Arte Fiera Bologna 2014

 

Arte Fiera Bologna

 

24 – 27 gennaio 2014

 

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Era il 1971 quando Giuliano Matteucci osò esporre a Palazzo Strozzi, sede della prestigiosa Biennale antiquaria di Firenze, La camicia bianca di Oscar Ghiglia. Il coraggio della decisione fu di presentare quella che sarebbe divenuta un’icona del Novecento italiano in un contesto, la prestigiosa rassegna antiquaria fiorentina, dove il dipinto più “giovane” era datato alla fine del Settecento. All’origine di una scelta tanto ardita vi furono due considerazioni: dare testimonianza, attraverso un documento eclatante, delle declinazioni neoquattrocentesche cui era approdata la ricerca macchiaiola agli inizi del nuovo secolo – nell’occasione le forze messe in campo da Matteucci comprendevano, tra gli altri, Posta al campo di Fattori, La Scellerata di Lega e Uscita dal ballo di Zandomeneghi – e sgombrare il campo dai molti pregiudizi che ancora sussistevano sul fatto che una raccolta di quadri potesse annoverare autori di epoca e tendenza diversa e, di conseguenza, accostare stili estremamente eclettici e divergenti senza rasentare l’eresia estetica. In questo senso il giovane mercante si dimostrò precursore per avere considerato una fisionomia pittorica sui generis, come quella di Ghiglia, perfettamente assimilabile a Casorati, Morandi, de Chirico e Sironi per la militanza con le avanguardie di “Lacerba” e del “Leonardo” e allo stesso tempo a Fattori, Abbati, Lega e Borrani per l’inequivocabile substrato culturale ottocentesco.

Una visione decisamente in controtendenza, al di là degli schemi delle convenzioni e del mercato, riassumibile nell’inciso dello stesso Matteucci riportato, oggi, nella home page della Società di Belle Arti da lui fondata: “Niente come il possesso di un’opera d’arte può dare senso alla vita di un uomo”. Con questa ottica sono state selezionate le opere con le quali la Società di Belle Arti si presenta per la prima volta all’importante kermesse bolognese. Secondo lo stile che connota il brand della Società viareggina basato, innanzitutto, sulla qualità, si tratta di vere e proprie eccellenze rappresentative di una linea collezionistica nella quale Ottocento e Novecento convivono e dialogano allo stesso grado di bellezza e d’importanza. Si va dalla fascinosa Donna sul lago di de Nittis, al grande Paesaggio con contadina e buoi di Fattori, dal Ragazzo con statua del geniale Mancini, di un realismo vagamente caravaggesco, alle armonie cromatiche della cézanniana Natura morta con tazza e ventaglio di Carena, un tempo di proprietà del raffinato Ugo Ojetti; approdando, infine, alle misteriose ed eleganti figure ambientate in atmosfere sospese del delicato Ram, alias Ruggero Afredo Michaelles. Un panorama estremamente denso e, allo stesso tempo, eterogeneo in grado di soddisfare tutti i gusti.

 

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