Signorini Telemaco (1835-1901). Biografia. Quadri in vendita.

 

Telemaco-Signorini-vendita-dipintiTelemaco Signorini nacque a firenze nel 1835. Fin dall’infanzia , a differenza della maggior parte dei rappresentanti del gruppo macchiaiolo, dimostrò di beneficiare di un grande privilegio crescendo, grazie  al padre, pittore  presso il granduca, in un ambiente culturalmente qualificato.

Furono suoi compagni di giochi, nel parco della villa Demidoff, Anatolio Scifoni e i fratelli Gordigiani che rivedrà al caffè Michelangiolo.

Nel ’46, attraverso la zia Maddalena Pelzet, incontrò il poeta tragico Giovan Battista Niccolini, dal quale trasse la passione per la letteratura.

Frequentò con entusiasmo il Collegio degli Scolopi i con Giosuè Carducci, Giuseppe Sacchetti, Stanislao Pointeau, Augusto Arnaud e il più giovane Diego Martelli.

Abbandonati, però, su pressione del padre, gli studi letterari, dall’inizio degli anni Cinquanta si dedicò interamente alla pittura, prima sotto la guida di quest’ultimo e di Gaetano Bianchi che lo mise in contatto con Odoardo Borrani poi, all’Accademia fiorentina dove conobbe alla Scuola di Nudo Giovanni Fattori e Adriano Cecioni.

Dal ’53 si recò con Borrani e, dall’anno seguente, anche con Cabianca, a dipingere all’aperto nella campagna di Certaldo e San Gimignano.

Frequentatore del Caffè dell’Onore, del Michelangiolo, oltre che della quadreria del Principe Demidoff,  Telemaco Signorini dal ‘55, prese studio in via della Pergola.

Qui strinse  un legame particolare con il suo vicino Vito d’Ancona con il quale si recò a Venezia nel ’56.

Incontrò Leighton, Abbati , Gamba e, visitando  musei  e palazzi, eseguì  una serie di studi d’architettura, caratterizzati da forti contrasti chiaroscurali.

Separatosi  da D’Ancona, a Milano conobbe Gerolamo Induno e, dopo una breve tappa in Piemonte e a Genova, alla fine dell’anno fece ritorno a Firenze.

Qui seppe che i dipinti, Il ponte delle Pazienze a Venezia e Casa Goldoni, erano state scartate alla Promotrice “per eccessiva violenza di chiaroscuro”.

Dopo aver preso parte come artigliere alle vicende belliche del ’59, nell’estate dell’anno seguente in Liguria dimostrò di ampliare i campi della sua ricerca dal vero a fianco di Banti e Cabianca  con opere quali Acquaiole a La SpeziaPescivendole a Lerici nel golfo di La Spezia.

Con loro, nel ’61, si recò a Parigi per visitare il Salon.

Fecero sosta  a Torino dove, alla Promotrice, riportò un grande successo con L’abbeveratoio e Il quartiere degli Israeliti in Venezia.

In Francia ammirò le opere di Corot, Decàmps, Troyon e Daubigny, dimostrandosi fortemente attratto dalla pittura di paesaggio.

Rientrato a Firenze, si orientò quindi  verso un’interpretazione più pacata della natura, di cui sono  esempio   quadri come I pascoli a Castiglioncello, ispirati al paesaggio circostante la tenuta di Diego Martelli e le impressioni tratte dal vero, nella campagna di Piagentina, alla ricerca di quello che egli definiva un “realismo migliore”.

I primi risultati di questi studi condotti in comunione d’intenti con Lega, AbbatiSernesi e Borrani e intensificati dopo il suo trasferimento in un’abitazione fuori porta alla Croce furono i dipinti esposti alla Promotrice fiorentina del ’62 con i titoli Sulle rive dell’Arno in primavera ecampagnoli in giorno di festa, cui seguiranno, nel ’63, Le Porte Sante, La raccolta di ulive, La luna di miele e Felici voi galline che non andate a scuola e, nel ’68, Un giorno di vento, Una mattinata sull’Arno e La sera.

Dal ’62 iniziò un’intensa attività come critico d’arte e polemista.

Si fece infatti portavoce delle idee più all’avanguardia del movimento macchiaiolo sul  Gazzettino delle Arti del Disegno, sul Giornale Artistico e sulla Nuova Europa.

Pubblicò  nel ’71, una raccolta di sonetti dal titolo Le 99 discussioni artistiche e, nel ’93, il volume Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangiolo.

Grazie all’amicizia con Enrico Nencioni e con Isabella Falconer,  si infittirono le sue relazioni con alcuni acquirenti inglesi.

Nel ‘65, dimostrando un sicuro aggiornamento al linguaggio “europeo”,  Telemaco Signorini eseguì  La sala delle agitate al San Bonifazio in Firenze, che, segnalata  da Martelli sulla “Rivista Europea”, colpì favorevolmente Degas il cui influsso sarà  palese nella Toilette del mattino.

Continuò ad  esporre alle Promotrici di Firenze, Torino e Milano, pur assentandosi sempre più spesso dall’Italia per  frequenti viaggi in Francia e, dall’81, anche in Scozia e  Inghilterra, dove realizzò le vedute di Bath, Leith e Edimburgo.

Con il passare degli anni, intanto, l’analisi del vero si fece sempre più puntuale e rigorosa fino a mettere a fuoco, con un’attenzione lenticolare, ogni dettaglio.

Fu allora che, dedicandosi solamente alla pittura di paesaggio, divise il suo tempo tra Riomaggiore, Pietramala, Settignano e l’isola d’Elba, dove trasse numerosi studi per il Bagno penale di Portoferraio, una delle tele nelle quali appare più evidente l’interesse per la condizione umana.

Dimostrò intanto  un’attenzione crescente per l’incisione.

Nel ‘92 divenne professore presso l’Istituto Superiore del Magistero Femminile di Firenze, carica che mantenne fino al ‘95.

Da questo momento rinverdì i legami con  vecchi amici e ne instaurò di nuovi con Giorgio Kienerk, Angelo Torchi e Plinio Nomellini.

Telemaco Signorini morì a Firenze nel 1901.

 

 


CATALOGO OPERE:
Il rio a Riomaggiore
Ragazza col vezzo rosso
Villa toscana  
La toilette del mattino
Strada alla Capponcina

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