Il clamoroso gesto di protesta di Georg Baselitz (nove suoi dipinti e una scultura tolti dall’Albertinum) non è il solo contro una proposta di legge tedesca tesa a limitare la circolazione delle opere d’arte in Germania.

da Il Giornale dell’Arte, settembre 2015

Dresda (Germania). Il 17 luglio Georg Baselitz ha fatto ritirare nove suoi dipinti e una scultura, concessi in prestito a lungo termine, dall’Albertinum di Dresda, come segno di protesta contro una proposta di legge allo studio da parte del Ministero della Cultura tedesco concepita per monitorare e limitare le esportazioni d’arte a fini commerciali.

Il progetto di legge darà facoltà alle autorità regionali di designare specifiche opere d’arte come «tesoro nazionale» se hanno più di 50 anni e sono valutate oltre 150mila euro. I consigli regionali avranno quindi il potere di approvare o revocare le licenze d’esportazione di queste opere. I controlli mirano a rallentare o bloccare il movimento di arte verso altri Paesi per aste, vendite private, mostre e fiere specializzate. Un effetto collaterale potrebbe essere quello di frenare la vendita di tesori culturali frutto di saccheggi in Siria e in Iraq, ostacolando il commercio utilizzato per finanziare gruppi terroristici come l’Isis. La Germania richiede già licenze per vendite o prestiti negli Stati Uniti e dispone di una lista di circa 2mila opere inesportabili. Anche in Inghilterra e in Francia, a puro titolo di esempio, i tesori nazionali sono soggetti a restrizioni, ma le normative dei due Paesi concedono ai rispettivi Governi più di due anni per acquistare una determinata opera. Il gesto di protesta di Baselitz non è isolato. Se il progetto governativo ha ricevuto un cauto sostegno da parte dell’Associazione dei Musei Tedeschi, che ha riconosciuto la presenza di lacune nella legislazione esistente, galleristi, mercanti, artisti e collezionisti hanno avuto una reazione ostile, considerando le restrizioni previste dal disegno di legge come un ostacolo alla propria attività.

La questione aveva già suscitato un certo clamore lo scorso novembre quando due opere di Warhol, di proprietà della holding tedesca del gioco d’azzardo Westpiel, sono stati vendute da Christie’s a New York per 151 milioni di dollari. Il ministro tedesco della Cultura , la storica dell’arte Monika Grütters, in un’intervista concessa ai media tedeschi aveva dichiarato che le serigrafie di Elvis Presley e Marlon Brando vendute da Christie’s erano «emblematiche»della storia del collezionismo in Renania. In altre circostanze la Grütters ha invece sottolineato che il testo di legge circolato è solo un documento preliminare e che di sicuro sarà oggetto di emendamenti: dall’innalzamento dela richiesta di licenza di esportazione per opere più vecchie di 70 anni all’eliminazione della facoltà per le autorità di ispezionare opere d’arte in abitazioni private o aziende.

La Germania è in buona posizione tra le principali piazze mondiali del mercato dell’arte all’asta: i dati relativi al 2014 parlano di vendite per circa 219 milioni di dollari. Ci vorrà almeno un anno prima dell’eventuale entrata in vigore della legge, ma i collezionisti privati si stanno già organizzando. Molti stanno valutando le alternative a disposizione o chiedendo consulenza legale. La nipote di Max Beckmann, Mayen Beckmann, ad esempio, sta considerando l’ipotesi di ritirare i disegni in prestito al Museo di Belle Arti di Lipsia mentre altri collezionisti hanno niniziato a spostare le opere di loro proprietà nel porto franco di Lusemburgo. Anche gli Günther Uecker e Gerard Richter starebbero valutando di ritirare i loro prestiti. Entrambi hanno stretti rapporti con le Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, il complesso di musei statali che comprende l’Albertinum. Dal 2006, l’istituzione finanzia l’archivio di Richter, lavorando con l’artista e il suo studio di Colonia.

Hartwig Fischer, il direttore generale del polo museale sassoni, ha dichiarato che è stato uno shock quando Baselitz ha chiamato per dire che intendeva ritirare i suoi prestiti. Secondo i mercanti le restrizioni proposte dal Ministero della Cultura andranno ad aggiungere burocrazia a burocrazia e imporranno, per la prima volta, controlli all’esportazione di opere d’arte verso altri Paesi europei.