di Gabriella Biglia, da Plus24- Il Sole 24 Ore, 25 novembre 2017

 

 

Durante il primo semestre 2017 il mercato dell’arte, per quanto riguarda le vendite mediate dalle tre principali case d’asta (Christie’s, Sotheby’s, Phillips), nel suo complesso ha registrato a livello globale un +18% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il fatturato globale delle aste è stato stimato nei primi sei mesi dell’anno intorno ai 6,9  miliardi di dollari. A guidare la ripresa sono state le vendite  ottenute dal segmento della Contemporary Art che lusinga e attrae i collezionisti e gli investitori, sia buyers che sellers, alla ricerca di denaro facile. A spartirsi la torta sono Stati Uniti e Cina. La Repubblica cinese, divisa tra globalizzazione, autoritarismo e comunismo, è vicina a soffiare il primato di piazza principale del mercato dell’arte agli Stati Uniti. Non solo il Pil cinese nel terzo trimestre 2017 è cresciuto del 6,8%, ma nella prima parte dell’anno, con 2 miliardi di dollari di fatturato, il paese asiatico  ha rappresentato ben il 29% del mercato globale dell’arte (fonte Artprice). Gli Stati Uniti, invece, con 2,2 miliardi di dollari, mantengono la prima posizione con il 32,4%: In coda i paesi europei come Francia (4,7%) e Regno Unito (22,9%) che in caso di Hard Brexit non è escluso punti a diventare in tutto e per tutto un paradiso fiscale per evitare che Londra perda il posizionamento di capitale finanziaria.

Le vendite dell’arte contemporanea nel 217 hanno segnato un +5% nel primo semestre del 2017 (Artprice), trend positivo che sembra confermato anche dai recenti incanti di novembre chiusi positivamente a New York.

D’altronde, quale altro comparto del mercato dell’arte è capace di garantire plusvalenze come quella ottenuta dal venditore che ha messo all’incanto lo scorso maggio da Sotheby’s la tela “Untitled” del 1982 di Jean-Michel Basquiat, Basquiat(nella foto) un teschio comprato nel 1984 per 19mila dollari, e aggiudicato all’art investor giapponese Yusaku Marezzava (41 anni) per 110,5 milioni?

Che i prezzi di aggiudicazione siano gonfiato o meno dagli investitori asiatici, il turnover di Basquiat solo nei primi sei mesi dell’anno è stato di 243,7 milioni di dollari, dopo quello di Picasso (280 milioni di dollari) e superando  abbondantemente il maestro Andy Warhol (123,4 milioni). Nella sessione newyorkese l’asta di “Post-War and Contemporary” del 15 novembre battuta da Christie’s ha incassato moltissimi record, sia per artisti viventi che storicizzati,  e ha totalizzato 335,6 milioni di dollari, con 48 lotti venduti su 57 proposti (se si esclude il “Salvador Mundi” di Leonardo da Vinci, aggiudicato per 450 milioni di dollari, strategicamente inserito come operazione di marketing nel catalogo di vendita). Il giorno dopo Sotheby’s ha replicato incassando 303 milioni di dollari con l’incanto di Arte Contemporanea, con percentuali di venduto pari al 95% sia per i numeri di lotti che di valore, con un incremento del 12% rispetto all’incanto analogo dello scorso anno.

Segue, per importanza di fatturato complessivo, la pittura impressionista che, secondo la ricerca condotta da Deloitte (agosto 2016-2017), ha ottenuto il rendimento annuo più consistente rispetto allo scorso anno (+ 10,5 5), posizionandosi davanti alla Contemporary Art (+7,45% rendimento annuale); mentre l’arte moderna è cresciuta solo del 3,62% (però cinque anni fa il rendimento annuo era in calo dello 0,78%).

A sorpresa le venite in asta dei dipinti antichi hanno registrato un +2,21% (rispetto all’1,72% di cinque anni fa). Su questo comparto del mercato incidono la difficoltà nel reperimento di opere “museali”, le incertezze attributive e, in Italia, lo spettro della notifica che può arrivare a deprimere i valori del 75%.

Si stima che il nostro Paese rappresenti circa l’1,4% del fatturato globale degli incanti. Il giro d’affari generale ottenuto dalle vendite all’asta in Italia nel primo semestre 2017 è stato di 158,2 milioni di dollari, dove la parte preponderante è stata garantita dall’arte moderna e contemporanea: a far la parte del leone sono le case  d’asta straniere, Christie’s e Sotheby’s. Proprio Sotheby’s il 29 e 30 novembre  presenterà il secondo incanto annuale di arte moderna e contemporanea, composto da 113lotti valutati complessivamente 9,7-13,3 milioni di euro, composti da opere di artisti del secondo dopoguerra come Fontana, Castellani, Scarpitta, Boetti e una sola opera figurativa della prima metà del Novecento, un paesaggio di Giorgio Morandi. E pensare che il fatturato delle case d’asta in Italia fino alla metà del 2000 era determinato prevalentemente dalla vendita dei lavori di Sironi, Casorati, Carrà, de Pisis, oggi svaniti nel nulla.

Anche il mercato dell’arte incertum est.