Pasini Alberto (1826-1899). Biografia. Quadri in vendita.
Alberto Pasini nacque a Busseto il 3 settembre 1826 da Giuseppe e Adelaide Crotti Balestra.
Rimasto orfano di padre a soli due anni, si trasferì con la madre a Parma.
A 17 anni si iscrisse all’Accademia Parmense di Belle Arti, assecondando le proprie naturali inclinazioni.
Inizialmente seguì il corso di paesaggio per poi spostarsi alla classse di grafica e disegno.
Gli studi anche se non portati a termine, ne influenzarono la formazione artistica fornendogli gli strumenti necessari per l’impostazione pittorica.
Dopo aver partecipato come volontario alla I Guerra d’Indipendenza si dedicò con successo alla litografia.
Iniziò infatti come disegnatore e litografo eseguendo Trenta vedute di castelli del Piacentino in Lunigiana e nel Parmigiano (1850-51).
Nel 1851, desideroso di uscire dall’ambiente locale emiliano, grazie alla protezione di Paolo Toschi, allora direttore dell’Accademia parmense e vecchio amico della famiglia Pasini, si recò a Parigi, fermandosi prima a Torino e a Ginevra.
Nella capitale francese lavorò presso il grande studio di litografia di Charles e Eugène Ciceri ( “ Ciceri fu subito contento di me, tanto che avrebbe voluto lasciar in libertà un giovane artista per prender me a stipendio fisso; ma io rifiutai perché nel frattempo avevo cominciato ad entrar in buoni rapporti d’amicizia con quel giovane. Continuai a frequentar lo studio del Ciceri, e quando non c’erano litografie da fare egli mi lasciava dipingere, seguiva con vivo interesse i miei lavori, e mi incoraggiava calorosamente a proseguire, dicendomi che presto mi sarei fatto pittore per davvero” E. Carotti, Alberto Pasini, In memoriam in “Emporium”, vol. 60 pg. 487) inserendosi completamente nello stimolante ambiente parigino.
Nel 1853 partecipò per la prima volta al Salon con la litografia intitolata La sera.
L’anno dopo, abbandonato lo studio Ciceri, andò a lavorare presso Chassériau che segnò il suo destino inviandolo come pittore addetto al Ministro Bourée in partenza per la Persia.
Qui rimase per dieci mesi registrando con occhio attento i suggestivi paesaggi e riportandoli, disegno dopo disegno, su piccoli album portatili.
Tornato a Parigi ,dopo aver attraversato l’Egitto e l’Armenia fino al Porto di Trebisonda, compose l’ultima opera litografica: Viaggio nell’Egitto in Persia e nell’Armenia.
In seguito Pasini mise a frutto quell’immenso patrimonio di memorie dando vita nei suoi dipinti ai piccoli caffè persiani sotto gli alberi, alle caccie al falco, alle lunghe carovane.
Al 1859 risale un secondo viaggio nel Desero Arabico, nel Sinai, sulle coste del Libano ed infine ad Atene.
Un anno più tardi sposò Mariannina Celi di Borgotaro e nel 1862 nascerà Claire.
In Italia la critica ufficiale continuava ad essere piuttosto ostile nei suoi confronti mentre a Parigi la sua attività aveva oramai raggiunto fama e notorietà.
Nel 1867, sempre al seguito del Ministro Bourée, raggiunse Costantinopoli, dove lavorò intensamente per nove mesi producendo 51 studi della città con le sue cupole imponenti, i mercati e i venditori ambulanti.
Nel 1868 tornerà in Turchia per consegnare quattro dipinti commissionatigli dal Sultano Abdul Aziz per abbellire il Palazzo del Dolmabahҫé.
La guerra del 1870 lo costrinse a rientrare in Italia e a stabilirsi a Cavoretto, presso Torino.
Sei anni dopo tentò, nuovamente, di raggiungere la Turchia ma i disordini derivati dalla morte del Sultano Aziz lo bloccarono a Vienna.
Sulla strada di ritorno si fermò a Venezia che da allora sostituì per lui a pieno titolo l’Oriente.
Il grande successo fu infatti confermato nel 1876 quando a Parigi ricevette la nomina a Ufficiale della Legione d’onore e la Medaglia d’oro al Salon.
Nel 1878 presentò undici dipinti all’Esposizione Universale di Parigi che ben riassumevano il suo “orientalismo”: “in quelle undici tele di modeste dimensioni che, ingrandite, non avrebbero menomamente scapitato, si ammirava la fermezza del disegno; la prospettiva lineare ed aerea; il colore grasso, pastoso; la pennellata potente, maestra; la luce diffusa; l’armonia delle tinte; la vaporosità dell’atmosfera calda e imbalsamata; il tono verde scuro dei sicomori e il verde tenero delle aiuole, dei platani e dei palmizi; lo scoppiettio delle vesti; l’intonazione d’ambra delle carnagioni” (E. Carotti, Alberto Pasini, In memoriam in “Emporium”, vol. 60 pg. 503).
Seguirono due viaggi in Spagna e nell’88 eseguì il proprio Autoritratto per la Galleria Vasariana degli Uffizi.
L’ultima apparizione pubblica fu nel 1898 quando prese parte alla giuria dell’Esposizione Nazionale di Torino del 1898.
In quell’occasione espose i suoi circa duecento studi dal vero conservati, fino ad allora, tra le mura domestiche.
Alberto Pasini morì a Cavoretto nel 1899.
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