Abbati Giuseppe (1836-1868). Biografia. Quadri in vendita.

 

Napoli 1836 – Firenze 1868

Giuseppe-AbbatiFiglio di Vincenzo, garbato pittore d’interni alla maniera di Granet, e di Francesca De Romano, trascorse la sua primissima infanzia a Napoli.  All’età di  sei anni si trasferì a Firenze con la famiglia dove rimase sino al 1846, anno in cui si spostò a Venezia.

Qui colse immediatamente la portata rivoluzionaria delle idee di Signorini quando, nel ’56, per la prima volta, lo sentì parlare di “macchia”, “tono” e “valore”.

Pur restandone profondamente colpito, non si convertì subito a questo nuovo tipo di pittura.

Nel ’59, stabilitosi a Napoli, partecipò alla mostra del reale Museo Borbonico (La cappella di San Tommaso d’Aquino in San Domenico Maggiore).

Qui si esercitò nella copia dagli affreschi di Ercolano e Pompei e in alcuni studi d’interno di monumenti celebri.

Continuò a dedicarsi a questa specialità anche quando, alla fine del ’60,  si trasferì definitivamente a Firenze.

Si presentò alla prima grande Esposizione Nazionale, con un interno di Santa Maria Novella e due di San Miniato.

Nonostante il successo ottenuto, rifiutò il riconoscimento, solidale con un gruppo d’artisti in polemica con la composizione della giuria.

Intraprese, frattanto, le prime ricerche di “macchia” che, risolte in Chiostro e Chiostro di Santa Croce, attraverso contrasti decisi di colore e di chiaroscuro, lo portarono a rinnovare l’impianto pittorico della successiva produzione, per molti versi ancora legata alla maniera paterna.

Giuseppe Abbati frequentò  il Caffè Michelangiolo e il Circolo dei Risorti dove, dopo essere stato introdotto da de Tivoli, strinse un’amicizia solidale, dapprima con Sernesi, d’Ancona e Borrani, poi con Cabianca, Banti e Fattori che  lo ritrasse  con la divisa dei carabinieri genovesi in un disegno a matita.

A nutrire per lui una simpatia e un’ammirazione speciale fu principalmente Diego Martelli, del quale, dall’agosto del’61, fu spesso ospite a Castelnuovo e a Castiglioncello.

Qui intensificò gli studi all’aperto: Marina di Castiglioncello, Lido con bovi al pascolo, La casa di Diego con l’orto, Marina, Villa con la punta, Bimbi a Castiglioncello.

Fu proprio da questa comunanza di visione, oltre che dalla condivisione del metodo di lavoro portato avanti anche da Lega e Signorini, che videro la luce a partire dal’62 alcuni dei suoi lavori migliori, autentici saggi delle sperimentazioni macchiaiole (Il Mugnone alle Cure, Stradina al sole, Motivo sull’Arno).

Si stabilì, intanto, in via dello Sprone insieme a Martelli, per cui dipinse, nel ’65, il ritratto della compagna Teresa Fabbrini; l’amico ricorderà questo come un periodo molto operoso per Abbati, confermato dalle ripetute partecipazioni alle Promotrici, dagli studi en plein air e dagli interni monumentali.

Nell’estate del’62 seguì per la seconda volta Garibaldi nella spedizione conclusasi con l’infausto epilogo d’Aspromonte.

In estate, stimolato dall’entusiasmo di Fattori, eseguì alcune tavolette dal caratteristico taglio allungato.

Si ricordino tra queste  la Veduta di Castiglioncello,Carro e bovi nella Maremma toscana e Bovi al carro.

All’inizio del ‘68, per le complicazioni riportate a seguito di una  una ferita provocatagli dal suo cane mastino , morì all’ospedale di Firenze.

CATALOGO OPERE:Dintorni di Castiglioncello.
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