Monet, Picasso & C realizzano 250 milioni
di Giorgina Adam e Anna Brady, da Il Giornale dell’Arte, luglio-agosto 2018
Londra. Giungendo al termine di una stagione sostenuta, dopo Art Basel e con le ricche vendite di maggio ormai alle spalle, sia l’offerta sia la domanda sono sembrate piuttosto striminzite alla vendita di Sotheby’s del 19 giugno, calcio d’inizio del ciclo di aste impressioniste e moderne londinesi.
Il catalogo da 36 lotti della casa d’aste, nel complesso banale, aveva pochi pezzi di un certo rilievo ed era stimato da 113 a 142 milioni di euro. Era caratterizzato da un considerevole numero di garanzie, che coprivano tre quarti della vendita, o 84 milioni di euro se si considerano le stime minime. Un’”irrevocabile bid” (una forma di garanzia prestata da terzi, Ndr) dell’ultimo minuto era stata piazzata sul lotto principale, “Buste de femme de profil (Femme écrivant)” di Picasso (1932), comunque già garantito da Sotheby’s e ne recava una anche l’attraente e striminzito “Le chat” di Giacometti fuso nel 1955, che è stato venduto per 14,3 milioni di euro diritti compresi.
Tuttavia, l’atmosfera in sala era deprimente, anche se forse l’asta non è stata proprio un “incidente d’auto” come l’ha definita il mercante londinese James Butterwick. Ciononostante il totale di 99,7 milioni di euro, con una percentuale di venduto per lotti del 72,2%, si è attestato ben al di sotto dei 147 milioni di euro della vendita corrispondente dell’anno scorso. Alcune opere sono state vendute sotto le stime minime, comprese sette coperte da garanzia; tre con garanzia della casa non hanno trovato un compratore (tra cui due Monet di un gruppo di di quattro opere impressioniste, piuttosto fuori moda, provenienti da una collezione americana). Al termine della serata, la banditrice Helena Newman ha dichiarato: “Siamo felici di tenerle e probabilmente le venderemo molto bene in trattativa privata”.
Complessivamente la Newmn ha ammesso che la vendita è stata difficile, arrivando alla fine di un “maggio blockbuster”, ma ha sottolineato “episodi incoraggianti in termini di acquisti russi”. Ha anche fatto notare come “Buste de Diego” di Alberto Giacometti, fuso nel 1957, sia stato aggiudicato a un collezionista giapponese alla stima minima di 8,3 milioni di euro.
Tra i due lotti principali, il molto pubblicizzato Picasso è rimasto l di sotto della stima minima (non pubblicata) di 39 milioni di euro ed è stato venduto dopo una singola offerta di 30 milioni, probabilmente al garante. Il secondo posto se l’è aggiudicato il gatto in bronzo di Giacometti che era stato ritirato dalla vendita a New York in maggio. Allora aveva una stima di 17 milioni di euro; questa volta, con una stima ridotta a 13 milioni di euro, ha trovato un compratore, la galleria Hauser & Wirth, per 14,3 milioni.
L’atmosfera è cambiata la sera successiva alla vendita di arte impressionista e moderna di Christie’s, che ha mostrato una decisa impennata. Condotta brillantemente da Jussi Pylkkänen, l’asta ha raccolto 146 milioni di euro diritti compresi, all’interno delle stime preasta che erano comprese tra 109 e 153,2 milioni (premi esclusi). La casa d’aste ha venduto l’84% per lotti e l’atmosfera è stata vivace rispetto alla serata precedente, anche se la sala non era del tutto piena. I lotti garantiti erano solo due, entrambi piazzati all’ultimo minuto da terze parti. Il lotto principale era “La Gare Saint-Lazare, vue éxterieure”, veduta “atmosferica” di Claude Monet (1877), uno di una serie di 12 dipinti della stazione parigina, che ha toccto i 28,4 milioni di euro contro stime non pubblicate da 25 a 32 milioni; il prezzo era in linea con i quasi 28 milioni di euro che un altro esemplare della stessa serie aveva realizzato alla vendita Rockfeller di New York in maggio. Il Monet ha battuto il lotto di copertina, “Femme dans un fauteuil” (Dora Maar,1942) di Pablo Picasso, uno dei due lotti garantiti, che ha sfiorato la stima minima con oltre 22 milioni di euro. Ma c’è stata una sorpresa inattesa con il piccolo ma bello “Drei Pferde (Tre cavalli)” di Franz Marc, una coloratissima gouache del 1912, che è volato molto oltre le stime comprese tra i 2,8 e i 4 milioni di euro per raggiungere la cifra di 17,6 milioni. Un’altra opera che ha superato le stime è stata il bronzo di Auguste Rodin “Il bacio”, uno dei soli tre esemplari fusi da Griffoul & Lorge tra il 1888 e il 1890.
Venduto l’ultima volta nel 2000, ha realizzato 14,4 milioni di euro, oltre il suo obiettivo di 5,7-8 milioni, andando a Elaine Holte, vicepresidente di Sotheby’s Asia, che partecipava per conto di un cliente. In effetti, le offerte asiatiche sono state sostenute per tutta la vendita; la copresidente del dipartimento Giovanna Bertazzoni ha detto che i compratori orientali hanno rappresentato circa un terzo del totale. Notevole è stato l’interesse di Cina e Giappone per un gruppo di quattro bronzi di Camille Claudel, tutti venduti a un solo cliente che partecipava attraverso la Holt contrastato, ma senza successo, dalla consulente commerciale di Christie’s Sumiko Roberts. I più costosi dei due sono stati aggiudicati ciascuno a 1,25 milioni di euro.
Il risultato probabilmente più inspeigabilke è stato quello di “La conversation” di Paul Cézanne (1870-71), una composizione davvero brutta che rappresenta due donne in crinolina in un parco. Con stima da 1,1 a 1,7 milioni, è stato venduto a 1,37 milioni a un cliente di James Butterfield, specialista di arte russa. “Gli ho detto di non comprarlo, ma lo voleva” ha detto Butterfield dopo la vendita: “Ma almeno ha comprato anche il Matisse”. Questo “Oliviers à Collioure” del 1905, dipinto in un coloratissimo stile puntinato, si è attestato a 3,4 milioni, a metà tra le sue stime comprese tra 2,8 e 4 milioni.
Se la vendita serale non è stata forse così “favolosa” come ha detto la Bertazzoni, ha tuttavia fornito un impulso gradito al mercato ed è stata di buon augurio per le vendite contemporanee della prossima settimana.