Longoni Emilio (1859-1932). Biografia. Quadri in vendita.

 

 

Emilio-Longoni

Emilio Longoni  nasce a Barlassina il 9 luglio.

E’ il quartogenito di dodici figli.

Suo padre Matteo, originario di Mariano, vanta un passato di garibaldino e gestisce una bottega di maniscalco nello stesso edificio dove alloggia l’intera famiglia, all’angolo tra l’allora corso Vittorio Emanuele (oggi corso Milano) e la via Arcipretura (oggi via San Giulio).

La madre Luigia, appartenente a una famiglia contadina del posto, va avviandosi a una modesta attività di sarta e cucitrice che la sottrarrà al lavoro nei campi.

1865-1874

A Barlassina inizia a frequentare la scuola elementare.

Adolescente, seguendo la medesima sorte che la necessità ha già imposto ai suoi fratelli maggiori, si reca a Milano con il  padre in cerca di lavoro.

Dapprima garzone presso un sensale di vini, passa quindi di lavoro in lavoro sperimentando i maltrattamenti e la durezza di occupazioni umili e precarie.

A porre termine alle fughe del giovane dalla città, per raggiungere la famiglia che tuttavia non può accoglierlo, sarà infine la decisione dei genitori di affidarlo ad un pittore milanese di cartelloni da piazza , nella speranza di avviarlo a un mestiere che possa in qualche modo assecondare la sua inclinazione artistica.

1875-1878

Grazie alla presentazione del suo nuovo datore di lavoro, Longoni si iscrive alla scuola serale di disegno dell’Accademia di Brera e l’anno seguente segue i corsi regolari che frequenterà  con molti riconoscimenti a dar merito di un’istruzione artistica tenacemente perseguita, seppur gravata dalla continua necessità di guadagnarsi da vivere.

Dal 1878, dipinge ante di mobili con nature morte ed esegue pannelli decorativi per il giovane ebanista Carlo Bugatti, suo amico e già compagno di studi braidensi; egli si industria anche dipingendo giocattoli, trottole e marionette, e specializzandosi nella riproduzione artistica di ritratti fotografici.

 

1880-1881

Conclusa la propria formazione accademica, Emilio Longoni affronta il debutto sulla scena espositiva presentando due opere dipinte a Barlassina all’annuale mostra di Brera; le tele passano però inosservate. L’amarezza causata da questa esperienza, unita a una delusione amorosa e alle difficoltà economiche particolarmente acute, determina uno stato di crescente inquietudine che lo porta a fuggire da Milano per recarsi a Napoli, dove si presenta a Domenico Morelli, convinto di poter essere accolto alla scuola del maestro, ma subendo invece un nuovo rifiuto.

Le crescenti difficoltà lo inducono a chiedere l’aiuto finanziario di un parente per fare ritorno a Milano, dove si industria come imbianchino e decoratore.

 

1882-1887

Nei primi mesi del 1882 incontra Giovanni Segantini, già compagno durante gli studi braidensi, che lo presenta ai fratelli Alberto e Vittore Grubicy, titolari di una galleria d’arte attiva nella promozione di giovani artisti; sarà Vittore a proporre a Longoni di unirsi a Segantini, che già gode dell’appoggio della galleria, per recarsi insieme a lui a Pusiano, in Brianza e, successivamente, a Carella, sul lago di Segrino, dove i due potranno lavorare insieme a sue spese, avviando un sodalizio umano e artistico che tuttavia non impedisce loro di sviluppare autonome strade di ricerca.

Ciò nonostante, nel 1884, il desiderio di prendere le distanze dalla situazione ambigua e umiliante che il sempre più esplicito sostegno fornito da Vittore Grubicy a Segantini va creando a suo discapito, lo spinge a tornare a Milano; per ragioni di promozione e di mercato infatti il gallerista ha apposto, in più di un’occasione la sigla di Segantini anche ad alcune delle tele eseguite , in realtà, dal suo compagno Longoni, durante i mesi di lavoro comune in Brianza.

Nel 1866, Longoni riesce finalmente a permettersi l’affitto di uno studio proprio in via Stella, l’attuale via Corridoni.

Per mantenersi si specializza nella realizzazione di copie dei dipinti antichi della Pinacoteca di Brera.

In questi stessi anni entra negli   ambienti dell’aristocrazia e della borghesia milanese; ha così avvio per il pittore una prima stagione di importanti committenze, soprattutto per ritratti e nature morte, generi tuttavia non esclusivi.

 

1888-1889

Nel 1888 la presentazione di Chiusi fuori dalla scuola all’annuale esposizione di Brera ne rivela l’interesse a una resa dal vero attenta ai contenuti sociali.

L’opera è acquistata dall’industriale Pietro Curletti, che insieme all’imprenditore Ignazio Grün diviene tra i più fedeli committenti e sostenitori del pittore.

Nel 1891 partecipa alla Prima Triennale di Brera con opere che lo mettono in luce agli occhi del pubblico e della critica, rivelandone l’intenso cammino di maturazione umana e artistica.

Fondamentale, oltre alle appassionate letture da autodidatta, la frequentazione di alcuni personaggi di spicco della cultura progressista che vanno traducendosi sul piano artistico nel progressivo avvicinamento ai modi della pittura divisa.

Nel 1899, presenta alla esposizione di Venezia una tela che non viene ammessa per l’eccessivo ritardo con cui il pittore invia le pratiche relative all’opera.

Il quadro mostra Longoni ormai incamminato verso il progressivo schiarimento della propria tavolozza, alla ricerca di una materia pittorica alleggerita e luminosa, dove i modi della pittura divisa si piegano a esprimere atmosfere evocative di segno simbolista.

Ai temi di denuncia sociale già frequentati si sostituisce la crescente attenzione per il paesaggio, mentre sul piano tecnico l’artista va riscoprendo l’uso del pennello.

 

1900-1932

Nel Novecento, presente non senza polemiche alle maggiori esposizioni nazionali e internazionali, arrivando a rifiutare nel 1906 il Premio Principe Umberto a Brera, l’artista va maturando un crescente desiderio di contatto con la natura e di ascesi che lo porta ad avvicinarsi al buddismo e ad allontanarsi sempre più spesso dalla città per trascorrere lunghi periodi di lavoro in montagna, anche in alta quota, dove esegue numerosi studi dal vero destinati ad essere in seguito rielaborati in studio nel grande formato.

Lo scoppio della guerra vede Longoni rinchiudersi ancora di più in se stesso.

Inoltre, l’età gli va ormai impedendo di spingersi ancora in alta quota, mentre la ricerca pittorica approda alla rappresentazione di paesaggi smaterializzati, dove i volumi e le forme perdono ogni consistenza.

Lontano dai circuiti di mercato e sempre più appartato dalla scena espositiva, lavora per una stretta cerchia di estimatori con i quali è in contatto diretto.

Nel 1928, invitato a prendere parte alla Biennale di Venezia, declina l’offerta sentendosi ormai estraneo alle regole che governano i meccanismi espositivi.

In questo stesso anno sposa la compagna di sempre, Fiorenza De Gaspari.

Emilio Longoni muore nel proprio studio il 29 novembre 1932.

La tomba si trova  nel Cimitero Monumentale di Milano.

 

(T. Marchesi in G.Ginex, Emilio Longoni. 2 collezioni, catalogo della mostra, Skira, Milano, 2009, p.161).

 

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