Giovanni Fattori, Manovre di cavalleria
1900 

olio su tela, cm 58×136; firmato e datato in b.d.: “Gio. Fattori 1900”



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Tra le carte di Ugo Ojetti conservate presso la Galleria nazionale d’Arte Moderna di Roma, si trova un elenco manoscritto di dipinti di Fattori che il pittore fornì al critico, probabilmente per un articolo uscito sul “Corriere della Sera” del 17 agosto 1908. Accanto ai trentasei titoli ricordati, seguono brevi annotazioni dello stesso artista precedute dall’anno di esecuzione.
Dei tre dipinti riferiti all’anno 1900, Manovre di cavalleria è, con tutta probabilità, quello qui esposto. Infatti esso porta la stessa data ed è con quel medesimo titolo che fu pubblicato da Romualdo Pantini in un articolo del 1903 (il più importante dedicato all’artista ancora in vita) apparso sulla rivista “Emporium”. Due anni dopo Manovre di cavalleria sarà scelto da Anna Franchi per il suo articolo, scritto per il “Secolo XX”, come una delle opere più rappresentative dell’arte della tarda maturità del maestro livornese (A. Franchi, Un pacifico innamorato delle battaglie, agosto 1908, p. 676). Sembra ovvio ritenere che il gruppo di quadri militari ivi inseriti fosse stato scelto dal pittore, dato che con questo genere di opere egli era riuscito a conquistarsi quella modesta fama di cui, all’età di ottant’anni compiuti, godeva. Contrariamente ad altre elencate dall’Ojetti, nel 1908, anno della morte di Fattori, la tela non si trovava più nel suo studio; è lo stesso scrittore a darne informazione con la frase: “Venduto al cav. Vittorio Alinari”, a cui segue l’annotazione del pittore: “Lo dirà lui ma io non ricordo” (G. Fattori, Scritti autobiografici, 1980, p. 118). Si potrebbe pensare che la vendita fosse avvenuta in occasione della Biennale veneziana del 1901, dove secondo Malesci Manovre di cavalleria sarebbe stato esposto. Ma il catalogo di quella mostra non ci dà conferma di questa presenza mentre risultano elencati Il dimenticato e Un cattivo incontro, due pastelli, tecnica alla quale in quegli anni Fattori si era sempre più dedicato dopo che aveva iniziato a servirsene nel 1895 per illustrare I promessi sposi per un concorso bandito dall’editore Ulrico Hoepli. Il carattere approssimativo delle informazioni fornite dal Malesci risulta anche dalle dimensioni da lui riferite (cm 45,5×25,5), notevolmente inferiori rispetto a quelle effettive. Se ne desume che Fattori avesse venduto la tela prima nel 1903, anno in cui Malesci iniziò a vivere quotidianamente con lui, e che l’allievo la conoscesse solo attraverso una foto. E’ un dato di fatto, alla luce delle nostre conoscenze, che nessuna fonte successiva alla morte di Fattori attesta una sua presenza sul mercato che ne avrebbe favorito la diffusione, prima del suo ritrovamento in tempi recenti. Manovre di cavalleria, nella produzione della vecchiaia, si presenta come un’opera simbolica di quel gusto teso ad un estremo naturalismo, che è tipica espressione di una formula che permette all’artista di far sentire la propria voce in maniera rappresentativa. Prendendo in considerazione le opere riprodotte negli articoli già citati del Pantini e della Franchi, nonché quello che l’Ojetti pubblicò nella “Lettura” dell’ottobre 1908 subito dopo la morte dell’artista, ci si rende conto che quella formula rispondeva ad una profonda convinzione sia nell’impegno formale che la realizzazione implicava sia nel sentimento con cui Fattori interpretava il proprio tempo, come sviluppo di tutta un’esperienza di valore collettivo nazionale. Ed è in fondo ancora oggi questa un’immagine in cui il pubblico più vasto ha motivo di riconoscerlo.

G. Matteucci, scheda in catalogo della mostra Giovanni Fattori. Dipinti 1854-1906, Artificio, Firenze, 1987, p. 301, n. 104.

E’ ragionevole credere che lo stesso Fattori, consapevole di dovere la sua modesta fama a quel genere di raffigurazioni, avesse provveduto personalmente alla scelta del materiale iconografico.
Alla morte del pittore, avvenuta nel 1908, la tela non si trovava più nel suo studio. E’ ancora Ojetti ad informarci che essa era stata acquistata da Vittorio Alinari, probabilmente alla Biennale di Venezia del 1901 dove, secondo Giovanni Malesci, era stata esposta. Il catalogo di quella rassegna non conferma tale notizia, mentre segnala la presenza de Il dimenticato e Cattivo incontro, due pastelli di grandi dimensioni. A questa tecnica il pittore si era assiduamente dedicato a partire dal 1895, anno in cui aveva partecipato al concorso bandito dall’editore Hoepli per l’illustrazione dei Promessi Sposi.
L’approssimazione di malesci attorno alla storia di Manovre di cavalleria, risulta confermata anche dalle misure errate da lui fornite (45,5×25); con ogni probabilità l’allievo doveva conoscere l’opera solo attraverso una riproduzione fotografica. La mancata comparsa del dipinto sul mercato, a partire dal primo decennio del secolo, parrebbe confermare questa ipotesi.
Nella produzione di fine secolo, Manovre di cavalleria, si presenta come un’opera simbolica di quell’estremo naturalismo con cui fattori aveva inaugurato un nuovo genere d’iconografia militare, scevra da ogni retorica. Quella formula rispondeva ad una sua profonda convinzione sia nell’impegno formale che la realizzazione esigeva, sia nel sentimento con cui l’artista interpretava il proprio tempo come evoluzione di un’esperienza di valore collettivo epico e nazionale. Ed è in fondo questa l’interpretazione con cui, ancora oggi, il pubblico più vasto identifica i soggetti militari del maestro livornese.

G. Matteucci, scheda in catalogo della mostra Giovanni Fattori. Dipinti 1854-1906, Artificio, Firenze, 1987, p.301, n.104

 


Esposizioni
Società di Belle Arti in Firenze, Firenze, 1903, n. 217. Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Giovanni  Fattori. Dipinti 1854-1906, Firenze, 26 settembre-31 dicembre 1987, n. 140.

Bibliografia
R. Pantini, Giovanni Fattori, in “Emporium”, Bergamo, 1903, vol. XVII, p.17 ripr. A. Franchi, Un pacifico innamorato delle battaglie, Giovanni Fattori, in “Il Secolo XX”, Milano, agosto 1905, p. 676 ripr.; Ugo Ojetti, Giovanni Fattori, in “La Lettura”, Milano, ottobre 1908, p. 850, F. Noack, Giovanni Fattori, in Thieme-Becker, Allgemeines Lexikon der bildner Kunstker, Leipzig, 1915, p. 290. G. Malesci, Giovanni Fattori, catalogazione illustrata della pittura ad olio, Novara, 1961, p. 377, n. 338, tav. 338. L. Bianciardi-E. Della Chiesa, L’opera completa di Fattori, Milano, 1970, n. 688. G. Fattori, Scritti autobiografici editi e inediti, a cura di F. Errico, De Luca, Roma, 1980, pp.118,128. G. Matteucci, scheda in catalogo della mostra Giovanni Fattori. Dipinti 1854-1906, Artificio, Firenze, 1987, p. 301, n. 104; S. Bietoletti, schede in La Galleria d’Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni. Catalogo generale, Pittura e scultura, Arti Grafiche Amilcare Pizzi, Milano, 1997, p. 140.