n. 24, Milano, p. 14; F. F. Mancini, L’impresa dei Mille nelle arti figurative da Marsala a Messina, in “La Sicilia, Garibaldi, i Mille di Marsala: fonti, memoria e mito”, atti del Convegno, Marsala, 11-12-13 maggio1997, pp. 123-131, Centro Stampa Rubino, Marsala; A. Marabottini, Origine e affermazione della macchia (1856-1870), in catalogo della mostra (Roma 2000), Roma, p. 21; C. Ceccutti, Da Castiglioncello a Porta Pia. I Macchiaioli e il Risorgimento, in catalogo della mostra (Castiglioncello Centro per l’Arte Diego Martelli- Castello Pasquini, Macchiaioli. Opere e protagonisti di una rivoluzione artistica (1861-1869), Firenze, pp. 47, 49; S. Bietoletti, La forza esortativa del Tricolore dipinto dalle Repubbliche alla Repubblica, in catalogo mostra (Reggio Emilia, Chiostri di San Domenico, Bandiera dipinta. Il tricolore nella pittura italiana 1797-1947), Milano, p. 26; L. Lombardi, Mazzini, Garibaldi e la sua leggenda, in catalogo della mostra (Genova, Palazzo Ducale, Romantici e Macchiaioli. Giuseppe Mazzini e la grande pittura europea), Milano, 2005, p. 152; F. Mazzocca, Da Quarto al Volturno. L’epopea dei mille, in catalogo della mostra, (Genova, 2007-2008), Milano, pp. 91, 177-178; R. Monti, I macchiaioli e il cinema. L’immagine del XIX secolo e la pittura dei macchiaioli nel cinema italiano, in catalogo della mostra (Castiglioncello, Centro per l’arte Diego Martelli- Castello Pasquini, Il cinema dei pittori. Le arti e il cinema italiano) Milano, 2007, p. 46; V. Farinella, Le guerre di Fattori, “che non fu soldato”, in “Nuovi Studi Livornesi” (estratti), vol. XV,  Livorno, 2008, pp. 14-15; N. Marchioni, In margine al centenario fattoriano: note sul naturalismo, in catalogo della mostra (Firenze, Museo Nazionale Alinari della fotografia, I Macchiaioli e la fotografia) Firenze, p. 67; A. Villari, in catalogo della mostra (Roma, 2010-2011), Milano, pp. 132-133; Garibaldi a Palermo. Una memorabile pagina del Risorgimento nel capolavoro di Fattori, catalogo della mostra Viareggio, Centro Matteucci per l’Arte Moderna, 22 gennaio-13 marzo 2011, a cura di G. Matteucci-F. Panconi-R. Viale; G. Barbera, schede in catalogo della mostra (Venaria- Firenze, 2011), p. 230.