Giuseppe-de-Nittis-foto

De Nittis Giuseppe (1846-1884). Biografia. Quadri in vendita.

 

Giuseppe-de-Nittis-vendita-dipintiGiuseppe De Nittis nacque a Barletta nel 1846.

Dopo aver appreso i rudimenti dell’arte dal concittadino Giambattista Calò ed essersi trasferito, a seguito del fratello maggiore Vincenzo, a Napoli, s’iscrisse all’Istituto di Belle Arti.

Qui frequentò i corsi di Giuseppe Mancinelli e Gabriele Smargiassi, e iniziò a dedicarsi ad alcuni studi dal vero.

Studi che, due anni dopo, esentato da ogni impegno scolastico in seguito all’espulsione dall’Accademia per motivi disciplinari, intensificò cimentandosi, a diretto contatto con Marco De Gregorio, Federico Rossano e Adriano Cecioni, in una rinnovata pittura di paesaggio dai tratti decisamente antiaccademici.

Sono della metà degli anni Sessanta dipinti quali Casale nei dintorni di Napoli e L’Ofantino.

Erano questi caratterizzati da una resa nitida, quasi fotografica del reale, ma non esenti, talvolta, come nel sorprendentemente maturo Appuntamento nel bosco di Portici, da intuizioni analoghe alle ricerche coeve dei pittori toscani.

Nel ‘67, terminata con la maggiore età la tutela del fratello Vincenzo, compì un viaggio a Roma.

Si recò poi per alcuni mesi a Parigi dove visitò lo studio di Meissonier e conobbe il mercante d’arte Goupil.

Di ritorno fece tappa a Firenze.

Pur sostandovi per un breve periodo, con due studi dal vero e tre quadri presentati alla Promotrice, ma non registrati in catalogo, lasciò un segno profondo negli artisti, che lo accolsero benevolmente.

Sul finire dell’anno espose alla Promotrice di Napoli.

Qui, nel ’64, aveva esordito con le due versioni del dipinto L’avanzarsi della tempesta, Impressioni nelle pianure di Puglia e Una traversata negli Appennini-Ricordo.

Quest’ultimo che venne acquistato dal re Vittorio Emanuele II per la Reggia di Capodimonte.

Fermatosi in Puglia per alcuni mesi, nel ’68 fu di nuovo, salvo periodici rientri in Italia, a Parigi.

Qui, dopo aver sottoscritto un vantaggioso contratto con la Maison Goupil e uno con il mercante tedesco Reitlinger, sposò la giovane Léontine Lucile Gruvelle.

Cominciò quindi  a circondarsi delle personalità più in vista della cultura del tempo tra cui Edmond de Goncourt, Dumas figlio, Daudet, Zolà, Degas e Manet.

Al ’69 risale il  debutto al Salon con Bosco di Puglia e alcuni quadri in costume alla maniera di Meissonier e Fortuny.

Nella primavera del ’70 rivide Cecioni che fu suo ospite per un lungo periodo prima di trasferirsi in rue Lepic; ma fu proprio da alcuni contrasti sorti durante questa stretta convivenza che l’amicizia tra i due entrò in una crisi profonda.

Costretto dallo scoppio della guerra franco-prussiana, tornò in Italia dove, dopo aver confermato i noti accordi con Goupil, si trattenne probabilmente per esigenze di mercato prima in Puglia poi in Campania, dipingendo a fianco di Signorini, Rossano e De Gregorio, la serie delle Vedute del Vesuvio, secondo una rinnovata semplificazione cromatica e formale perfettamente in linea con il gusto del tempo.

Rientrato a Parigi a metà febbraio del ’73, si dedicò a una pittura d’immediata notazione di costume, attenta ai simboli della modernità, restituendo in opere come Guidando al Bois, Ritorno dalle corse e Che freddo (con il quale si distinse al Salon del ’74) un vivace spaccato della vita della capitale.

Su invito di Degas, partecipò, inoltre, con cinque dipinti alla prima Esposizione degli Impressionisti al Boulevard des Capucines, nello studio del fotografo Nadar.

Trascorse la primavera e l’estate del’74 a Londra dove ottenne altrettanto successo che in Francia.

Da allora, dividendosi tra Parigi, Londra e l’Italia, ebbe modo di affinare sempre più le capacità di acuto osservatore della realtà.

Si concentrò  soprattutto su alcuni aspetti  della vita metropolitana legati  alla mondanità, all’eleganza, al brulichio di figure colte nei momenti di tempo libero o di svago, così ben rappresentato in Place des Pyramides.

Uno dei suoi temi prediletti continuò, però, ad essere quello delle corse e delle passeggiate equestri, amate dagli impressionisti e in particolare da Degas.

Lo attestano oltre che il dipinto  Flirtation, il trittico delle Corse ad Auteuil e i quadri delle Corse a Longchamps.

Fu, frattanto, introdotto dall’amico Edmond de Goncourt, con il quale condivise la passione per l’arte giapponese, nel salotto della principessa Matilde Bonaparte, rievocato in un grande quadro dell’83 (Barletta, Museo Civico).

Giuseppe De Nittis morì a  Saint-Germain-en-Laye (Francia)  nel 1884.

 

 

CATALOGO OPERE:

La domenica a Londra 

Donna sul barchino

Paesaggio lungo la Senna

 

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Vito D'Ancona in foto

D'ancona Vito (1825-1884). Biografia. Quadri in vendita.

 

Vito-DAncona-vendita-dipinti-macchiaioliVito D'Ancona nacque a Pesaro nel 1825.

Cresciuto nell’ambiente ricercato e colto che circondava lo zio materno Laudadio Della Ripa, un ricco commerciante di origine ebraica e, seguendo gli insegnamenti dell’incisore Samuele Jesi, dimostrò una certa propensione per la pittura che si sarebbe manifestata appieno solo dopo il trasferimento a Firenze.

Qui, frequentando i corsi di Giovanni Bezzuoli, ricevette“il primo latte all’Accademia”.

Alternandosi tra Pisa, ove risiedeva la famiglia, e la dimora fiorentina dei Della Ripa in Via San’Egidio, ebbe  molteplici stimoli culturali.

Nel 1846 esordì con La preghiera, uno “studio dal vero”, come indicato nel catalogo della Promotrice di Firenze.

Poco più che ventenne, perseguendo gli ideali risorgimentali, prese parte, insieme a numerosi artisti e intellettuali fiorentini, all’amico de Tivoli e ad altri allievi dell’Accademia, tra cui Ussi e Lega, alla Campagna del’48.

Ritornato a Firenze divise, per breve tempo, con il francese Augusto Arnaud, uno studio in via della Pergola, nelle immediate vicinanze del teatro; partecipò di nuovo alla Promotrice del ‘51 con un accademico Ritratto di Gioacchino Rossini, suo compatriota e amico di famiglia.

Nel ’55 incontrò Signorini e, dopo averlo iniziato a Balzac e ai naturalisti francesi, intraprese con lui un viaggio nei principali centri artistici dell’Italia settentrionale.

Visitò così Bologna, Mantova, Verona, Trieste e Venezia dove studiò “nei musei e nei canali” e si intrattenne in piacevoli discussioni sulla “pittura nuova” al Caffè Florian, con Leighton, Gamba e Abbati.

Rientrato a Firenze espose Il ritorno dal ballo, uno dei primi soggetti di vita contemporanea.

Non abbandonò, però, la ricerca sul tema di storia.

In occasione della Prima Esposizione Italiana del ’61 infatti,  si presentò con un dipinto tratto da un episodio della vita di Dante.

Pur essendo premiato, rifiutò il riconoscimento, solidale con un gruppo d’artisti in polemica con la composizione della giuria.

Prese intanto parte sempre più assiduamente alle animate discussioni del Caffè Michelangiolo, facendosi portavoce delle nuove sperimentazioni di “macchia”.

Ai primi anni ’60 risale Portico che, insieme alla Signora in giardino, a  Studio di paese e a pochi altri lavori, attesta partecipazione all’esperienza macchiaiola.

Nel ’67 si recò a Parigi, lasciando la sua giovanissima compagna Elvira Caterina Bistondi e la figlia.

Qui restò per sette anni frequentando, oltre agli artisti locali, tra cui Corot e Courbert, anche i pittori italiani.

Si dedicò essenzialmente, con quadri quali La finestra sul pomaio, Al pianoforteSignora in conversazione, a temi intimi e domestici legati alla vita agiata della famiglia del fratello presso il quale abitava.

Nel frattempo cominciò a eseguire nudi di donna e raffigurazioni di ciociare, soggetti che non avrebbe mai più abbandonato.

Quando Signorini lo ritrovò, nel ’73, in occasione di un viaggio a Parigi riconobbe ancora in lui un vivo interesse per le novità in campo artistico.Ritornando a Firenze nel ’74, s’impegnò in molteplici battaglie culturali.

Ricordiamo soprattutto  quella tesa ad  impedire il crescente accentramento a Roma della vita artistica italiana.
Nel ’77  all’Esposizione di Napoli ricevette il premio per  A porte chiuse:

L'anno successivo le complicazioni della malattia gli impedirono quasi del tutto di lavorare, fino alla morte.

Vito D'Ancona morì a Firenze nel 1884.

 

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Bruno Croatto quadri in vendita

Croatto Bruno (1875-1948). Biografia. Quadri in vendita.

Bruno Croatto nacque a Trieste il 12 aprile 1875.

Formatosi nella sua città presso l’Imperial Scuola Industriale dello Stato con Garzolini, si recò poi, dal 1892 al 1894, a Monaco di Baviera, per seguire all'Accademia un corso di studi biennale   tenuto dai  pittori Gabriel Von Hackl e Anton Aschbe.

 Rientrato a Trieste, nel 1897  iniziò ad esporre alla Biennale di Venezia e alla III Triennale di Milano.

Bruno Croatto quadri in venditaSi iscrisse inoltre al Circolo Artistico di Trieste.

Pur legato alla sua città nel 1908 si trasferì ad Orvieto in cerca di nuovi stimoli: qui iniziò a dedicarsi all’incisione, tecnica nella quale si distinguerà.

Durante gli anni Dieci viaggiò molto trascorrendo lunghi periodi a Venezia, Napoli e Roma.

Durante la prima guerra mondiale evitò la chiamata alle armi dell’impero asburgico rifugiandosi in una clinica urbana.

Attratto inizialmente dalla pittura impressionista di matrice tedesca, in seguito concentrò le sue doti artistiche nel genere della natura morta, prendendo spunto dalla pittura olandese del Seicento e, dopo il 1931, nella ritrattistica subendo l’influenza della pittura italiana del Quattrocento.

Negli anni Venti, trasferitosi a Roma , ritornò alla pittura ad olio. In questo periodo partecipò alle più importanti manifestazioni espositive nazionali: nel 1920 fu alla Biennale di Venezia, alla Primaverile fiorentina  (dove ottenne il “Primo premio-Diploma d’Onore”)e alla Promotrice torinese ; l'anno dopo  partecipò alla I Biennale romana (dove tornò nel 1923 e nel 1925).

Nel 1924 espose, per l’ultima volta, alla Biennale di Venezia e nel 1927 alla Quadriennale di Torino.

Sei anni più tardi tenne una personale alla Camera degli artisti di Roma.

Per tutti gli anni Trenta continuò a partecipare ad esposizioni collettive allestendo anche alcune personali.

Ricordiamo le mostre presso la Bottega d’Arte di Livorno nel 1932 e nel 1934 e quella alla Galleria Scopinich di Milano del 1935.

Bruno Croatto morì a Roma nel 1948.

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Cremona Tranquillo (1837-1878). Biografia. Quadri in vendita.

Tranquillo-Cremona-vendita-dipintiTranquillo Cremona nacque a Pavia nel 1837.

Rimasto orfano in tenera età, manifestò fin da giovanissimo interesse per la pittura.

Si iscrisse così,  nel 1848, alla scuola di Pittura di Pavia diretta da Trecourt.

Qui fece la conoscenza di Carnovali, detto il Piccio, e di Faruffini, entrambi tra i suoi principali punti di riferimento.

Nel 1852, su invito del fratellastro Giuseppe Cremona, si trasferì a Venezia iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti dove ebbe modo di studiare i maestri veneti del Quattro e Cinquecento (Un falconiere del XVI secolo, esposto a Brera nel 1859).

Trasferitosi a Milano nel 1859, seguì i corsi di Bertini a Brera dando inizio a una produzione improntata alle tematiche di storia medievale in cui erano evidenti non solo gli influssi del maestro ma anche di Hayez (Una visita alla tomba di Giulietta e Romeo, 1862, Milano, Galleria d’Arte Moderna).

All’annuale di Brera del 1863 ripropose una replica del Falconiere (Milano, Galleria d’Arte Moderna) molto apprezzata dalla critica per la spigliatezza e spontaneità della composizione.

E’ in quest’anno che cominciò a frequentare i futuri Scapigliati, un gruppo di artisti di cui Cremona condividerà le scelte poetiche e lo stile di vita.

Tra questi il pittore pavese strinse rapporti di amicizia con il pittore Ranzoni, con lo scultore Grandi, i letterati Dossi e Rovani e il musicista Catalani.

Nonostante gli intensi rapporti culturali, la sua produzione rimase legata ai soggetti romantici e ai ritratti.

Si ricordino, a questo proposito, opere quali Tradita, 1866, (Milano, collezione Crespi); Idillio, 1868, (Milano, collezione Crespi Morbio); i ritratti di Carlo e Guido Pisani Dossi , 1867, (Corbetta, proprietà don Pisani Dossi); il ritratto di Nicola Massa, 1867, (Pavia, Pinacoteca Malaspina); di Luigi Perelli, 1867, (Milano, Galleria d’Arte Moderna).

Assorbita la lezione del Piccio e del Faruffini, dette origine a una nuova maniera pittorica consistente nell’eliminazione dei contorni netti e definiti delle figure e nello sfaldamento delle forme in favore della luce.

Dal 1874 i temi preferiti furono la giovinezza come si evince da opere quali Silenzio amoroso, (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna); L’edera, 1878, (Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna) e i ritratti :Maria Marozzi, 1873, Dario Papa, 1874, Signora Deschamps, 1875, (Milano, Galleria d’Arte Moderna); V. Grubicy, 1877, (collezione privata).

Negli anni ’70 aumentò inoltre la produzione di acquarelli (I cuginetti, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna; High-life, Milano, Galleria d’Arte Moderna), tecnica più adatta al suo tratto veloce e spigliato.

Al 1873-’74 risalgono invece  le nomine a direttore della Scuola di Pittura di Pavia e a socio onorario dell’Accademia di Brera.

Tranquillo Cremona morì a Milano nel 1878.

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Costa Giovanni (Nino) (1826-1903). Biografia. Quadri in vendita.

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Giovanni-Nino-Costa-vendita-macchiaioliGiovanni Costa nacque a Roma nel 1826.

Affidato dal padre, agiato proprietario di un grande lanificio, alle cure di un precettore e ricevuta un’educazione classica nel Collegio di Montefiascone, frequentò a Roma il Collegio Bandinelli dove ricevette da Luigi Durandini le prime nozioni di disegno.

Terminato il corso di studi, iniziò a seguire le lezioni di Cesare Coghetti e poi di Francesco Podesti. Volontario nel ’48, combattè e Treviso e a Vicenza.

Tornato a Roma si applicò “al disegno della figura” con Massabò, preferendogli, però per il “colorito”, Alfonso Chierici.

Dopo aver partecipato alla difesa di Roma tra i volontari dello stato maggiore di Garibaldi,  si trasferì in via Punta di Diamante.

Avvicinatosi di nuovo allo studio di Massabò, eseguì alcuni “gessi e qualche testina dal vero”;  si cimentò a Tivoli, sotto la guida del pittore francese Le Noble, nei primi studi en plein air.

Lavorò con questa modalità, dal tardo autunno del ’49, nella campagna  tra la Sabina, Albano e la costa fra Ostia e Anzio.

Qui videro la luce alcune opere compiute, come il Paesaggio presso Ardea e numerosi soggetti dal vero destinati a frequenti rielaborazioni.

Deluso dalla politica di Mazzini, nel ’59, fu arruolato tra i Cavalleggeri di Aosta; dopo l’armistizio di Villafranca trascorse un breve periodo a Milano, ammirando le opere di Leonardo da Vinci e Bernardino Luini.

In autunno arrivò a Firenze poi, trasferitosi quasi subito a Pisa, dipinse per qualche mese nella zona del Gombo.

Di ritorno nel capoluogo toscano, entrò a far parte dell’ambiente del Caffè Michelangiolo, legandosi in particolare a Serafino de Tivoli e a suo fratello Felice tramite il quale incontrerà Fattori.

Sono di questo periodo alcune vedute frutto delle stimolanti ricerche condivise con gli amici Macchiaioli, quali Tramonto sull’Arno e Bocca d’Arno, interamente modulate sull’accostamento di personali notazioni cromatiche e luministiche in una studiata combinazione di colori, priva di qualsiasi contrasto chiaroscurale.

Un quadro a tema biblico, Geremia sulle rovine di Sion, segnò invece, nel ’60, il debutto alla Promotrice fiorentina.

A questa partecipò anche l’anno successivo con sei paesaggi.

Poco dopo fu in Francia, dove espose al Salon parigino del ’63  Donne che imbarcano legna a Porto d’Anzio;  al Salon des Refusés si presentò con uno Studio di alberi d’ulivo.

Tra il ’62 e il ’63 a Londra  Giovanni Costa frequentò George Frederick Watts, Edward Coley Burne-Jones, Leighton e Mason.

Nel tardo autunno del ’63 lavorò alacremente a Firenze, stringendo una duratura amicizia con Cabianca, prima di impegnarsi nell’attività politica a Roma, da dove continuò, tuttavia, a inviare opere alle Promotrici fiorentine. Nel ’65, di nuovo a Londra, si avvicinò al pittore preraffaellita George James Howard.

Due anni dopo fu con Garibaldi a Mentana.

Stabilitosi poi a Firenze, approfondì le ricerche già orientate verso lo stile degli amici inglesi pur mantenendo i contatti con i Macchiaioli.

 Rientrato a Roma, sposò Maria Antonia Miniati e si impegnò nella promozione e rinnovamento della vita artistica della capitale, organizzando nel ‘73 la prima Esposizione del Circolo Artistico nella sede del Pincio.

Continuò, inoltre, a inviare sue opere alla Royal Academy di Londra, dove aveva esposto fin dal ’69.  Nell’82 allestì una personale alla Fine Art Society.

Nell’83 creò a Roma la Scuola Etrusca e, tre anni dopo, l’Associazione “In Arte Libertas” sostenuto, oltre che dagli artisti della nuova generazione, da alcuni dei vecchi frequentatori del Caffè Greco.

Trasferitosi a vivere a Marina di Pisa, pur non diradando i contatti con il mondo esterno, trascorse lunghi periodi nel paesaggio da lui prediletto, portando a termine opere come Ad Fontem Arcinum e Il risveglio, e dettando, negli ultimi anni, le sue memorie alla figlia Giorgia.

Giovanni Costa morì a Marina di Pisa nel 1903.

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Conconi Luigi (1852-1917). Biografia. Quadri in vendita.

Luigi-Conconi-biografiaLuigi Conconi nacque a Milano nel 1852.

Di nobili origini e nipote del pittore decoratore Mauro Conconi, una volta terminati gli studi classici frequentò i corsi di Architettura all’Accademia di Brera passando poi al Politecnico.

Durante gli studi strinse amicizia con  Daniele Ranzoni e  Tranquillo Cremona, apprendendo da quest’ultimo quella resa pittorica vaporosa apprezzabile nei suoi primi lavori (Giovinetta malata, 1877).

Divenuto architetto, nel 1874 collaborò alla realizzazione di Palazzo Turati a Milano con gli ingegneri Combi e Sizzo, nel cui studio era entrato dopo il diploma.

Pur rimanendo influenzato dalla tecnica di Cremona, cercò di discostarsene agli inizi degli anni ’80, sottraendo ai soggetti quell’identità aerea che mal si fondeva con l’atmosfera circostante (Ragazzi in giardino, 1879; Ritratto di Primo Levi, 1880, Milano, Galleria d’Arte Moderna).

Nel 1881 entrò a far parte della Famiglia Artistica.

L'anno successivo  fondò il settimanale "Guerin Meschino" con Alberto Pisani Dossi, Luca Beltrami e Carlo Borghi collaborandovi sia in qualità di illustratore che di redattore.

Tra il 1891 e il 1896 dipinse una serie di opere ispirate al Decamerone di Boccaccio.

Tra queste si ricordi Il trono della Mantesca (Milano, collezione privata) considerata la più riuscita.

Negli stessi anni realizzò numerosi ritratti della moglie, la pittrice Eugenia Dal Co (Confidenze, Bellinzona, Civica Galleria d’Arte).

Si dedicò, successivamente, all’insegnamento di disegno e storia dell’arte nella "Società Umanitaria" e nell’"Associazione generale di Mutuo Soccorso" degli Operai.

Agli inizi del nuovo secolo risalgono, infine, grandi opere ritrattistiche eseguite su commissione (La Signora Mantegazza, 1906, Milano, Istituto dei Ciechi; Ritratto di Tullo Massarani, 1906, Quadreria dei Benefattori dell’Ospedale Maggiore di Milano).

Luigi Conconi morì a Milano nel 1917.

 


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Adriano Cecioni ritratto

Cecioni Adriano (1836-1886). Biografia. Quadri in vendita.

Fontebuona (Firenze) 1836 - Firenze 1886

Adriano-Cecioni-vendita-dipinti-macchiaioliIscrittosi nel 1859 all’Accademia di Belle Arti di Firenze, incontrò per la prima volta Pointeau e Signorini, dei quali non riscosse, però, la simpatia.

A rinsaldare il rapporto con quest’ultimo valse, invece, l’esperienza militare condivisa della Seconda Guerra d’Indipendenza.

Al termine di quest'ultima  si dedicò  alla scultura sotto la guida di Aristodemo Costoli e fu introdotto da Lega nell’ambiente del caffè Michelangiolo.

Tra il ’59 ed il ‘60 arrivarono i primi riconoscimenti ufficiali.

Ottenne infatti  un premio per la sezione “Bozzetti in creta d’invenzione” e uno per "l'Accademia in creta del nudo” nella prova di emulazione indetta dall’Accademia .

 Partecipò  poi, con il ritratto di Carlo Alberto,  al concorso nazionale bandito da Bettino Ricasoli.
Nel ’63, a seguito della vincita del concorso per il pensionato fuori Toscana, si recò per un periodo di studio a Napoli e qui apprezzò un gruppo di giovani che stavano sperimentando un modo “antiaccademico” di fare pittura per molti versi affine a quello dei coetanei Macchiaioli.

Quell’incontro si rivelò determinante per la maturazione dello stesso Cecioni.

Egli ebbe modo, infatti, di approfondire lo studio dei toni e dei valori luministici, già avviato a Firenze.

Frutto di questo momento di felice creatività, fu il bassorilievo in gesso Una visita al sepolcro.

Inviò l'opera a Firenze come prova del secondo anno di pensionato.
Nel ’67 presentò Il suicida quale saggio conclusivo.

L'opera non piacque però alla commissione giudicatrice che si oppose alla traduzione in marmo; elargì solo  un sussidio di mille lire.

Fu allora che Cecioni fece della pittura un’attività complementare al lavoro di scultore.

Si dedicò, frattanto, ad alcune terrecotte raffiguranti “beceri e preti” che, grazie all’interessamento dell’amico de Nittis, riuscì a vendere in Francia raccogliendo la somma necessaria per il trasferimento a Parigi all’inizio del ‘70.

Qui, nonostante il successo riportato al Salon con Bambino con gallo, mal sopportò la vita mondana ed il rapporto con de Nittis ne risentì, rompendosi definitivamente nel ’79.

Iniziò la produzione di una serie di sculture di dimensioni ridotte. La grande richiesta gli procurò la fama di artista brillante e spiritoso. Rientrato a Firenze si concentrò, per la mancanza di lavoro, su una ritrattistica celebrativa, spesso di destinazione cimiteriale. Tra il ’74 ed il ’79 presentò alcune vecchie opere alla Promotrice; partecipò quindi  all’esposizione di Torino del 1880 con i due gessi Bambino con cane e la Madre.

Nell’83 espose a Roma il bronzo Una sorpresa per le scale.

 L'anno successivo ottenne la nomina di professore di disegno che gli consentì d’intensificare gli interventi sulla “Domenica letteraria”, “Fanfulla della domenica” e “Capitan Fracassa”.

Si cimentò inoltre  in una serie di biografie sui Macchiaioli, interrotte a causa della morte (avvenuta in casa dell’amico ed allievo Giorgio Kienerk) e pubblicate in una raccolta postuma a cura di Gustavo Uzielli, dal titolo “Scritti e ricordi”.

 

 

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Felice Caasorati quadri in vendita

Casorati Felice (1883-1963). Biografia. Quadri in vendita.

Felice Casorati nacque a Novara nel 1883.

Attratto dalla musica e dalla pittura fin da giovanissimo, nel 1906 si laureò a Padova alla facoltà di Giurisprudenza.

L’anno successivo partecipò con tre opere alla VII Biennale veneziana ottenendo un grande successo con il Ritratto della sorella, accolto molto favorevolmente dalla Commissione Internazionale.

Nel 1908 si trasferì a Napoli con tutta la famiglia.

Dopo la partecipazione alla IX Biennale di Venezia con Le ereditiere, si trasferì finalmente a Verona.

Due anni dopo, sempre alla Biennale, presentò  Le signorine.

Nel 1913 prese parte alla mostra degli artisti di Ca’ Pesaro con Gino Rossi e Semeghini ai quali era legato dalla medesima volontà d’indipendenza nei confronti dei maestri accademici che dominavano la Biennale.

L’anno successivo espose Trasfigurazione, L’Arcobaleno e Via Lattea che fu anche il titolo della rivista stampata in quell’anno a Verona.

Di questa  Casorati curò la redazione  con Augusto Calabi, Piero Tedeschi e Umberto Zerbinati.

L'idea era di dare vita a un periodico composto solo di poesie e disegni, ma l’esperimento ebbe vita breve e uscirono solo due numeri.

Con lo scoppio della prima guerra mondiale l’artista tralasciò la pittura fino al 1918, quando si trasferì definitivamente a Torino.

L’anno seguente presentò alla Mostra della Società Promotrice di Belle Arti: Paese, Tiro a bersaglio, Pastore, Case popolari e Scodelle.

Proseguì poi la sua partecipazione alla rassegna espositiva di Ca’ Pesaro con Le marionette, Giocattoli, Una donna e Le uova.

Alla Biennale del 1920 rimase impressionato da un gruppo di opere di Cézanne di proprietà del collezionista fiorentino Egisto Fabbri.

Fino al 1930 la sua produzione non conobbe sosta, raggiungendo gli esiti più brillanti della carriera artistica.

Si ricordino Fanciulla addormentata (1921, andato distrutto in un incendio nel 1931 nel Palazzo di vetro di Monaco), Meriggio (1922, Trieste, Museo Revoltella), i tre Ritratti della famiglia Gualino (1922-’23), Ritratto della signorina Rigotti (1924, Torino, collezione Righetti), Daphne (1928, Firenze, collezione Ojetti).

Gualino gli affidò la progettazione e la decorazione del suo teatrino privato.

Pur privo di ogni esperienza in quel campo, l’artista seppe risolvere in modo originale la problematica della creazione di un ambiente suggestivo.

Gualino ebbe anche il merito di stimolare nel pittore l'interesse per le arti applicate, incaricandolo di disegnare i mobili per la propria casa (con la collaborazione tecnica dell'architetto Sartoris).

In questi vi è un continuo riferimento alla sua opera di pittore, poiché gli elementi sono gli stessi che appaiono nei suoi quadri, con una funzionalità e un senso estetico che anticipa le linee geometriche future.

Nel 1935  Felice Casorati ospitò nel proprio studio la Collettiva di Arte Astratta Italiana, alla quale parteciparono, tra gli altri Fontana, Melotti e Licini.

I riconoscimenti non mancarono: verso la fine degli anni Trenta vinse il premio per la pittura alla Biennale di Venezia, ricevette il Premio Carnegie a Pittsburg nel 1937, il “Grand prix” a Parigi nel 1938 ed il premio per la pittura alla Biennale di Venezia nel 1942.

Nel 1948 fece parte della commissione d'accettazione della sezione italiana della Biennale di Venezia, tenendovi una personale con Ottone Rosai che gli fruttò il premio speciale della Presidenza (1952).

Nonostante l’amputazione di una gamba in seguito ad un'embolia, continuò a lavorare e ad esporre, preparando quattro dipinti per una mostra itinerante in Germania e 17 opere per la Biennale di Venezia del 1962.

Felice Casorati morì l’anno successivo.

 

 


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Campriani Alceste (1848-1933). Biografia. Quadri in vendita.

Alceste-Campriani-vendita-dipintiAlceste Campriani nacque a Terni nel 1848.

Trasferitosi a Napoli nel 1861 per seguire il padre esiliato dal Governo pontificio, si iscrisse l’anno dopo all’Accademia di Belle Arti.

Qui seguì i corsi tenuti da Smargiassi, Postiglione  e Mancinelli.

Studiò con Gemito, Mancini e de Nittis.

Fu quest’ultimo che, impressionato dalle sue opere, lo mise in contatto con il mercante d’arte Goupil.

Sarà questo l’inizio di una stretta collaborazione destinata a durare dal 1870 al '84 (Ritorno a Montevergine, esposto a Torino nel 1880).

I quadri, realizzati in Italia, erano trasportati a Parigi e venduti perlopiù sul mercato americano.

Questo permise a  Alceste Campriani di godere di un successo internazionale che gli garantì una sicurezza economica non scontata per molti pittori dell’epoca.

Il contratto di esclusiva, una volta conclusosi, non venne però rinnovato.

Libero dagli impegni, l’artista partecipò alle più importanti esposizioni italiane (a Napoli dal 1867 al 1897, a Milano dal 1881 al 1906 e a Roma dal 1883 al 1911).

Nel 1911 fu inviato dal Ministero della Pubblica Istruzione a dirigere l’Accademia di Belle Arti di Lucca.

Vi rimase per dieci anni.

Tra i moltissimi allievi di Campriani vale la pena ricordare i due figli Tullio e Givanni che però non raggiusero mai il successo del padre.

Alceste Campriani morì nel 1933 a Lucca.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Vincenzo Cabianca ritratto

Cabianca Vincenzo (1827-1902). Biografia. Quadri in vendita.

 

Vincenzo-Cabianca-vendita-dipinti-macchiaioliVincenzo Cabianca nacque a Verona nel 1827.

Già prima del ’42 seguì i corsi di Giovanni Caliari all’Accademia Cignaroli di Verona, frequentandola per circa un biennio e dedicandosi nel contempo ad alcuni studi d’architettura.

A diciassette anni lasciò la propria città alla volta di Venezia.

Proseguì gli studi accademici fino al ’48 quando,  sfuggito alla leva militare, forte delle proprie convinzioni liberali fuggì e si rifugiò in Romagna.

Arrestato a Bologna,  fu imprigionato prima in Castiglion de’ Pepoli, poi nella fortezza di Castelfranco dell’Emilia.

Rientrato a Verona, nell’agosto del ’49, eseguì alcuni dipinti di formazione purista, tra cui la Sant’Eufemia.

Trasferitosi a Firenze, ben presto si legò d’amicizia con Signorini e Borrani, insieme ai quali, dal ’55, prese a frequentare il Caffè Michelangiolo.

Seguendoli nelle loro reiterate escursioni in campagna, si cimentò nei primi studi dal vero.

Recatosi successivamente sulla riviera ligure, dipinse a Lerici e a La Spezia, rivelando eccezionali doti di colorista (Chiesa di San Pietro in Portovenere).

Sperimentò, frattanto, il quadro di storia in costume, partecipando all’Esposizione Nazionale di Firenze del ’61 con quattro dipinti.

Nella stessa estate con  Signorini e Banti, fu inoltre a Parigi, dimostrando  interesse  per la pittura di Decamps che, già ammirata a Firenze nella collezione Demidoff, lascerà una traccia profonda nei decisi contrasti chiaroscurali della sua produzione successiva.

Trasferitosi a Parma nel ’63, vi rimase per circa sette anni mantenendo stretti contatti con gli amici del Caffè Michelangiolo.

Pur dedicandosi al quadro di storia, in occasione dei suoi soggiorni presso  località marine eseguì opere quali Viareggio, Spiaggia di Viareggio e Scogliera.

Stabilitosi definitivamente a Roma alla fine del ’70, si dedicò interamente alla pittura.

Allontanandosi periodicamente dal suo domicilio di piazza Mignanelli prima, poi da quello di Passeggiata di Ripetta, trasse molteplici impressioni dal vero nella campagna circostante.

Entrò, nel frattempo, a far parte dell’Associazione Artistica Internazionale presso la quale espose regolarmente dal ’71.

Deluso e scoraggiato, al termine del soggiorno londinese dell’82 si avvicinò alle tendenze spiritualiste.

Partecipò nell’85 alla creazione dell’associazione “In Arte Libertas”, esponendo dieci opere alla prima mostra della società e collaborando, con tre disegni, all’illustrazione della Isotta Guttadauro di D’Annunzio.

Divenuto una delle personalità più in vista del panorama artistico romano, , prese parte  ai più importanti eventi nazionali, inviando alcuni quadri anche all’estero.

La sua attività subì un progressivo rallentamento per una paralisi che, dal ’93, lo costrinse a diradare i rapporti con il mondo esterno.

Vincenzo Cabianca morì a Roma nel 1902.

 


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