Lorenzo Viani. L’audacia dell’espressività

GALLERIA LE MUSE 2  -CORTINA D’AMPEZZO

 26 DICEMBRE  2016 – 8 GENNAIO 2017

 

Lorenzo Viani- Laudacia dellespressività - Galleria Le Muse Cortina-1

LORENZO VIANI. L’AUDACIA DELL’ESPRESSIVITA’      

Di Viani e su Viani si è scritto molto, a cominciare dal travagliato e periglioso percorso intrapreso nella natia Viareggio su incoraggiamento di Fattori e Nomellini, all’affermazione di pittore in grado di unire a una marcata espressività le qualità di originale narratore votato alle lettere. Una bibliografia analitica, quella fiorita attorno al personaggio, alla quale hanno contribuito autorevoli studiosi del Novecento, paragonabile per estensione a quella di un Picasso o di un Modigliani dalla cui cultura figurativa, specialmente negli anni parigini, egli non si mostra così distante. Senz’altro tra le personalità che hanno lasciato un segno nel proprio tempo, Viani con la sua opera, alla stregua di alcuni autori del teatro espressionista quali Wedekind e Strindberg, ci accompagna nei labirinti tumultuosi e alienanti che, talvolta, si nascondono nella mente e nel cuore dell’uomo. Del “figlio del pastore”, così il pittore si definisce nell’omonimo romanzo autobiografico, ricorre quest’anno l’ottavo decennale della morte; se in una simile occasione la realizzazione di una mostra celebrativa potrebbe apparire scontata, non lo è, invece, allorché si presenti la circostanza quanto mai favorevole del reperimento di un nucleo di opere importanti che danno conto, nell’insieme, della realtà forte, sincera e genuina di cui Viani si è nutrito, e della complessa matrice europea del suo lessico figurativo. Matrice che, se indagata filologicamente, evidenzierebbe una natura complessa e articolata colta in anticipo sui tempi da Leonardo Bistolfi nella nota introduttiva al catalogo della mostra allestita nel 1915 al Palazzo dell’Arte di Milano:
È attraverso a questa mistica atmosfera della miseria, che le sue creature, nate dalla vita, rientrano nella vita, vive delle terribili impronte della loro origine ma trasfigurate da una passione che le sottrae alla brutalità della materia da cui furono tratte per fissarle nella spiritualità del segno rivelatore e fatte veramente “arte” per la sua missione più semplice e ideale […]. Lorenzo Viani non inventa i suoi tristi eroi. Egli li conobbe tutti. Essi hanno vissuto con lui. Egli ha adagiato accanto a loro il suo corpo tremante di freddo, tornando dal disperato vagabondare per le urlanti vie di Parigi, con le vesti marce di pioba e l’anima delirante di una febbre di poesia anche più dolorosa ma più forte della sua fame. Ed è in quelle ore rasentanti la disperazione che egli fissò negli occhi e nell’animo quei volti in cui si rispecchiava il suo medesimo martirio […] Ogni tratto è un solco nell’anima, crudele, doloroso come una ferita, indimenticabile: e ogni solco rinchiude e determina una forma nell’ambiente in cui è apparsa. Così le sue figure hanno la saldezza inflessibile d’un’immagine scavata nel blocco e la vaporosità inafferrabile dell’essere immerso nella grande luce o smarrito nelle trepide aureole dell’ombra. E così, pur in questa inesorabile rappresentazione dei più deformanti aspetti della miseria, la ragione intima animatrice della visione è, ancora e sempre, la eterna irresistibile bellezza delle cose, la essenza unica immutabile dell’arte.

 

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BIOGRAFIA

Lorenzo Viani nasce nella darsena vecchia di Viareggio il primo novembre 1882. L’insofferenza ad ogni disciplina lo porta presto ad interrompere gli studi e a formarsi da autodidatta attraverso letture disordinate (Dante, Hugo, Dostoevskij etc.). Conosciuto Plinio Nomellini subito ne segue gli insegnamenti e, per suo tramite, nel 1900 entra all’Istituto di Belle Arti di Lucca; in questo periodo viene in contatto Mose Levy e Spartaco Carlini. Sempre grazie a Nomellini incontra a Firenze Giovanni Fattori che, notando i “buoni errori” dei suoi disegni, lo incoraggia a proseguire nell’arte. Con l’avvio dell’alunnato nel 1904 all’Accademia di Belle Arti ha modo di legarsi al mondo artistico fiorentino, facendosi conoscere alla Promotrice di quell’anno. Risale al 1907 il primo viaggio a Parigi, dove tornerà l’anno seguente esponendo cinque opere alla “Comédie Humaine”; frutto di tale esperienza è una serie di lavori tra cui Amanti, La perla e l’Autoritratto. Nel contempo, si dedica all’attività di scrittore collaborando a giornali e riviste con articoli sull’arte e la politica. Durante la guerra parte volontario, combattendo sul Carso e sull’altipiano di Asiago, esperienza rievocata con enfasi nel Romito di Aquileia (1964). Rientrato a Viareggio nel marzo 1919 si unisce in matrimonio con Giulia Giorgetti, seguendola nell’incarico d’insegnate a Montecatini Terme, dove inizia la carriera di scrittore. Tra il 1921 e il ’22 espone alla I Quadriennale Romana e alla XI Biennale di Venezia. Nel 1923 è di nuovo a Viareggio, due anni dopo si stabilisce a Lido di Camaiore, intensificando l’impegno letterario anche con articoli per il “Corriere della Sera”. L’asma di cui soffre da tempo non gli dà tregua; il 6 ottobre 1936 lo coglie l’ennesima crisi mentre a Lido di Ostia è intento a dipingere alcuni affreschi per il Collegio “IV Novembre” degli Orfani dei marinai. Ricoverato all’ospedale di quella città, vi muore il 2 novembre.

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GALLERIA LE MUSE  – CORTINA D’AMPEZZO

 

 26 DICEMBRE  2016 – 8 GENNAIO 2017

 

 

 

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