di Silvia Anna Barrilà, da Plus24-Il Sole 24 Ore, 21 aprile 2018

 

Manca poco aquella che è stata anticipata come l’ata del secolo: la dispersione della collezione d’arte e oggetti decorativi di David e Peggy Rockfeller, che si terrà l’8,il 9 e il 10 maggio da Christie’s a New York e online a partire dal 1 maggio. Si attende un risultato superiore a quello realizzato nel 2009 da Christie’s a Parigi dalla collezione di Yves Saint Laurent e pierre Bergé, pari a 374 milioni di euro. Figlio di John D. Rockfeller Jr. e Abby Aldrich Rockfeller e nipote del famoso John D. Rockfeller, David Rockfeller ha raccolto con la moglie Peggy più di 1.550 opere e oggetti stimati più di 500 milioni di dollari, ma alcuni prevedono un risultato superiore a 1 miliardo di dollari. “Non posso fare speculazioni sul risultato finale – ha detto al telefono Jonathan Rendell, Deputy Chairman Christie’s  America, – ma la risposta del pubblico al tour della mostra che ha toccato Cina, Europa e Usa è stata molto positiva. E’ la più grande vendita per beneficenza mai organizzata e prosegue la tradizione filantropica di famiglia iniziata con John D. Rockfeller”. Il ricavato, infatti, andrà a favore di 12 fondazioni tra cui il MoMA  (cofondato dalla madre di David Rockfeller) e l’università di Harvard.

Le aste copriranno diversi settori del collezionismo, dall’arte asiatica all’epoca moderna, con oggetti a partire da poche centinaia di dollari. Molti appartengono  alle arti decorative del XVIII secolo e provengono dalle case dei Rockfeller a New York, nella contea di Westchester e nel Maine. I servizi di porcellana saranno ben 69. “I Rockfeller usavano questi oggetti nella vita quotidiana – ha raccontato ad ArtEconomy24 Peter Johnson, lo storico della famiglia – non erano quel tipo di collezionisti che chiude gli oggetti in una teca e non permette agli ospiti di avvicinarsi”. “Quello delle arti decorative è un settore in sofferenza rispetto a 20 anni fa – ha spiegato Jonathan Rendell, ma il nome rockfeller risvegli l’interesse del pubblico, per quanto non si possa quantificare l’effetto della provenienza sul valoire finale. Nelle stime non ne teniamo conto, guardiamo alle opere  paragonabili, ma in questo caso èsifficile perché sono il top”.  In particolare si riferisce ai dipinti impressionisti e moderni, che costituiscono il nucleo più prezioso della collezione. Un settore che oggi desta grande interesse in Asia, per cui è probabile che alcune opere voleranno in Cina. “ Il 35% della clientela di christie’s attualmente è in Asia – così Rendell – ovviamente per noi è un mercato molto importante”. La passione dei Rockfeller per l’arte moderna e impressionista nacque grazie ad Alfred Barr, primo direttore del  MoMA , che la consigliò quando iniziarono a collezionare seriamente. Prima di allora David e Peggy Rockfeller avevano acquistato ritratti settecenteschi di poca importanza per arredare la casa della fine degli anni ’40, ma fu proprio la moglie di Barr, una sera a cena, a criticare tutti quegli uomini in divisa appesi alle pareti, scatenando nella coppia il desiderio di acquistare veri capolavori. Tra questi ci sono le ninfee di Monet , un’opera per cui Christie’s si aspetta un risultato tra i 50 e i 70 milioni di dollari, appartenente ad una serie a lungo trascurata e rivalutata nel dopoguerra , e “Odalisque couchée aux magnolias” di Matisse, la sua opera più importante mai offerta all’asta. Un altro quadro eccezionale è “Fillette à la corbeille fleurie” di Picasso, un dipinto del periodo rosa , rarissimo sul mercato, che Rockfeller scelse dalla collezione di Gertrude Stein nel 1967. All’epoca l’intera collezione fu valutata 6,8 milioni di dollari (comprendeva una trentina di Picasso e sette Gris), Rockfeller  la acquistò con altri cinque partner, ognuno dei quali versò poco più di un milione di dollari (uno saltò all’ultimo momnento per cui Rockfeller versò due quote); oggi Christie’s si spetta offerte tra i 90 e i 120 milioni di dollari solo per quest’opera. Un altro Seurat stimato 35 milioni di dollari fu acquistato da Rockfeller – sempre grazie a Barr per 100.000 dollari. “David Rockfeller non si aspettava un tale aumento dei prezzi dell’arte – ha dichiarato lo storico Peter Johnston, – ma poi capì che questo cambiamento del mercato era a suo favore, perché gli permetteva di raccogliere ancora più fondi a scopi filantropici”. Già nel 2006 un suo Rothko, valutato a scopi assicurativi, passò da 3 a 30 milioni nel giro di un anno dopo l’ingresso nel mercato degli oligarchi russi. L’anno successivo lo vendette a 72 milioni ai reali del Qatar. Lo aveva pagato 10mila dollari nel 1960.